In cambio di periferie disordinate, villaggi abitati solo due mesi l’anno, infrastrutture inutili, spazi dati al fotovoltaico sui campi agricoli. Così il nostro Paese non ha più la capacità di auto-sostenersi con i propri prodotti della terra
Abbiamo sottratto all’agricoltura uno spazio equivalente a tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta messi insieme… Ringraziamo per questo i palazzinari, gli speculatori, gli amministratori locali, provinciali e regionali e, in ultimo, i vari governi che hanno permesso la cementificazione e l’asfaltatura di circa 5 milioni di ettari di terreni coltivabili.
Le città si sono espanse fuori ogni regola, abbandonando i centri storici al loro destino e optando invece per periferie disordinate, per villaggi abitati solo due mesi l’anno, per infrastrutture inutili, per spazi dati al fotovoltaico sui campi agricoli (solo l’impianto fotovoltaico di Montalto di Castro che dovrebbe rendere 33 megawatt di energia elettrica occupa 80 ettari di terreno agricolo, ormai inutilizzabile). Tutto ciò comporta che ormai il nostro Paese non ha più la capacità di auto-sostenersi con i propri prodotti della terra e, pertanto, deve importare cereali, ortaggi e frutta da altri Paesi europei e d’oltre oceano, vedi Argentina Canada e Cile.
Ma l’Italia non era il Paese dell’agricoltura, del turismo e della bella musica? Forse ci resta solo la musica, che poi sia tanto bella questa degli ultimo 20 anni c’è tutto da discutere. In futuro quando la popolazione mondiale sfonderà i 14 miliardi di abitanti e ogni nazione dovrà a stento pensare ad alimentare i propri abitanti, noi in Italia non avremo nessun problema, a noi ci basterà cantare «O Sole mio» ed anche la fame ci passerà!
(Fonte Accademia Kronos, Ennio la Malfa)