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Quando si parla delle grandi estinzioni di massa sulla Terra, si pensa quasi sempre al periodo a cavallo tra il Cretaceo e il Paleogene, ossia 65 milioni di anni fa, quando un grosso meteorite impattò sul nostro pianeta causando la fine dei dinosauri. Ma questo è solo uno dei tanti eventi catastrofici che si abbatterono sul nostro pianeta, l’ultimo come importanza. In realtà ci sono state ben 8 grandi estinzioni di massa ed altre minori prodotte da vari fattori, di cui ancora non si conoscono bene le cause reali. A testimonianza di ciò restano i fossili presenti nei vari strati della crosta terrestre.
Quello che forse non sanno tutti è che l’evento più drammatico che cancellò la vita sulla Terra per oltre il 90% avvenne circa 250 milioni di anni fa in pieno Permiano. Nelle altre estinzioni di massa restava sempre un 30/40% di forme di vita, anche semplici, ma che rapidamente in meno di un milione di anni permetteva di colonizzare nuovamente tutta la biosfera terrestre.
Nel Permiano invece la ripresa della vita sulla Terra stentò molto a causa dell’esiguità del numero dei superstiti. Quello che impressiona di questo evento è la velocità in cui l’estinzione si realizzò in soli 20.000 anni, un periodo geologicamente troppo breve, rispetto alle altre estinzioni che impiegarono a completarsi anche un milione di anni, ad eccezione del Cretaceo dove anche lì la fine dei dinosauri fu rapida.
Quella del Permiano è stata definita «la madre di tutte le estinzioni di massa». Le cause di tale catastrofe, secondo gli ultimi studi ed esplorazioni scientifiche, sembrerebbe essere stata l’improvvisa e massiccia presenza di anidride carbonica nell’atmosfera e, di conseguenza, la fortissima diminuzione di ossigeno negli oceani e nell’atmosfera.
Il rilascio di questi che noi oggi chiamiamo gas serra, in particolare la CO2 (anche il CH4 è un altro potentissimo gas serra) era molto simile a quello a cui assistiamo oggi, tenendo conto anche delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica.
Questo fatto portò rapidamente (parliamo sempre in termini geologici) ad un cambiamento climatico globale che, unitamente ad una altissima frequenza di incendi, contribuì a modificare radicalmente il clima e a velocizzare l’estinzione delle specie viventi.
I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology si sono concentrati sullo studio del letto di cenere vulcanica di Meishan, una regione cinese in cui sono stati scoperti in passato numerosi fossili risalenti al Permiano, alcuni dei quali interpretati come i primi segni di ripresa dopo l’estinzione.
Analizzando la quantità di zircone contenuta nelle ceneri vulcaniche, i ricercatori hanno ristretto la durata dell’evento di estinzione del Permiano a 20.000 anni, molto più breve di quanto precedentemente ipotizzato. Le stime precedenti infatti stabilivano che gli esseri viventi fossero andati incontro all’estinzione in circa un milione di anni, e che il declino delle specie animali si sia verificato in circa 60.000 anni.
Questa nuova datazione degli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, invece costringe ad una riscrittura di ciò che ormai diamo per scontato sulle grandi estinzioni. Ad esempio, uno degli agenti proposti come responsabili dell’estinzione del Permiano sono state una serie di eruzioni vulcaniche verificatesi in Siberia circa 240-260 milioni di anni fa, in una porzione temporale corrispondente alla precedente datazione approssimativa della «Grande Morìa».
Un’ipotesi sempre più accreditata è che le eruzioni dei supervulcani abbiano giocato un ruolo fondamentale su gran parte delle grandi estinzioni di massa. Nel caso del Permiano le eruzioni siberiane possono essere considerate una delle principali cause dell’estinzione. Di questo ne è convinto il noto scienziato Bowring che ha elaborato il lavoro dell’équipe di studio dell’università americana.
Un altro noto scienziato, Dan Rothman, professore di geofisica all’Eaps, che ha effettuato l’analisi degli isotopi di carbonio di cenere vulcanica di Meishan, ha dimostrato che 250 milioni di anni fa gli oceani e l’atmosfera iniziarono ad accumulare anidride carbonica in quantità enormi, paragonabili a quelle registrate nel nostro periodo. «Il ritmo di immissione di CO2 nel sistema del tardo Permiano è probabilmente simile al ritmo antropogenico di CO2 che vediamo ora – sostiene Dan Rothman -. La differenza è che è continuato per 10.000 anni».
Resta però un grande enigma: se fu l’anidride carbonica ad innescare l’estinzione del Permiano, da dove proveniva tutto questo gas? «Non è facile da immaginare – conclude Rothman – anche se si mettessero tutti i depositi di carbone conosciuti sulla Terra in cima ad un vulcano, non si otterrebbero cifre nemmeno vicine a quelle calcolate. Per cui accadde qualcosa di insolito». Ma cosa? Chiediamo. Forse un giorno si scoprirà, ma sta di fatto che furono i gas serra a contribuire alla grande estinzione, un po’ come stiamo facendo noi oggi.