La responsabile all’Ambiente in Parlamento alza la voce, all’interno della sua maggioranza, e afferma: «Un atto di miopia politica». Continuando, enuncia: «Quanto inserito in uno stringato comma, all’interno del decreto anti-crisi, va corretto, immediatamente, nel corso dell’esame in aula del provvedimento»
Sono ore di confusione quelle che stanno accompagnando la discussione relativa alla reintroduzione o, viceversa, alla totale rimozione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), sistema dapprima baluardo della politica altamente tecnologica e fortemente votata alla rimozione dell’illegalità nell’ambito della gestione dei rifiuti pericolosi e non e poi cancellato con un colpo di spugna a metà agosto nella stesura del decreto anti-crisi enunciato da Tremonti.
La Prestigiacomo si prepara alla guerra. La responsabile all’Ambiente in Parlamento alza la voce, all’interno della sua maggioranza, e afferma: «Un atto di miopia politica». Questo è quanto ha detto ai suo colleghi con una nota ufficiale. Continuando, enuncia: «Quanto inserito in uno stringato comma, all’interno del decreto anti-crisi, va corretto, immediatamente, nel corso dell’esame in aula del provvedimento».
Ma qual è la situazione politica in merito all’argomento?
Bene, la situazione sul fronte politico in materia è abbastanza disomogenea; c’è, innanzitutto, l’opposizione che chiede con forza il ripristino del meccanismo elettronico di controllo delle rotte della spazzatura. Opinione diffusa è quella che il sistema Sistri non sia stato pensato e realizzato secondo procedure pienamente trasparenti e i primi approcci di funzionamento del complesso hanno evidenziato carenze che non sono risultate più solo teoriche bensì anche operative e gestionali ma, in linee generali, il valore morale del progetto, in termini di difesa della legalità in un ambito così controverso come quello della gestione dei rifiuti, è meritevole e degno di tutela alla luce soprattutto dei dati che si rinvengono in materia e che vedono l’Italia un paese in cui le ecomafie creano un business quasi di 20 miliardi di euro all’anno con un numero di rifiuti pericolosi sequestrati, nel 2011, pari a circa 2 milioni di tonnellate.
Ma la Prestigiacomo si è ritrovata, a combattere questa battaglia, anche un’altra serie di alleati inaspettati; stiamo parlando delle associazioni ambientaliste, Legambiente e Wwf, voci verdi che come unico metro di valutazione nelle battaglie condotte in difesa dell’ambiente mantengono la determinata volontà di preservare la salvaguardia degli ecosistemi, ma anche Piero Grasso, capo della Procura nazionale antimafia, che ha preso ufficialmente una posizione favorevole al ripristino del sistema chiedendo al governo «un passo indietro». Insomma, quella a favore del Sistri si sta rivelando una battaglia «a favore della legalità dell’ambiente e della credibilità internazionale del paese».
Ma il ripristino del Sistri rappresenterebbe davvero tutto questo? Mettiamo che venga ripristinato per decreto, abbiamo la certezza che l’attività delle ecomafie ne risulti fortemente compromessa?
Facciamo un sintetico punto sulla situazione alla data di oggi.
L’entrata in funzione del sistema di tracciabilità dei rifiuti è stata prorogata due volte; sono stati avanzati due click day, diciamo uno ufficiale a Maggio che si è rivelato un vero disastro e un altro a Luglio, poco sponsorizzato, che ha visto interessata sono una piccola fetta di operatori; il software ha grossi problemi tecnici ed è stato revisionato molte volte e continua a funzionare a stento e solo grazie ad interoperabilità con altri software che scaricano il peso degli accessi; le procedure sono troppo farraginose, complesse nell’applicabilità per chi sa cosa significhi lavorare nel campo della gestione dei rifiuti. Per non parlare poi di quanto è alla base della creazione del Sistri; per quanto riguarda questo punto è, infatti, al lavoro la magistratura che, con l’accusa di truffa ai danni dello stato, indaga i vertici della società del gruppo Finmeccanica che si è aggiudicata l’appalto tramite negoziazione privata, la Service Selex Mangament, e Luigi Pelaggi, il capo della segreteria tecnica del nostro ministro dell’Ambiente.
La verità è che il Sistri, per quanto sia un sistema pensato per risolvere il problema dei traffici illeciti di rifiuti e voluto per coniugare ambiente, efficienza e legalità, è stato un sistema osteggiato tanto dal mondo politico quanto da quello aziendale sin dagli albori della sua creazione principalmente perché nessuno ha mai creduto fino in fondo alla sua utilità.
È vero, il Sistri lancia un messaggio, che qualcosa si può fare per la salvaguardia del nostro futuro che parte dalla salvaguardia del nostro ambiente e migliaia di aziende, anche se con grandi disagi economici, logistici e interpretativi, hanno sostenuto, a loro modo, il progetto investendo soldi, tempo e persone nel bel mezzo di una crisi economica che ha colpito il mondo intero.
Il punto è un altro; è veramente l’idea di difesa della legalità ad animare le conferenze e le prese di posizione degli ultimi giorni? E intanto il mondo che lavora attende risposte.