Nel Santuario dei cetacei 224 fusti tossici

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Nonostante le sollecitazioni nessun intervento del ministero dell’Ambiente. Enpa e Cittadini Ecologisti richiedono un incontro urgente al ministro Corrado Clini

I fusti di rifiuti altamente tossici dispersi nel mare della Gorgona (arcipelago della Toscana), in piena area del Santuario dei cetacei, rischiano di inquinare un’importante area marina protetta. Dal ministero dell’Ambiente attendiamo da giorni un piano operativo per rimuoverli e stoccarli.

L’Ente nazionale protezione animali congiuntamente all’associazione «Cittadini Ecologisti» ha richiesto un urgente incontro con il ministro dell’Ambiente Clini per esprimere viva preoccupazione per la perdurante presenza dei fusti tossici in area di Santuario dei cetacei e per richiedere quali interventi urgenti il Ministero intenda porre in essere per rimuoverli. Se non ci sarà un intervento immediato teso alla rimozione e allo stoccaggio di tutti i 224 fusti, questi causeranno inevitabilmente un danno irreparabile: infatti, il contenuto dei fusti è altamente inquinante e tossico per gli organismi marini e i suoi effetti sarebbero disastrosi.

Le Associazioni dunque esprimono viva preoccupazione per la presenza dei fusti che (persi in mare già il 17 dicembre e provenienti dalla nave «Venezia» della compagnia Grimaldi) sono pieni di sostanze catalizzatrici e, per la precisione, di 45 tonnellate di monossido di cobalto e molibdeno, e non sono stati ancora recuperati.
Non è necessario che l’attuale rischio di catastrofe marina divenga palese per intervenire; il perdurare di una situazione gravissima rischia di causare una strage annunciata in un’area marina che almeno sulla carta è protetta.

«Personalmente – dichiara Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Ente Nazionale Protezione Animali – in qualità di ex componente del Comitato tecnico scientifico del Santuario dei cetacei, proprio con le mie dimissioni ho inteso sollevare il problema della gestione del Santuario e della totale assenza, non solo delle minime prescrizioni previste nell’ambito dell’accordo italo-francese-monegasco, ma anche per il perdurare di comportamenti antropici non compatibili con un’area marina protetta. L’incidente dello scorso 17 dicembre ne è un esempio evidente: il trasporto di sostanze tossiche e il traffico delle petroliere mette in serio pericolo l’area destinata alla biodiversità e alla protezione dei Cetacei.»
«Questa vicenda – aggiunge Gabriele Volpi, di Cittadini Ecologisti – ha aperto gli occhi anche a tanti operatori turistici che hanno capito l’importanza di tutelare una risorsa naturale come il Santuario, che non può essere né una discarica né un sito industriale per rigassificatori o altro».

(Fonte Enpa)