E l’Europa nicchia sulla biodiversità

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Molti stati membri, fra cui l’Italia, stanno avanzando riserve, in vista del Consiglio europeo sull’Ambiente del 21 giugno. Wwf: L’Europa sull’ambiente si gioca il futuro

Gli Stati membri e, in particolare Danimarca, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Francia e Italia stanno avanzando riserve, in vista del Consiglio europeo sull’Ambiente del 21 giugno, sull’approvazione complessiva di obiettivi e azioni nell’ambito della strategia globale per la biodiversità 2020. Questo arretramento potrebbe influenzare negativamente l’agenda del Consiglio, come sul clima, la gestione delle acque e la pesca, proprio quando le politiche ambientali e la transizione verso la nuova economia verde diventano essenziali per il futuro dell’Unione nel contesto globale.

Sembra che alcuni Stati membri vogliano aspettare l’approvazione dei processi di riforma chiave, come la pesca, l’agricoltura e bilancio Ue.

«L’impegno della pesca di un rendimento massimo sostenibile (MSY) entro il 2015 è stato già approvato al Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile del 2002 dai capi di Stato e di governo. Allora, perché gli Stati membri ora cercano di ignorare un impegno preso dieci anni fa? Sottoscrivere la Strategia Ue per la biodiversità senza gli obiettivi, non varrebbe la carta su cui è scritta. Significherebbe un disastro per i pesci, per non parlare di altre risorse da cui gli esseri umani dipendono», afferma il Wwf.

«Si attende che l’Italia renda operativa al più presto la cabina di regia per la governance della Strategia nazionale per la biodiversità, approvata ormai otto mesi fa, lo scorso il 7 ottobre e che agisca in ambito comunitario perché si proceda alla piena attuazione della Strategia europea e dei suoi sei obiettivi concordati in sede comunitaria», aggiunge il Wwf Italia.

Nel complesso questo mostra un grave passo indietro sulle discussioni e gli impegni che l’Ue ha già preso su scala europea e mondiale negli ultimi anni. Questa mancanza di impegno si riflette anche nelle altre politiche ambientali avendo come conseguenza che gli stati membri non sono disposti a ridurre le emissioni e sono lenti ad attuare la Direttiva quadro sulle acque.

L’approvazione della «Roadmap per passare a un’economia competitiva a bassa emissione di carbonio nel 2050» della Commissione europea dovrebbe includere un invito a raggiungere importanti obiettivi di riduzione nel 2030, 2040 e 2050, nonché il riconoscimento che per il 2020 dobbiamo aumentare i nostri obiettivi sul clima.

«Il Consiglio deve riconoscere che oggi l’obiettivo del 20% è sottostimato e insufficiente, e sostenere la credibilità della politica climatica dell’Ue. Ci uniamo al Parlamento europeo e a decine di aziende europee all’avanguardia nel chiedere un obiettivo di riduzione del 30% per il 2020. Il ministro dell’Ambiente italiano mostri di aver colto il messaggio dei referendum e non giochi il ruolo della zavorra» continua il Wwf.

Un’applicazione ambiziosa e tempestiva della Direttiva quadro sulle acque potrebbe assicurare all’Europa fiumi, laghi e zone umide sani e che continuino a fornire l’acqua che ci serve per l’economia e per garantire i mezzi di sussistenza. «È della massima importanza per integrare adeguatamente gli obiettivi ambientali dell’impegno istituzionale europeo sulle acque in tutte le più rilevanti prossime riforme dell’Ue, come quelle riguardanti la politica agricola comune (Pac) e il quadro finanziario pluriennale (Qfp), assicurarsi che l’acqua in tutta l’Ue sia pulita e abbondante per i suoi cittadini, per le attività economiche e per la natura», afferma il Wwf. Purtroppo, c’è da ricordare che l’Italia è il fanalino di coda nell’applicazione della Direttiva Quadro Acque tanto che, a 5 anni dal suo tardivo recepimento, non ha ancora istituito le Autorità di distretto, previste dalla normativa comunitaria, che dovrebbero garantirne l’applicazione. Questa totale mancanza di attenzione per la tutela e il governo della risorsa idrica è stata certamente una delle principali cause che hanno determinato una vittoria schiacciante nei recenti referendum per la gestione «pubblica» dell’acqua.

Il Wwf in conclusione osserva che: «L’Europa spreca le sue preziose riserve naturali di aria, acqua, energia, territorio e materie prime».

Non è un’opzione il proseguire con gli attuali modelli di utilizzo delle risorse. Non possiamo permettere che gli Stati membri tengano la testa sotto la sabbia. Bisogna andare verso una economia verde per far uscire l’Europa dalle difficoltà finanziarie ed economiche. Ed una delle strade per raggiungere questo obiettivo è quello di adottare la strategia per la biodiversità e suoi obiettivi, approvare la tabella di marcia approvata il taglio al carbonio ed attuare la Direttiva quadro sulle acque.

(Fonte Wwf)