Si va verso l’apertura di una procedura d’infrazione. Per colpa di decisioni inspiegabili alcune regioni, come il Veneto, faranno pagare multe salate agli italiani, compresi i veneti
In questi giorni scade il tempo concesso dalla Commissione europea all’Italia per adeguarsi alle sentenze della Corte di Giustizia Ue sulla caccia in deroga. Con l’anno nuovo potremmo trovarci di fronte alla brutta sorpresa di una procedura d’infrazione a causa di norme sulla caccia palesemente in violazione della Direttiva comunitaria Uccelli.
Le due lettere di messa in mora della Commissione sono state spedita da Bruxelles il 24 novembre con scritto che l’Italia deve «conformarsi alle tre sentenze della Corte di Giustizia Ue relative ad una serie di inadempienze nel fornire un’adeguata protezione agli uccelli selvatici». Questo vuol dire che l’Ue sulla caccia in deroga ha le idee chiarissime, contrariamente a quanto succede in Italia. Il 4 dicembre, il Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, ha capito che se non si fosse adeguato al più presto la sua regione, tra i tanti problemi, si sarebbe trovata ad affrontare anche quello delle sanzioni sulla caccia in deroga. Questo ha spinto Formigoni, alla faccia dell’ex Ministro Carderoli che si era vantato un mese prima di aver bloccato in Consiglio dei Ministri la ratifica dell’impugnativa della legge sulla caccia relativa proprio alla caccia in deroga, a scrivere al Presidente del Consiglio lombardo per chiedere che la norma in questione venga stracciata. Purtroppo in Veneto, invece, si continua a fare orecchie da mercanti (VIDEO). Il Governatore Luca Zaia e l’assessore Daniele Stival, sordi ai richiami di Bruxelles, hanno deciso di andare avanti soli contro tutti. Anzi, persa la battaglia sulla caccia in deroga (VIDEO), hanno perfino attaccato l’Istituto nazionale che emette i pareri qualificati (Ispra) per influenzarne il lavoro. Per questo sono intervenuto d’urgenza a Bruxelles chiedendo all’Ue di intervenire a tutelare l’indipendenza dell’Istituto da questo scandaloso e antidemocratico attacco leghista guidato dalla lobby dei cacciatori. Il rischio, ormai più che concreto, che a pagare la loro follia amministrativa siano non solo gli innocenti cittadini veneti ma anche tutti gli italiani.
Eppure la Commissione europea ha parlato chiaro. L’Italia deve rispettare la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 15 maggio 2008 relativa alla normativa regionale della regione Liguria che autorizzava la caccia agli storni e ai fringuelli. L’altra sentenza da rispettare è del 11 novembre 2010, data in cui la Corte ha impugnato la norma sulla caccia in deroga a specie protette approvata dalla Regione Veneto. D’altronde, dopo le due interrogazioni che ho presentato alla Commissione europea sulla caccia in deroga in Veneto e Lombardia, il 14 ottobre, in un incontro personale con un rappresentante del Commissario Poto?nik, mi aveva anticipato che «Bruxelles sta seguendo da vicino il caso della caccia in deroga e che è decisa a portare il procedimento fino in fondo».
Purtroppo in Italia la situazione è stata complicata da inspiegabili sentenze contraddittorie dei tribunali. Il Presidente del Tar del Veneto, in data 5 ottobre 2011, con un decreto (Decr.810-2011), bloccava la caccia in deroga in Veneto e successivamente, i giudici della prima sezione dello stesso Tar, in data 19 ottobre 2011 con un’ordinanza (Ord.862-2011) prorogavano il blocco fino al 3 novembre 2011. Il 3 novembre 2011 tre giudici della prima sezione dello stesso Tar con una nuova ordinanza (Ord.876-2011) ribaltando il primo verdetto riaprivano la caccia in deroga. Un balzello di posizioni a dir poco inspiegabile. Ma vediamo poi quello che è accaduto in Consiglio di Stato. Il Presidente in data 25/11/2011, con un decreto (Decr.5180-2011), decideva di bloccare nuovamente in tutto il Veneto la caccia in deroga, anche in questo caso solo dopo appena 5 giorni, in data 29/11/2011, i giudici dello stesso tribunale, con un’ordinanza (Ord.5224-2011) riaprivano la caccia in deroga. Questo dimostra due cose: la prima che all’interno degli stessi tribunali ci sono delle fortissime disparità di giudizio sulla materia della caccia in deroga, la seconda che lo Stato italiano è totalmente incapace di far rispettare la «Direttiva Uccelli» n. 2009/147/CE (ex 409/79/CEE). In merito all’ultima decisione del Consiglio di Stato, va sottolineato che i magistrati non hanno dato nessuna motivazione a sostegno delle cacce in deroga, inoltre non si tratta di un giudizio sul merito ma solo su una richiesta di sospensiva. I giudici del Consiglio di Stato non hanno avuto il coraggio di dire perché le cacce in deroga sarebbero legittime, dimostrando gravi dissensi interni come già accaduto nel Tar Veneto.
Insomma, una situazione di incertezza domestica a fronte di una certezza europea: l’Italia si trova fuori legge rispetto al diritto comunitario a causa di norme illegittime sulla caccia in deroga approvate da regioni come il Veneto che pur di accaparrarsi i pacchetti dei voti della lobby dei cacciatori è pronta a calpestare tutto e tutti. Per questo motivo, il 2012 si potrebbe aprire con una bella multa all’Italia per violazione della Direttiva Uccelli. In questo malaugurato caso, farò tutto il possibile affinché la Corte dei Conti italiana faccia pagare ai diretti responsabili, come Zaia e Stival, il conto delle loro malefatte.
(Andrea Zanoni – Eurodeputato, Fonte GeaPress)