L’ho scritto tante volte: la nostra economia ci vede fuori dalla natura, si è costruita le sue leggi e ignora le leggi della natura. Nel breve termine l’economia ha funzionato, ma a forza di ragionare nel breve termine… è arrivato il lungo termine, e ora siamo nei guai, alla resa dei conti. John Maynard Keynes ha ispirato molti economisti che, ancora, ci spiegano come gestire il nostro vivere secondo le loro regole.
Keynes è famoso per aver teorizzato che è inutile preoccuparsi del lungo termine, perché nel lungo termine saremo tutti morti. Certo, sono tutti morti quelli della sua generazione, ma poi ce ne sono state altre, quelle che ora chiamiamo le generazioni future.
Noi siamo le generazioni future di cui Keynes non si è preoccupato e, ora, dobbiamo pagare il conto della sua condotta irresponsabile. Io sono nato nel 1951 e me la sono cavata per il rotto della cuffia, ma non riesco a dire che allora va tutto bene. Ho una figlia di 18 anni. E insegno all’università. Vedo giovani che studiano, che si impegnano, che ce la mettono tutta, e so che per la stragrande maggioranza di loro le occasioni non ci saranno, e dovranno emigrare. Ma questa crisi, la resa dei conti, sta raggiungendo tutti, a macchia d’olio. I paesi dove emigrare sono sempre meno.
Continuo a sentire parlare di crescita, e questo mi fa molto impensierire. Non è possibile crescere all’infinito. Come lo dobbiamo spiegare? E se qualcosa cresce, per le leggi della natura, ci sono altre cose che diminuiscono. Prima tra tutte l’integrità dell’ambiente. La crescita è una fregatura. Però possiamo riconvertire la nostra economia e lo dobbiamo fare in modo da renderla compatibile con la natura. Le tecnologie devono andare in quella direzione.
Non si combatte il riscaldamento globale installando l’aria condizionata! Bisogna trovare un’armonia con la natura che ora non c’è.
A Durban i rappresentanti di tutti i Paesi del mondo non sono riusciti a mettersi d’accordo, nel trovare questa armonia. I paesi emergenti, come la Cina e l’India, non vogliono rinunciare alla loro crescita. Il Canada se ne va da Kyoto. A molti Paesi emergenti non importa se per crescere distruggono l’ambiente, loro vogliono vivere come noi, e noi abbiamo devastato i nostri ambienti per vivere come viviamo ora. Come possiamo chiedere a chi non ha fatto altrettanto di rinunciare a voler essere come noi?
Noi, intanto, viviamo bene ma a credito. I nostri debiti se li comprano i cinesi. Con i soldi guadagnati con le industrie che abbiamo delocalizzato nel loro paese. Tutti cercano di avvantaggiarsi in questa corsa al benessere e non ci accorgiamo che stiamo distruggendo le premesse per la nostra sopravvivenza. Senza la natura la nostra specie si estingue. Abbiamo bisogno di ossigeno da respirare, e di cibo per nutrirci, e di abiti per vestirci. La natura ci ha offerto questi servizi (l’ossigeno, la mitigazione del clima) e questi beni (il cibo e i vari materiali che adoperiamo) e noi li abbiamo dilapidati, con la logica del meglio un uovo oggi che una gallina domani. E abbiamo ucciso la gallina dalle uova d’oro.
Certo, ora dobbiamo uscire dai guai in cui ci siamo irresponsabilmente cacciati, però dobbiamo pensare nel lungo termine, e dobbiamo pensare ai nostri figli, ai nostri nipoti, e ai figli dei nostri nipoti. Il capitale economico cresce, forse, ma cresce a spese del capitale naturale e la finanza non si mangia, non si respira.
A Bruxelles cerchiamo di salvare l’Euro e l’Europa, ma a Durban stiamo cercando di salvare la nostra specie. Del mondo non mi preoccuperei molto, non riusciremo a distruggere la natura. Anche questo l’ho scritto tante volte. Però riusciremo a distruggere quella parte della natura che più ci è utile, quella che ci serve per vivere bene.
Continuerò a ripeterlo ogni volta che potrò. Non c’è niente di più importante di cui preoccuparsi, niente. E sembra che chi governa il mondo non lo voglia capire. Sembra che continuiamo a pensare come suggeriva Keynes, pensando di essere l’ultima generazione! Se la mettiamo così, allora va bene: muoia Sansone con tutti i Filistei, e al diavolo le generazioni future! Mostruoso, no? Eppure è così che abbiamo vissuto fino ad ora e stiamo vivendo ancora oggi.
Ferdinando Boero, Professor of Zoology, Università del Salento / CoNISMa / Cnr-Ismar