Dirigente in pensione e la Giunta Vendola chiude il Servizio attività estrattive

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miniera cava estrazioni
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Le funzioni del Servizio sono state trasferite al Servizio attività economiche consumatori. Alcuni interrogativi anche in vista del disegno di legge regionale. Continuerà ad esprimere pareri sulle richieste riguardanti le concessioni per la coltivazione d’idrocarburi? Perché esclusi i settori «naturali» dell’ecologia o della pianificazione?

Il disegno di legge che affronta il riordino dell’attività estrattiva in Puglia «Nuovo riordino generale in materia di attività estrattiva» era quasi arrivato in dirittura di arrivo, dopo 26 anni dal varo della legge regionale in vigore, la LR 37/1985. Il distretto delle cave in Puglia rappresenta un importante e dinamico settore per numero di occupati, giro d’affari e impatto delle cave sul paesaggio e l’ambiente. Infatti, la Puglia è la quarta regione in Italia per numero di cave autorizzate. Ultimamente la società civile, la popolazione e molti politici sono preoccupati delle attività di ricerca d’idrocarburi che si stanno eseguendo nel Mar Adriatico. Sono numerose le richieste di autorizzazione di nuove indagini da eseguirsi in mare che potrebbero far presagire la realizzazione di numerose piattaforme petrolifere nel basso Adriatico. Questi aspetti facevano capo a un Servizio della Regione Puglia recentemente cessato con atto della Giunta le cui funzioni, non passano come si poteva auspicare al Servizio ecologia ma al Servizio attività economiche consumatori. Potrebbe essere una scelta necessaria o strategica invece la recente decisione di far cessare il Servizio che avrebbe potuto rivestire un ruolo delicato nelle prossime decisioni, sembra solo una decisione vittima dei tagli orizzontali.

Di recente la Giunta Vendola ha ritenuto necessario apporre alcune modifiche e integrazioni, nel rispetto del contenimento delle strutture dirigenziali, a quanto in precedenza deliberato nel maggio 2011 (DGR 1112/2011), visto anche che alcuni Dirigenti sono andati in pensione.
In particolare lo scorso dicembre la Giunta ha previsto la cessazione del Servizio attività estrattive con il trasferimento delle funzioni al Servizio attività economiche consumatori, che assume le seguenti funzioni: definizione e gestione dei procedimenti autorizzatori e regolativi delle attività imprenditoriali nel settore dell’artigianato e del commercio; definizione e gestione dei procedimenti che si riferiscono allo svolgimento delle attività fieristiche; definizione e gestione delle attività a tutela dei consumatori; definizione della programmazione nel settore estrattivo; definizione e gestione dei procedimenti autorizzatori e regolativi delle attività imprenditoriali nel settore estrattivo.

Entrando nel merito è evidente che si tratta di un accorpamento un po’ forzato. Il settore delle cave, per i forti impatti sul paesaggio e sull’ambiente che esse crea, dovrebbe rientrare come in passato nel settore che si occupa di ecologia o di pianificazione.
In Puglia le attività legate direttamente e indirettamente all’estrazione e alla lavorazione delle rocce e terre, utilizzate come materiale inerte, materiale da costruzione o pietre ornamentali, rappresentano un importante (e dinamico) settore per numero di occupati e giro d’affari: alla fine del 2009 risultano 440 cave autorizzate, con un’estensione totale di quasi 43 Kmq e un numero di addetti, per le sole mansioni di cava, pari a 2.062 unità (Fonte: Rapporto sullo stato dell’attività estrattiva in Puglia, 2009). Le cave autorizzate pugliesi rappresentano l’8,15 % delle 5.397 cave in Italia (Fonte Ispra). La Regione Puglia rappresenta di fatti la quarta Regione in Italia per numero di cave autorizzate. Lo stesso assessore al ramo nel presentare il ben fatto Rapporto sullo stato dell’attività estrattiva in Puglia, 2009 sostiene che dall’analisi dei dati contenuti nel rapporto si evince che la «Regione Puglia rappresenta una delle Regione più importanti in Italia per numero di cave ed è importante sottolineare anche la medesima importanza a livello economico nazionale e soprattutto per il contesto regionale. Le attività estrattive rappresentano un settore economico regionale fondamentale, ma nello stesso tempo delicato per i suoi impatti ambientali».

Si rammenta che nell’ambito delle attività estrattive la Regione ha competenze di programmazione e studio finalizzate soprattutto al recupero delle cave esaurite, dismesse o abbandonate, anche attraverso la redazione di piani finanziabili con risorse nazionali o comunitarie. Sono di pertinenza della Regione le attività che si riferiscono alla ricerca e coltivazione di acque minerali e termali e di sostanze minerali industrialmente utilizzabili. Nelle materie delegate la Regione esercita attività di Polizia Mineraria a tutela dell’igiene del lavoro e della sicurezza degli scavi.
Il Servizio attività estrattive esprimeva, inoltre, pareri sulle richieste riguardanti gli impianti energetici ricadenti in aree oggetto di autorizzazione mineraria in Puglia e sulle richieste riguardanti le concessioni per la coltivazione d’idrocarburi. Non si comprende perché la Regione pur non essendo convinta delle ricerche petrolifere nell’Adriatico invece di rafforzare il Settore, che dovrebbe valutare e contrastare le incongruenze dello sviluppo socio economico ambientale legato al mare, preziosa risorsa collettiva, con la ricerca e l’estrazione del petrolio, preziosa risorsa selettiva, ne decreta la sua cessazione.

Quali possono essere le future conseguenze di questa cessazione? Sicuramente un Settore nel sistema organizzativo di un Ente Pubblico quale la Regione, garantisce continuità negli atti, efficacia ed efficienza nei servizi agli imprenditori e ai cittadini.
Fondamentale sarà non disperdere il prezioso patrimonio di conoscenze e risorse umane formatesi in quell’ambito con le specifiche sensibilità acquisite sia verso le esigenze imprenditoriali sia verso le criticità e fragilità ambientali del territorio.
Anche il disegno di legge regionale, che dopo ventisei anni avrebbe dovuto riordinare il settore, e prossimo all’approvazione vedrà una battuta di arresto poiché in diversi articoli richiama e assegnava ruoli al Settore ormai soppresso. Disegno di legge che ha creato non poche polemiche con il tentativo di assegnare la delega per le autorizzazioni all’esercizio delle cave direttamente ai Comuni.
Con la cessazione del Servizio attività estrattive e le sue potenziali conseguenze di disservizio e perdita di organicità nei controlli ambientali sembra che la necessità di riduzione della spesa faccia prendere decisioni poco utili e poco sostenibili rispetto allo scenario reale. Non ci resta che augurare lunga vita ai Dirigenti ancora in servizio, che campino fino 100 anni.