Secondo l’Enpa, per spezzare questa reazione a catena è necessario fermare la pesca, specie quella illegale, di tonni e pescespada ma soprattutto adottare abitudini alimentari sostenibili «abbracciando» la scelta vegetariana
Come giustamente osservato dal Virginia Institute of Marine Science, la proliferazione delle meduse impoverisce la catena alimentare degli oceani ma, sostiene l’Enpa, è dovuta, a sua volta, alla costante riduzione dei predatori che si cibano di questa specie. Riduzione, questa, imputabile proprio alla pesca indiscriminata.
«Si tratta di un vero e proprio circolo vizioso», osserva Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa, che prosegue: «la diminuzione dei predatori contribuisce, insieme ad altri fattori, tra cui l’inquinamento e l’aumento globale delle temperature, all’incremento incontrollato della popolazione di meduse. Questa specie infatti non solo impoverisce le risorse dal mare, sottraendo il plancton agli altri abitanti marini, ma, inibendo l’azione dei batteri che degradano il carbonio, determina un aumento dell’acidità delle acque che impedisce proprio il ricostituirsi delle riserve di plancton».
Secondo l’Enpa, per spezzare questa reazione a catena è necessario fermare la pesca, specie quella illegale, di tonni e pescespada ma soprattutto adottare abitudini alimentari sostenibili «abbracciando» la scelta vegetariana. «È il solo modo – conclude Ferri – per preservare la biodiversità dei nostri mari e, al contempo, garantire la sicurezza dei bagnanti».
(Fonte Enpa)