Il sistema che doveva segnare una svolta nella tracciabilità dei rifiuti non esiste più e pertanto anche le relative sanzioni e queste fin dai primi vagiti che hanno accompagnato la creazione di tutto il complesso. E ora chi si farà carico di tutte le spese sopportate dalle aziende impegnate ad adempiere ad una normativa convulsa e cangiante che, a conti fatti, non ha apportato alcuna effettiva modifica?
Due tratti di penna della manovra correttiva di Ferragosto cancellano, come per incanto, quello che, negli ultimi due anni, è stato l’incubo di centinaia di migliaia di imprese. Il Sistri, il sistema di tracciamento digitale dei rifiuti, viene abrogato tout court alla vigilia dell’entrata in vigore che, da settembre, avrebbe scansionato le sanzioni amministrative per i reati ambientali.
Il testo, ora al vaglio del Quirinale, mantiene in vita i formulari di identificazione dei rifiuti (Fir), i registri di carico e scarico e anche il vecchio modello unificato di dichiarazione (Mud).
L’abrogazione del Sistri comunque, nonostante il ripristino delle vecchie prassi, produce serie conseguenze nella logica sistematica esistente della legislazione sulla gestione dei rifiuti. Fra norme che restano e che vanno, fra entrate in vigore differite e sistemi che scompaiono, non è, infatti, affatto facile orientarsi.
Innanzitutto, occorre riferirsi al fatto che il 16 agosto, entra in vigore il Dlgs 7 luglio 2011, n. 121 relativo alle sanzioni amministrative dipendenti dal reato ambientale. Bene, questo decreto nasce già deprivato della metà dei suoi contenuti in quanto decade tutta la struttura sanzionatoria pendente sul Sistri. Lo stesso dicasi anche per una parte dell’articolo 2 del medesimo decreto che declina il sistema della responsabilità amministrativa da reato sia per il trasporto di rifiuti senza scheda Sistri area movimentazione o con tale scheda fraudolentemente alterata sia per il falso certificato di analisi che accompagna un trasporto assistito da Sistri.
Il «Dl manovra» abroga il Sistri e pertanto anche le relative sanzioni e queste fin dai primi vagiti che hanno accompagnato la creazione di tutto il complesso; risultano, infatti, cancellati il Dm istitutivo del Sistri (17 dicembre 2009) e il Testo unico (Dm 52/2011).
Gli adempimenti amministrativi ambientali che restano confermati ossia, la tenuta dei registri di carico e scarico e l’utilizzo del formulario nella movimentazione dei rifiuti e la definizione dei connessi soggetti obbligati alla loro utilizzazione, sono indicati negli articoli 190 e 193 del Dlgs 152/2006 nella versione precedente alla modifica natalizia introdotta dal Dlgs 205/2010. Lo stesso dicasi anche per le relative sanzioni, reperibili nell’articolo 258, Dlgs 152/2006, anch’esso nella versione vigente prima della modifica del 2010.
In definitiva, si torna al sistema cartaceo con una abrogazione complessiva e totale del sistema di tracciamento digitale dei rifiuti, Sistri, andando a ripristinare le vecchie procedure cartacee. Inoltre, come primo effetto dell’abrogazione, perde valore e significato l’entrata in vigore del decreto sulle sanzioni amministrative per i reati ambientali oltre alla correlata non applicabilità del sistema ad onere ed onore delle oltre 300mila imprese di ogni tipologia.
In tutto questo, dov’è il nostro ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che da oltre due anni impone un sistema mai entrato in funzione, farraginoso e altamente costoso? E ora chi si farà carico di tutte le spese sopportate dalle aziende impegnate ad adempiere ad una normativa convulsa e cangiante che, a conti fatti, non ha apportato alcuna effettiva modifica?
In fondo anche il mondo delle imprese ha risentito, risente e risentirà della crisi economica ma in Italia ormai è buona prassi puntare il dito sempre verso coloro che cercano, anche se con grande fatica, di essere in regola.