Più cura per l’acqua, bene universale

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La risorsa idrica ha anche un ruolo di mitigazione della pericolosità idraulica dei corsi d’acqua e di lotta alla desertificazione. Trascurato il settore delle acque sotterranee

Di recente è stato pubblicato il parere del Comitato delle Regioni (CdR) europee sul «ruolo degli enti regionali e locali nella promozione di una gestione sostenibile dell’acqua».

Le raccomandazioni del Comitato auspicano il rafforzamento delle politiche d’indirizzo in tema di risorsa idrica, di mitigazione della pericolosità idraulica dei corsi d’acqua e di lotta alla desertificazione. Nella sua articolazione il documento avrebbe potuto approfondire di più il settore delle acque sotterranee di estrema importanza per molte zone di pianura e carsiche. Ma esaminiamo con cura.

Il Comitato è l’assemblea politica che dà voce agli enti regionali e locali nell’elaborazione delle politiche e della legislazione dell’Unione europea (Ue). Il Comitato è consultato dagli organi dell’Ue ogniqualvolta siano avanzate proposte riguardanti settori con implicazioni a livello regionale o locale. Il parere del Comitato, sollecitato dalla Presidenza ungherese dell’Unione, pone la condivisione delle responsabilità e la quantificazione degli obiettivi al centro della strategia per un uso sostenibile delle risorse idriche. L’argomento riveste un grande interesse strategico per le scelte politiche e programmatiche e per la definizione di modelli di sviluppo durevoli che determinano forti ripercussioni socio economiche a livello globale.

Secondo le stime di Marie-Laure Vercambre, a capo del Programma per l’Acqua di Green Cross International, 900 milioni di persone vivono senza un accesso sicuro all’acqua potabile e un terzo della popolazione mondiale vive in Paesi sottoposti a stress idrico o riceve inadeguate quantità di precipitazioni annuali. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che ogni anno muoiono, per cause legate alla mancanza di acqua, tra i cinque e i dieci milioni di persone. Stime coerenti con quelle valutate da Umberto Fratino, consulente per la stesura del parere, secondo il quale il 50 % della popolazione mondiale non ha accesso all’acqua con qualità analoga a quella disponibile ai cittadini dell’antica Roma più di 2000 anni fa; egli indica che il 2/3 della popolazione mondiale nel 2025 soffrirà di mancanza idrica.

Il tema dell’acqua è affrontato nelle raccomandazioni del CdR sia in termini di risparmio della risorsa idrica e riuso di quella non convenzionale, sia in termini di gestione del rischio idrogeologico legato al cambiamento dei regimi di precipitazioni (che innescano alluvioni e frane) e all’innalzamento del livello del mare (che accelera i processi di erosione costiera). In tale contesto il Comitato rivendica un ruolo fondamentale nella gestione consapevole dell’acqua considerando la stessa un patrimonio limitato dell’umanità non assoggettabile a logiche di mercato e alle regole della concorrenza facendo propria la risoluzione Onu del 28 luglio 2010 che dichiara l’acqua, un diritto umano universale inviolabile.

Le raccomandazioni politiche del Comitato rivolte all’Ue auspicano il rafforzamento delle politiche d’indirizzo in tema di risorsa idrica, di mitigazione della pericolosità idraulica dei corsi d’acqua e di lotta alla desertificazione. Indica nell’adozione di nuovi strumenti di regolamentazione, da definire a scala di bacino idrografico, la possibilità di individuare chiari e precisi obiettivi di efficienza per ogni settore di attività che dipende fortemente dall’acqua (domestico, processi produttivi, agricoltura, turismo, idroelettrico e acquacoltura).

Il documento richiamando il concetto di bacino idrografico, introdotto nella normativa italiana con la Legge 183/89, impone l’adozione di un approccio transfrontaliero per la gestione delle acque con il coinvolgimento attivo delle autorità europee, nazionali, regionali e locali. Infatti, s’intende per bacino idrografico la porzione del territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d’acqua e il territorio che può essere allagato dalle acque del medesimo corso d’acqua compresa le aree terminali come le foci in mare: il bacino idrografico si estende senza continuità di soluzione dalle montagne, dove sgorgano le sorgenti che danno origine ai fiumi, fino al mare.

Sono posti tra gli obiettivi per la riduzione del consumo della risorsa idrica iniziative sia a livello di singolo edificio, quale l’integrazione della direttiva sulle prestazioni energetiche dei fabbricati con l’iniziativa della Commissione sulla Water Efficiency in Building, sia per interi comparti di attività produttive, quale l’introduzione di azioni normative che definiscano, per differenti settori di attività e secondo le caratteristiche dei singoli Stati membri, il corretto recupero e riutilizzo delle risorse idriche. Aspetti importanti sono trattati con riferimento alle proposte circa la nuova Politica agricola comunitaria con azioni atte a favorire il risparmio idrico in agricoltura attraverso l’adozione di strumenti economici e fiscali che favoriscano il ricorso a colture ad alta efficienza (best crop per drop) e tese alla conservazione e al recupero ambientale del territorio agrario. Azioni queste volte a incentivare il mantenimento delle aree boschive e delle zone umide e a limitare i fenomeni di degrado e di erosione del suolo oltre che a contenere l’emungimento dalle falde idriche sotterranee che, nelle aree costiere, determina l’intrusione dell’acqua marina con conseguente compromissione dei suoli attraverso il processo di salinizzazione, sicura deriva verso la desertificazione.

In una ben precisa definizione della politica in materia di acqua, che individua in tre aspetti i fondamentali su cui basarsi: accumulo, ritenzione e drenaggio, ritengo che il documento avrebbe potuto approfondire di più il settore delle acque sotterranee di estrema importanza per molte zone di pianura e carsiche. Gli acquiferi sono veri e propri serbatoi della risorsa idrica, che se ben conosciuti e gestiti, rappresentando per quelle aree vulnerabili ed esposte ai processi di desertificazione le vere riserve strategiche.

Il testo della raccomandazione, trattando un tema così importante per la vita e lo sviluppo socio economico, è molto articolato e pieno di spunti sui quali sviluppare le politiche per la gestione della risorsa e la tutela e salvaguardia della vita; si sottolinea fortemente il ruolo chiave che svolgono gli enti regionali e locali nel raccogliere i dati ambientali e propone la trasformazione dell’attuale Osservatorio europeo della siccità in Osservatorio idrico europeo. Sarebbe auspicabile, per quelle regioni con risorse idriche sotterranee prevalenti e che per anni hanno preferito la logica dei condoni e delle sanatorie dei pozzi per acqua alla più razionale ed efficace politica delle autorizzazioni controllate, avviare Osservatori delle acque sotterranee che possano dare, mettendo a sistema la mole di dati già disponibili negli archivi, un quadro aggiornato dello stato qualitativo e quantitativo di quelle riserve strategica che sono le falde sotterranee in grado di accumulare e restituire in maniera controllata grandi quantità di acqua.

Rimarcando il ruolo degli enti locali e regionali, nella fruizione in modo diretto di risorse economiche derivanti dai limiti di emissione dei gas serra per finanziare i programmi d’intervento locale di lotta al cambiamento climatico, il Comitato s’impegna a utilizzare quota parte di tali risorse per attivare azioni tese a rafforzare negli individui la consapevolezza del valore intrinseco dell’acqua anche avviando campagne d’informazione e educazione ambientale, già dalla scuola dell’infanzia.

Il documento conclude con auspici e un orizzonte temporale per realizzarli rappresentato dal 2020, questo anche in relazione a quanto richiesto dall’attuazione della direttiva 2000/60/CE. In tale data sono posti importanti traguardi che necessitano di verifiche intermedie al fine di essere certi che le strade intrapresa siano realmente in grado di far raggiungere tali obiettivi. Si prefigge l’incremento del 20 % del risparmio idrico in tutti i settori d’uso; l’aumento del 20 % dei corsi d’acqua oggetto di rinaturalizzazione anche per un miglioramento della loro sicurezza idraulica; l’aumento del 20 % del volume di acqua a oggi riutilizzato e/o riciclato nelle attività agricole e industriali.