Greenpeace – Due espulsioni che fanno riflettere

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A Roma ieri è stato espulso dal territorio comunale Salvatore Barbera, responsabile della campagna clima ed energia di Greenpeace. La decisione arriva a seguito della sua partecipazione come portavoce all’azione organizzata da attivisti dell’associazione ambientalista davanti Palazzo Chigi per chiedere maggiore impegno del governo per la lotta ai cambiamenti climatici.

Oggi a Durban Kumi Naidoo di Greenpeace è stato cacciato dal centro della conferenza e gli è stato vietato l’ingresso. Aveva dimostrato a favore delle Maldive e delle isole che stanno perdendo il loro territorio per effetto dei cambiamenti climatici. La sua azione, insieme ad altre Associazioni, era tesa a dimostrare le responsabilità degli Usa che di fatto stanno impedendo una trattativa ad ampio spettro e di considerazione di questi popoli che per primi stanno pagando le inerzie e gli interessi dei paesi inquinatori.

Da qui a dimostrare una linea dura e concordata contro Greenpeace è un po’ avventuroso, ma la coincidenza sorprende specialmente se si mette insieme alle battaglie anche violente che ha dovuto subire Greenpeace a proposito delle centrali nucleari o della pesca di cetacei e tonni.

Se poi si considerano le inadempienze di tante nazioni verso i popoli che abitano le foreste e che pagano con la vita il loro voler restare nei propri territori, non può sfuggire che i poteri economici continuano a non voler perdere un grammo del loro peso nel decidere e orientare le politiche del pianeta.

E considerando che il benessere annunciato va sempre e solo in una direzione, la cosa non può che preoccupare e ipotecare fortemente il futuro dei nostri figli.

A cosa ci serve giocare con le tecnologie più avveniristiche se si rischia di perdere di vista i valori principali per cui esistiamo, e cioè la vita?

Fortunatamente queste stesse tecnologie stanno costruendo una nuova cultura e una nuova solidarietà, distanti anni luce da quelle che hanno costruito le culture precedenti di cui questi processi economici che ci attanagliano nel quotidiano sono le conseguenze più evidenti.

Sono processi lenti i cui frutti probabilmente neanche noi vedremo, ma la storia, per chi la sa leggere, sa che certi comportamenti possono solo rallentarla ma non impedirne il giusto ed irrefrenabile sviluppo. (I. L.)