In Thailandia i danni sono ingentissimi, tutte le industrie in pianura sono state inondate, più di 30.000 operai non hanno più lavoro. Gli scienziati attribuiscono questo disastro climatico al riscaldamento globale
Nessuno in Thailandia ricorda una situazione così disastrosa: piove da luglio senza interruzione e ovunque si segnalano allagamenti, frane e interi paesi finiti sott’acqua. Fin’ora si contano 500 tra morti affogati e dispersi. I danni sono ingentissimi, tutte le industrie in pianura sono state inondate, più di 30.000 operai non hanno più lavoro. L’economia della nazione è in ginocchio. Le province più colpite sono quelle di Ayutthaya, Pathum Thani e Nakhon Sawan, dove il livello dell’acqua ha superato in alcuni casi quattro metri e mezzo di altezza.
Anche la periferia della capitale Bangkok, è allagata ed ora si teme che anche il centro venga raggiunto dalle acque. Al collasso anche le dighe che hanno ormai raggiunto la loro massima capacità di trattenere le acque. Tra 7 e 8 miliardi di metri cubi di acqua vengono purtroppo rilasciati ogni giorno dalla diga di Bhumibol, nel nord del paese, aggravando così la situazione nelle province di Nahkon Sawan e Ayutthaya.
Si stima inoltre che ogni giorno circa 1,2 miliardi di metri cubi d’acqua raggiungano la Capitale, mentre ben 61 delle 76 province sono state interessate dalle alluvioni, colpendo più di 8 milioni di persone e 500.000 chilometri quadrati di coltivazioni, una zona pari alla Spagna. Purtroppo le inondazioni non hanno risparmiato neppure i Paesi vicini, tra questi: Cambogia, Vietnam e Laos.
Se cessasse di piovere, le autorità locali hanno previsto che per far defluire le acque dai campi e dalle città inondate ci vorrebbero quasi due mesi. Il problema è che non cessa di piovere.
Ma mentre il Sudest Asiatico è alle prese con un vero e proprio «diluvio universale», il Sud degli Usa deve fare i conti con una siccità che non si ricordava a memoria d’uomo. Sta di fatto che lo scorso lunedì una gigantesca tempesta di sabbia ha investito il Texas. Una nube di sabbia rossa proveniente dal deserto ed alta circa 1,5 km, con venti che soffiavano ad oltre 120 Km/h ha attraversato la cittadina texana di Lubbock in breve tempo, causando ingenti danni e problemi respiratori a tutti gli abitanti.
I terreni agricoli si sono trasformati in impressionanti distese di polvere. La colpa di tutto ciò è stata attribuita al noto fenomeno dell’oceano Pacifico conosciuto come La Niña, ma gli scienziati vanno ben oltre è attribuiscono questo disastro climatico al riscaldamento globale dell’atmosfera e dei mari del globo.
(Fonte Accademia Kronos)