L’economia del Lusso è ad una svolta

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Quando lo sviluppo stenta a divenire un bene comune si determina un grave squilibrio tra economia e società che conduce a imprevisti e spesso drastici cambiamenti della storia dell’umanità

Quando lo sviluppo stenta a divenire un bene comune si determina un grave squilibrio tra economia e società che conduce a imprevisti e spesso drastici cambiamenti della storia dell’umanità.
Possiamo infatti constatare che sul finire delle varie epoche storiche l’ostentazione del lusso è emersa come ultima razionalità economica di un’epoca storica che ha condotto a ricorrenti disastri sociali che sono stati preludio di cambiamenti storici. Così, ad esempio, sul finire del Medioevo si è assistito ad uno straordinario sviluppo della vita lussuosa di corte che fece sfoggio di lusso superfluo nel mentre la povertà cresceva cosicché lo squilibrio tra economia e società condusse alla Rivoluzione francese.

Oggi nella difficile transizione tra l’economia industriale e l’economia della conoscenza, purtroppo si è ridefinita ancora una volta la dimensione asociale della economia del lusso; TV e media irresponsabilmente hanno abituato la gente ad accettare l’Economia del Lusso come naturale crescita creativa delle aziende del lusso, che producono panfili, Ferrari, Maserati, moda, gioielleria, divertimenti.. ecc.
Il sistema economico si è prodigato nel procurare i soldi necessari ai ricchi, perché potessero essere in condizioni di comprare i beni di lusso; a ciò è servita la speculazione finanziaria che ha messo in crisi tutto il resto della popolazione. Pertanto molte sono le idee ed i concetti da cambiare promulgate dagli economisti educati dalle Università a dare sostegno alla economia del lusso. La gente dovrà riflettere con la propria testa per capire che non è vero quello che si dice attualmente che con lo «spread» si bruciano molti denari, perché di fatto non si brucia nulla, ma il denaro passa solo di mano dai poveri ai ricchi con un sistema sofisticato di scommesse al ribasso ed al rialzo, esercitato in modo da estrarre sistematicamente denaro dai lavoratori e trasferirlo a chi può spendere e sostenere l’economia della produzione del lusso.

Cent’anni fa la «Belle Époque» caratterizzò il periodo della storia occidentale che precedette lo scoppio della prima guerra mondiale; tale periodo, che finì drasticamente nel 1914, fu caratterizzato da una concezione di libertà nell’appropriarsi di ricchezze che pochi privilegiati potevano permettersi facendo sfoggio della propria ricchezza. Oggi della «Belle Époque» abbiamo solo un vago ricordo. In riferimento a quella epoca rammento che mia nonna Metella, una contadina livornese, diceva «Per fare un Ricco bisogna impoverirne tanti altri, perché la ricchezza è come una torta, se alcuni ne prendono più di mezza agli altri rimarrà da spartirsi solo le briciole».
Questa semplice concezione relativistica dell’economia che si basa sulla constatazione che le risorse e quindi la ricchezza non può essere illimitata; quindi la ricchezza di alcuni si determina solo in seguito allo spostamento di proprietà di beni da alcune mani ad altre quelle che si arricchiscono. Tale relativismo economico non e stato preso in seria considerazione dagli economisti moderni, che infatti si sono recentemente ritrovati nel non aver previsto la crisi strutturale pericolosamente irreversibile che oggi stiamo vivendo la quale segna la prossima fine del ciclo della economia del Lusso.

Infatti gli economisti sembra non abbiano imparato nulla dalla storia dell’economia-sociale nella quale si comprende che le ricchezze non crescono all’infinito perché i beni primari non sono inesauribili e quindi la tensione sociale derivante dalla polarizzazione delle ricchezza in poche mani, determina prima o poi pesanti squilibri sociali che si risolvono drasticamente.
Purtroppo ignara degli insegnamenti della storia a partire dagli anni 50, dopo l’Ultima guerra mondiale, l’economia occidentale ha nuovamente voluto riproporre in termini più evoluti un nuovo scenario dell’Economia del Lusso; ciò è stato possibile mediante una strategia di promozione dei marchi delle produzioni del Lusso iniziando con il trasformare vari settori dell’artigianato in Imprese che si sono sviluppate nella nuova dimensione della economia globale.
Così che il Lusso nel mondo occidentale moderno è divenuto a disposizione di molteplici minoranze che comunque in vari anni sono cresciute numericamente e pertanto non sono state più caratterizzate dalle vecchie definizioni sui ceti sociali come nella «Belle Époque».
Infatti il Lusso si è articolato indistintamente tra una molteplicità internazionale di gente ricca di varia provenienza, imprenditori, banchieri, notai, politici, ma anche calciatori, sportivi, gente dello spettacolo, faccendieri, mafiosi ed altri.
La produzione di oggetti di lusso, che nella «Belle Époque» era prodotta dall’alto artigianato d’arte e rivolta esclusivamente alla realizzazione di pezzi unici a tiratura limitata, adesso è divenuta una produzione in serie, capace di far fronte a milioni di ordini nel mercato globale.
È quindi frutto della globalizzazione della economia l’elevata potenzialità di crescita della moderna Economia del Lusso che ha dato origine a processi di industrializzazione delle produzioni del Lusso, che gradualmente hanno iniziato a essere in concorrenza con i prodotti di largo consumo meno titolati da prestigiosi marchi.

Infatti dagli anni 90 l’Economia del Lusso si è differenziata in almeno tre livelli come ad esempio l’industria del lusso della moda: la griffe (creazione pura, prodotti unici, perfezione materializzata); la marca di lusso (serie limitate, di semi-artigianato, realizzazione di semi lavorati); e per ultimo i prodotti di alta gamma (realizzati in serie, di elevata qualità nella propria categoria di prodotto).
Pertanto il settore dei beni di lusso ha manifestato fin dall’inizio della crisi strutturale contemporanea (2008) una notevole dinamicità, in termini di crescita della domanda che ha assunto una tendenza costante di crescita, anche per la creazione di alcuni grandi gruppi che si sono aggregati tra «firme» storiche dei settori principali del Lusso, Moda, Cosmetici, Automobili, Nautica, ecc.
Ancora oggi sembra che l’industria del lusso non conosca crisi, come sostiene la Fashion and Luxury Insight 2011, nella recente indagine della Sda Bocconi, la fondazione che riunisce le aziende dell’eccellenza italiana, Alta-gamma, tendenza che è stata confermata nell’ultimo bimestre dal Cermes, il Centro di ricerca su marketing e servizi targato dall’Ateneo milanese di cui è stato presidente l’attuale premier Mario Monti.
Ma tale errata percezione non prende in considerazione il rischio sociale causato dall’acuirsi della crisi così che la capacita di tenuta dell’Economia del Lusso rischia di essere vista in crescita solo a causa di una errata focalizzazione di ciò che avviene economicamente a prescindere dalla crisi strutturale della società contemporanea.

Di fatto qualche anno fa, quasi nessuno voleva sentir parlare della grave crisi strutturale odierna nonostante che gli effetti della esasperazione della economia del Lusso, iniziavano relativamente a propagarsi all’economia reale della gente che lavora; purtroppo il Premier Berlusconi continuava ad infondere un ottimismo per il futuro in modo del tutto irresponsabile.
Tale resistenza politica nel voler sostenere la Economia del Lusso che permette di arricchirsi a folle internazionali di Vip, sta conducendo drasticamente all’impoverimento di tutti gli altri e ciò di fatto renderà insostenibile l’economia mondiale. Proprio in quanto la povertà si accumula esponenzialmente rispetto alla possibilità che altri ricchi nel mondo possano sostenere la economia del Lusso. Infatti i vari differenziali come gli «spreads» rappresentano gli indicatori di recessione economica che rendono palese la necessità di un cambiamento che segnerà la fine definitiva del ciclo della economa del Lusso

La svolta ovvero il punto di non ritorno

Siamo in presenza di una crisi strutturale che coinvolge l’intero sistema ecologico-umano considerato nella sua interezza.
Questo comprende un profondo cambiamento che pone:
a) l’esigenza prioritaria della equità economica,
b) la necessità del rispetto ecologico relativamente alle interazioni con l’ambiente naturale,
c) la riconversione socio-culturale, tendente a dare valore al lavoro e la sua evoluzione tra lavoro manuale in lavoro intellettuale.
Una rinnovata crescita del sistema è possibile solo favorendo un feedback positivo tra i precedenti elementi di un fondamentale cambiamento che caratterizza l’evoluzione del sistema tra l’epoca industriale, ormai obsolescente, e la futura economia della conoscenza.
L’epoca industriale, nella ricerca di profitti crescenti sulla base della competitività dell’Economia del Lusso è ormai in fase inarrestabile di decrescita, che tende direttamente al collasso, infatti l’innovazione è stata utilizzata tramite il marketing principalmente nella direzione di favorire la produzione e vendita del Lusso, che porta al disequilibrio economico sempre più acuto; pertanto il gap tra economia e società pertanto decreta il limite sociale dello sviluppo e di conseguenza anche della possibilità di una effettiva ed ampia rinnovata espansione dei beni commerciali.

L’Economia del Lusso comporta una inarrestabile corsa speculativa, là dove si perde l’antica capacità di autoregolazione dei mercati tradizionali nel superamento delle crisi economiche ricorsive, cosa che oggi non è più possibile proprio in quanto la speculazione finanziaria estremizza il disequilibrio economico e sociale, che è di fatto il deterrente fondamentale dello sviluppo sociale ed equilibrato degli scambi commerciali.
Nella crisi strutturale contemporanea è necessario pertanto agire in fretta nel «bloccare ogni forma di speculazione finanziaria» per riconvertire verso una rinnovata eguaglianza economica e sociale, favorire le reali opportunità di sviluppo; quindi sono necessarie azioni concertate per ottenere una più equa redistribuzione delle ricchezze, in modo da arrestare la spirale di esclusione sociale ed economica.
Risulta evidente che nello scenario globale è sempre più quello in cui ricchezza e benessere di sempre più pochi determina un vasto panorama di esclusi della utilizzazione delle ricchezze. Infatti i così detti «nuovi poveri-disoccupati»,si contano ormai in molteplici milioni di persone nei i paesi a più elevata industrializzazione quali l’Europa e gli Stati Uniti, conducendo di conseguenza ad una progressiva dissoluzione dello stato sociale e quindi ad una perdita di valori culturali ed ambientali che determinano la crisi strutturale che stiamo vivendo.

In particolare è decisamente il fattore principale di decrescita della vecchia società industriale, la sempre maggiore precarizzazione di un gran numero di giovani laureati e diplomati così che il problema della nuova povertà sta diventando socialmente sempre più grave e in continua crescita con il passare del tempo così che quando i giovani di oggi diverranno vecchi sarà del tutto insostenibile.
In conclusione è decisivo riconvertire l’Economia del Lusso che spesso è stata solo una questione di marketing e di reclamizzazione anziché corrispondere ad una reale produzione di qualità capace di dar vita al benessere sociale ed economico ed inoltre dare sviluppo al lavoro nella futura società della conoscenza in un ambiente pulito e salubre e culturalmente elevato.
Altresì la spirale recessiva accompagnata da una inflazione in crescita, rischia a breve di rendere inutili i sacrifici prodotti dalle recenti manovre di recupero del debito pubblico.
Infatti è necessario capire che la crisi che stiamo attraversando è strutturale e cioè che è entrato in saturazione un ciclo economico dominato da vecchie modalità di produzione e di stili di vita che hanno incentivato la Economia del Lusso.
La Economia del Lusso ha infatti agito sistematicamente nel creare una separazione insostenibile nella distribuzione del reddito, proprio al fine di sostenere la produzione ed il mercato del lusso, Infatti si è permesso di favorire il potere di acquisto di classi privilegiate anche non indagando troppo sui loro redditi in funzione del pagamento delle tasse.
In tal modo l’Economia del Lusso e stata sostenuta politicamente per molteplici anni, anche se la spirale di crescita verticale dell’Economia del Lusso determinava di concerto disoccupazione in molti altri settori della produzione e del lavoro professionale.
La casta politica, anch’essa tendente ad arricchirsi interessandosi principalmente dei propri guadagni, ha permesso di incentivare l’accettazione di stili di vita tendenti ad apprezzare i consumi del Lusso, valorizzandone con la reclamizzazione e le strategie di marketing e di design della moda, quello stile di vita basato su una invidiabile vuotezza del superfluo che viene spacciata per status symbol della creatività contemporanea.

L’Economia del Lusso va quindi rapidamente riconvertita perché il sistema strutturale di produzione del Lusso è ormai entrato in saturazione mentre la produzione che ha nuove possibilità di crescita nel mondo globale si accentra in altri settori chiave della innovazione tecnologica e scientifica che definiscono il passaggio tra la vecchia società industriale e la futura società della conoscenza.
Pertanto sono le componenti strutturali della economia che andranno riconvertite e liberalizzate dai privilegi in modo da consentire lo sviluppo di nuove modalità di produzione e di lavoro più rispettose dell’ambiente capaci di conseguire una sostenibilità economica duratura.
Il processo sostanziale che può farci uscire dalla crisi strutturale contemporanea è quindi essenzialmente quello di riconvertire l’Economia del Lusso in altre produzioni ad elevato contenuto scientifico e tecnologico tali che possano determinare prospettiva di redditività, di impiego di laureati e diplomati di lungo periodo, così che tale strategia di riconversione si associ a nuove possibilità di distribuzione più equa del reddito nel lungo termine senza le quali il sistema economico dei paesi industrializzati è destinato al tracollo.

Questa è la trasformazione della Economia del Lusso che dovrà essere esercitata co-operativamente con modalità dirompenti di cambiamento economico e sociale, in quanto la transizione dovrà essere compiuta a breve e medio termine direttamente finalizzata al passaggio verso la futura economia della conoscenza.
Il rinnovato valore economico-sociale verrà realizzato costruendo opportunità di cambiamento che creano rinnovate forme produttive che sono il frutto della creatività di una nuova epoca capace di «immaginazione scientifica, culturale ed artistica», che nel loro insieme finalizzeranno la crescita nella direzione della de-materializzazione della economia, producendo un definitivo miglioramento dell’impatto ecologico della produzione, valorizzato dalla comunicazione di impresa basata su una estesa condivisione interattiva dei saperi.
Pertanto una nuova ottica di politica economica è oggigiorno estremamente necessaria per rinnovare la strategia di produzione e di management innovativo della impresa, basata su competenze avanzate scientifiche e tecnologiche, anziché su quelle dei design della moda e del marketing del Lusso, ormai divenuta evidentemente socialmente insostenibile.

In questa prospettiva di riconversione del sistema produttivo ed economico il «mondo femminile» ha una grande responsabilità sociale tesa ed intenzionata a non rendere più sostenibile la deleteria Economia del Lusso in quanto la sua riconversione dipenderà principalmente dall’acquisizione di una nuova mentalità critica per il Lusso superfluo. Infatti il Lusso non potrà più essere spacciato per creatività contemporanea mentre è spesso solo vestigia di packaging che determina inutili sprechi e favorisce una insana stupidaggine negli atteggiamenti della gente che si pavoneggia per essere rivestita di noti marchi delle aziende del Lusso.

Biblio on line

http://dabpensiero.wordpress.com/;
http://www.edscuola.it/archivio/lre/art_of_innovation.pdf;
http://www.psicolab.net/public/pdfart/10081.pdf;
http://www.edscuola.it/archivio/lre/decrescita.pdf.