Al momento non c’è una strategia di monitoraggio d’inquinanti indoor, così come già c’è per l’outdoor. Questa carenza normativa, unita ad una insufficienza scientifica nella misurazione di alcuni inquinanti come il PM10 e alla scarsa circolazione di informazioni in merito a favore del grande pubblico comporta una assoluta incoscienza dei non tecnici rispetto alle tematiche in questione
Quando si parla d’inquinamento la mente va subito ai fumi delle industrie e del trasporto su gomma e, probabilmente, in successione a quello elettromagnetico e ancora all’inquinamento chimico-alimentare. Ma soprattutto al termine inquinamento si associa l’ambiente esterno, outdoor. Invece è interessante scoprire quanto l’inquinamento indoor sia diffuso e anche quanto sia pericoloso specie sui bambini.
Di qualità dell’aria e delle metodologie per effettuare i rilevamenti si è discusso a Ecomondo a Rimini al convegno dal titolo «Attuali orientamenti nel controllo dell’inquinamento indoor: le esperienze italiane nelle valutazioni», i relatori hanno presentato diversi studi sulla qualità dell’aria indoor e sulla normativa europea vigente da cui emerge chiaramente l’assenza di omogeneità tra metodologie di monitoraggio, disomogeneità causata dalla frammentarietà delle normative statali in materia. È evidente che la disomogeneità a livello europeo non permette la comparazione dei dati.
Su questo punto il professor Dimitrios Kotzias, European Commission-Joint Research Centre Insitut for Health and Consumer Protection, ha tracciato lo stato dell’attuale quadro normativo europeo, invitando in mancanza di norme statali precise a far riferimento ai limiti di concentrazione massima di inquinanti dettate dall’Organizzazione mondiale di Sanità, nelle Linee guida sulla qualità dell’aria indoor. Dalla sua relazione è emerso che «anche a livello di inquinamento permangono le differenze tra nord e sud d’Europa», proprio a causa della disomogeneità normativa. In effetti al momento non c’è una strategia di monitoraggio d’inquinanti indoor, così come già c’è per l’aria outdoor. Questa carenza normativa, unita ad una insufficienza scientifica nella misurazione di alcuni inquinanti come il PM10 e alla scarsa circolazione di informazioni in merito a favore del grande pubblico comporta una assoluta incoscienza dei non tecnici rispetto alle tematiche in questione.
Gli studi recenti stanno dunque tracciando la strada della consapevolezza riguardo all’utilizzo dei materiali d’arredo, all’efficacia degli impianti di ventilazione, alla presenza nell’aria indoor di polveri sottili e alla nocività del fumo in ambienti chiusi. Gli agenti inquinanti, come è stato dimostrato in numerosi studi, causano l’insorgenza di patologie respiratorie di natura allergica in modo particolare sui bambini, che è «consigliabile allontanare durante le pulizie domestiche per evitare che respirino polveri sottili e agenti chimici pericolosi contenuti in alcuni detersivi, come il limonene, che rende gradevole all’olfatto la sostanza.
Di monitoraggio di aria indoor si è occupato un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari Aldo Moro, coordinati da Gianluigi De Gennaro. Con l’utilizzo di una macchina per misurare il livello di inquinanti pericolosi per la salute umana e le relative concentrazioni il gruppo di ricerca ha effettuato rilevazioni in diversi ambienti: dall’ipermercato alle biblioteche, dai parrucchieri alle scuole: è emerso che ognuno di questi ambienti indoor soffre la presenza di agenti inquinanti. Per fare qualche esempio il limonene è fortemente presente nei prodotti usati dai parrucchieri e dunque la concentrazione aumenta quando l’affluenza della clientela cresce, invece il toluene è rilevato in grande concentrazione in luoghi ricolmi di libri e giornali, a causa dei prodotti utilizzati durante il processo tipografico.
I casi di studi degni di divulgazione sarebbero tanti, di cui molti di questi hanno una pesante ricaduta sulla vita quotidiana. La divulgazione dei risultati degli studi relativi all’inquinamento indoor può contribuire a crescere la consapevolezza collettiva, oggi distratta e assorbita completamente dall’inquinamento fuori dalle mura domestiche (outdoor).