…Ma riprenderà a correre più di prima. Se, dopo il 1998, il tasso di crescita della temperatura media globale sembra arrestarsi deriva solo da un’analisi superficiale, perché il riscaldamento globale è in realtà mascherato dall’effetto raffreddante dell’inquinamento atmosferico
Un nuovo rapporto pubblicato ieri nell’edizione on-line dei «Proceedings of the National Academy of Science», da parte di ricercatori americani e finlandesi, tra cui il famoso climatologo Michael Mann, spiega perché la temperatura media globale, dopo una forte crescita che era cominciata nel 1975 si è praticamente arrestata al 1998 e dopo il 1998 non si osserva più un riscaldamento climatico globale. Gli scettici dei cambiamenti climatici hanno visto in quest’andamento la prova della mancanza di correlazione fra riscaldamento climatico e aumento delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra antropogenici. Ora, invece, questo gruppo di climatologi dimostra, con dati alla mano, che la correlazione, non solo esiste, ma è più forte che mai.
Se, dopo il 1998, il tasso di crescita della temperatura media globale sembra arrestarsi deriva solo da un’analisi superficiale, perché il riscaldamento globale è in realtà mascherato dall’effetto raffreddante dell’inquinamento atmosferico e, in particolare, dalle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto, derivanti dalla combustione del carbone a seguito dei forti ritmi di industrializzazione di Cina e India, dove i consumi di carbone sono andati alle stelle.
I consumi di carbone in Cina in soli quattro anni tra il 2003 e il 2007, sono raddoppiati rispetto ai consumi dei 22 anni precedenti (periodo 1980-2002). In questi 4 anni i consumi di carbone in Cina sono stati pari al 77% dei consumi mondiali di carbone che, nel frattempo, sono aumentati complessivamente del 26%, con un tasso medio mondiale di crescita del 6,5% per anno. Nel periodo precedente: 1980-2002, i consumi mondiali di carbone (Cina inclusa) erano stati pari al 27% con un tasso medio mondiale di crescita del 1,2% per anno.
A causa delle emissioni di anidride solforosa derivanti dall’uso del carbone in Cina, dove i sistemi di abbattimento degli inquinanti non ci sono, o non sono efficaci, l’effetto serra globale ha subito un raffreddamento di 0,06 watt/m2. A questa diminuzione, bisogna aggiungere la riduzione del flusso di energia solare collegato all’attività solare undecennale. Dopo il 2002 l’attività solare, infatti, ha portato a una diminuzione di 0,18 watt/m2 dell’effetto serra atmosferico. Infine, c’è un ulteriore contributo al raffreddamento, derivante da una variazione più marcata di passaggio nelle condizioni dell’oceano Pacifico intertropicale, dal fenomeno di El Niño (effetto di riscaldamento) del 1998 al fenomeno di La Niña (effetto di raffreddamento) degli anni più recenti. Di conseguenza, il riscaldamento climatico globale netto derivante dalle attività umane che era arrivato a 0,24 watt/m2 tra il 1997 e il 2002 si è quasi dimezzato tra il 2002 e il 2007, scendendo a 0,13 watt/m2.
A questo punto però sorge un’altra domanda. Come mai, con il maggior uso di carbone che porta a maggiori emissioni di anidride carbonica non si vede l’effetto di riscaldamento climatico, ma si vede quello di raffreddamento? Gli scienziati rispondono che l’effetto di riscaldamento avviene lentamente e su periodi molto lunghi (la vita media dell’anidride carbonica in atmosfera e secolare e arriva fino a 200 anni), mentre l’effetto di raffreddamento avviene subito su periodi di tempo al massimo decennali (la vita media degli inquinanti atmosferici è dell’ordine degli anni).
Vincenzo Ferrara, direttore della Rivista Enea – Eai, ha così commentato: «Mi sembra evidente che non appena, i cinesi attueranno politiche efficaci di disinquinamento atmosferico e di miglioramento della loro qualità dell’aria (ma lo stesso discorso vale per l’India e gli altri Paesi in via di sviluppo emergenti), il riscaldamento climatico globale continuerà a correre come prima e più di prima».
(Fonte Enea-Eai)