Le foreste russe bruciano per il secondo anno successivo

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Nel 2006 Vladimir Putin, l’ex presidente e attuale primo ministro, ha tolto la protezione delle foreste alle 80.000 guardie forestali federali, per affidarla alle autorità locali

Solo un anno fa la Russia è stata travolta da una ondata eccezionale di caldo, che ha provocato centinaia di incendi, devastando migliaia di ettari di bosco. L’incendio delle torbiere attorno a Mosca ha soffocato la città con una densa nube di fumo. Ora, le foreste russe bruciano di nuovo. Dall’inizio di quest’anno oltre un milione di ettari di foreste è andato in fumo, mentre altre stanno ancora bruciando, tanto da superare il disastroso record del 2010. Questa volta le zone più colpite sono meno popolate e sono state evacuate molte meno persone.

L’estremo nord della Russia è tra le zone che hanno sofferto di più. Nell’ultima settimana di luglio, ad Arkhangelsk e nella repubblica di Komi le temperature hanno superato i 35 gradi, e sono stati segnalati oltre 80 focolai di incendio. L’Estremo Oriente è stato vessato ancor più pesantemente. All’inizio di agosto circa 50 incendi hanno distrutto le foreste attorno a Khabarovsk, Yakutsk e nell’isola di Sakhalin.

Neppure la Russia meridionale è sfuggita al disastro: presso a Rostov e Volgograd sono stati evacuati diversi villaggi. In un paese coperto al 97% da boschi e foreste, gli incendi sono un rischio inevitabile. Ma la scala del disastro dello scorso anno ha attirato l’attenzione sulla scarsa qualità dell’opera di prevenzione da parte delle autorità russe.

Nel 2006 Vladimir Putin, l’ex presidente e attuale primo ministro, ha tolto la protezione delle foreste alle 80.000 guardie forestali federali, per affidarla alle autorità locali. Corruzione endemica e carenze di bilancio hanno tagliato le ispezioni forestali e compromesso la prevenzione degli incendi. L’autunno scorso il governo federale ha approvato un bilancio maggiore per il monitoraggio degli incendi boschivi, e ha lanciato un massiccio piano per proteggere le torbiere che circondano Mosca. Dopo essere state prosciugate in epoca sovietica per utilizzare la torba come combustibile, queste sono state lasciate incustodite per decenni.

L’impegno dell’amministrazione non è stato all’altezza del compito. Nel mese di aprile il presidente Dmitry Medvedev ha attaccato i burocrati e ha annunciato un ritardo del progetto di inondare nuovamente le torbiere. In un’intervista televisiva ha detto «Se non riuscirete a controllare le fiamme… sarete mandati tutti a combattere gli incendi nelle torbiere con le vostre mani». Fortunatamente quest’anno le torbiere di Mosca sono state risparmiate dalle fiamme. Ma nonostante le rassicurazioni del ministro, la mancanza di attrezzature, risorse umane e fondi è evidente.

Greenpeace sostiene che il governo stia minimizzando la situazione. «I rapporti ufficiali indicano 93 ettari di terreno in fiamme nella zona di Amur, mentre in realtà si tratta di 50.000 ettari, come mostrano le immagini satellitari».

(Fonte Salva le Foreste)