Una scienza che insegna a creare una conoscenza consapevole: dall’alimentazione agli stili di vita può dare una svolta a risolvere i disastri mondiali. A Bari la prima iniziativa della «Scuola di sostenibilità di San Nicola per il dialogo interculturale»
E come già in precedenza anticipato, ha preso il via a Bari la prima iniziativa della «Scuola di sostenibilità di San Nicola per il dialogo interculturale», Scuola fondata congiuntamente dalle Università di Bari e del Salento. Dal 6 al 16 dicembre a Bari si sono susseguiti, e continueranno ad intervenire nei prossimi giorni, i massimi esperti a livello mondiale all’«Interdisciplinary School for Sustenability» (Iss), la prima Scuola internazionale e interdisciplinare della sostenibilità. Trattasi di esperti internazionali che quotidianamente, nel proprio campo, hanno affrontato, e continueranno a farlo, il tema della sostenibilità da molteplici punti di vista: tecnico-scientifico, economico, giuridico, storico-filosofico e medico.
Noi di «Villaggio Globale» abbiamo seguito l’evento e intervistato la dott.ssa Elena Zakharova, autorità scientifica nel campo della Nefrologia.
Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi globale di ampie dimensioni; in che modo la medicina intende dare risposte a una situazione così complessa e in particolar modo la nefrologia i cui casi di studio nel mondo assumono tratti simili ad una vera e propria epidemia?
La medicina e la nefrologia, in senso stretto, possono contribuire, per alcuni aspetti, a difenderci dai disastri naturali; possiamo diffondere la conoscenza di stili di vita salutari avendo in termini, non metaforici, necessità di risolvere epidemie quali patologie di natura vascolare e l’obesità, malattie in cui la prevenzione è più importante della cura stessa. La consapevolezza di questi mali da parte di cittadini, istituzioni e governi è importante e la propaganda risulta necessaria.
All’interno delle Società di Nefrologia di cui faccio parte (Russian Dialysis Society, Scientific Society of Nephrologists of Russia, International Society of Nephrology, European Renal Association, American Society of Nephrologists) abbiamo volontari che forniscono conoscenze non solo ad altri medici ma anche e soprattutto a pazienti. Da sei anni celebriamo la giornata del rene e questi eventi legati a una diffusione costante di buone pratiche sviluppano consapevolezza in merito a problemi renali gravanti soprattutto su quella gente che quotidianamente si trova ad affrontare mali come l’Hiv o l’Aids. Trattasi di soggetti che hanno problemi renali causati sia dal progredire della malattia e dal sopraggiungere di problemi di vario genere sia dall’uso costante di medicine che intaccano la funzionalità dell’organo. Per sconfiggere le malattie bisogna conoscere le problematiche dal punto di vista scientifico/medico ma anche diffondere la consapevolezza della conoscenza nei pazienti visti non solo come soggetti necessitari di cure bensì esseri, uomini dalle specifiche peculiarità.
Quali sono i traguardi raggiunti nel campo della ricerca e come la stessa sta entrando nelle case di tutti per migliorare la vita dei singoli?
I traguardi più importanti, ad oggi, si sono raggiunti nella biologia delle cellule la cui variabilità si è studiato dipende sia da questioni genetiche (genotipo) sia da fattori ambientali che interagiscono con l’espressione genica (fenotipo). Ad esempio per il caso dell’Aids si è scoperto che ci sono «molecole di droga» che agiscono, contro le cellule danneggiate; trattasi di uno studio che sta portando ad ottimi risultati ma che procede con l’utilizzo di una tecnologia molto costosa. Nel campo della ricerca questa è una scoperta interessante che apre una strada da perseguire con impegno.
Sappiamo che la nutrizione è uno degli aspetti che maggiormente interviene in problemi nefrologici; in un mondo come quello che siamo abituati a vivere così differenziato sotto il tema della possibilità di accesso alle risorse quali sono gli spunti che suggerisce la medicina e quali gli aspetti da sensibilizzare per evitare abitudini alimentari errate?
La cosa che si potrebbe realizzare è cercare di creare un ponte tra le nazioni ricche e quelle in via di sviluppo; la nefrologia, lo studio e la ricerca in senso lato ci permettono di immaginare di chiudere un gap, questione questa che 15 anni fa era assolutamente impensabile. Grazie alla formazione di cittadini, istituzioni e governi abbiamo creato la consapevolezza della conoscenza ma a volte questo non basta. La ricerca che aiuta a curare i pazienti spesso non si sa come usarla, bisogna divulgare la conoscenza. Ad esempio, la propaganda contro il fumo intrapresa decine di anni fa ha portato feedback positivi; molta gente ha smesso di fumare non perché fosse proibito ma perché grazie alla conoscenza ha capito che la pratica era cosa dannosa per l’individuo. La prossima battaglia globale sarà intrapresa contro l’obesità; bisogna smettere di buttar via cibo e risorse e utilizzare il surplus dei Paesi sviluppati per garantire una vita degna e con risorse adeguate e bilanciate nei Paesi in via di sviluppo.
In che modo si potrebbe accostare il concetto di sostenibilità alla medicina?
Bene, una medicina sostenibile deve avere come obiettivo a lungo termine la salute del paziente. La propaganda sulla salute umana è la più importante divulgazione possibile perché insegna e crea una conoscenza consapevole.
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Intervista realizzata con il supporto linguistico di Giusy Loglisci