Intervista a Maurizio Burlando, direttore del Parco del Beigua (Beigua Geopark, Liguria) e Coordinatore del Forum nazionale dei Geoparchi italiani. Una carrellata sulle opportunità che offrono questi siti di straordinaria importanza geologica. Il Workshop di Mediterre 2012 con diretta streaming
Esperti italiani ed europei si incontreranno il 1° febbraio a Bari, nell’ambito della settima edizione di Mediterre, cantiere europeo della sostenibilità, per trattare di geologia, ambienti e culture a confronto.
Il workshop organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea) e da Forum nazionale dei Geoparchi Italiani tratterà i temi del patrimonio geologico affrontando le esperienze dei geoparchi e lo sviluppo sostenibile locale con il confronto delle strategie comuni a livello mediterraneo. Saranno discussi le esperienze dei geoparchi europei e italiani e il loro contributo nel mettere in rete le eccellenze locale per costruire una strategia globale. Al workshop seguirà una tavola rotonda dal titolo «Le esperienze per lo sviluppo del territorio attraverso la valorizzazione del patrimonio geologico». Sul sito della Sigea Puglia sarà organizzata la diretta streaming.
I lavori coordinati da Luisa Sabato, docente presso il Dipartimento scienze della terra e geoambientali dell’Università degli Studi di Bari, vedranno la partecipazione del presidente nazionale della Sigea Giuseppe Gisotti, del Coordinatore europeo dell’European Geoparks Network (Egn) il greco Nickolas Zouros che affronterà il tema dei geoparchi e lo sviluppo sostenibile locale come una strategia comune a livello mediterraneo, dei rappresentanti nazionali dei network del geoparchi italiano e spagnolo, rispettivamente Maurizio Burlando e Luis Alcalà che rappresenteranno le buone esperienze dei geoparchi per mettere in rete le eccellenze locali per costruire una strategia globale.
Al workshop seguirà la tavola rotonda coordinata da Ettore Ruggiero, Direttore Universus-Csei dal titolo «Le esperienze per lo sviluppo del territorio attraverso la valorizzazione del patrimonio geologico». Interverranno Salvatore Valletta Presidente Sigea Sezione Puglia; Marcello Tropeano del Dipartimento Scienze della Terra e geoambientali, Università degli studi di Bari; Fabio Modesti Direttore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia; Stefano Pecorella Commissario straordinario Parco Nazionale del Gargano; Francesca Pace Dirigente Servizio Assetto del territorio-Ufficio Parchi Regione Puglia; Antonello Antonicelli Dirigente Servizio Ecologia Regione Puglia.
Facciamo il punto sul significato del network dei Geoparchi con Maurizio Burlando, direttore del Parco del Beigua (Beigua Geopark in Liguria, una veduta nell’immagine a fianco, N.d.R.) e Coordinatore del Forum nazionale dei Geoparchi Italiani.
Direttore, lei dirige il Parco naturale regionale del Beigua, in Liguria, dal 1998 ed è coordinatore del Forum Nazionale dei Geoparchi italiani dalla sua costituzione nel 2010. In che contesto geologico e organizzativo ha maturato la sua esperienza per la gestione e promozione delle aree protette?
La mia esperienza professionale alla guida di un parco naturale è stata ovviamente condizionata dal fatto di essere laureato in scienze geologiche e di aver lavorato per alcuni anni come consulente applicato alla geologia ambientale. Giunto alla direzione del Parco del Beigua (un territorio che presenta un ricco e variegato patrimonio che ben rappresenta le diverse discipline delle Scienze della Terra e che è particolarmente significativo per quanto riguarda la ricostruzione della storia geologica dell’Italia e per la comprensione dell’evoluzione della catena alpina e dei suoi rapporti con quella appenninica) mi ha poi consentito di sviluppare alcune specifiche iniziative finalizzate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio geologico. Un percorso iniziato dal 2001, con la definizione del Piano del Parco, che ha trovato la sua piena attuazione nel 2005 quando il comprensorio del Beigua è stato riconosciuto come Geoparco e inserito nelle liste internazionali dell’European Geoparks Network (Egn) e Rete Globale dei Geoparchi (Ggn). In questo contesto ho potuto mettere in atto molte delle strategie che avevo personalmente acquisito frequentando le diverse organizzazioni internazionali (Associazione Europea per la Conservazione del Patrimonio Geologico, ProGeo), nazionali (Società Italiana di geologia Ambientale, Sigea e Associazione Italiana Geologia e Turismo) e locali (Centro Documentazione Geositi di Genova).
Com’è cambiata negli anni la sensibilità nei confronti della tutela dei siti d’interesse geologico? Quali sono stati i provvedimenti nazionali e internazionali rivolti alla tutela delle aree più significative dal punto di vista geologico?
Diversi sono gli atti e i provvedimenti che, negli ultimi anni, sono stati adottati per tutelare le aree più importanti dal punto di vista geologico nella sua accezione più ampia. Si segnala, innanzitutto, la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio culturale e naturale mondiale (Unesco) siglata a Parigi nel 1972 che all’articolo 2, dedicato alla definizione del «patrimonio naturale» cita, tra gli altri, «i monumenti naturali costituiti da formazioni fisiche oppure da gruppi di tali formazioni, le formazioni geologiche e fisiografiche». Altrettanto rilevante è la classificazione predisposta nel 1994 dalla Iucn (The World Conservation Union) nell’ambito della quale sono stati individuati indirizzi per la gestione delle aree protette che dedicano particolare attenzione al patrimonio geologico. Di secondaria importanza sono i diversi programmi internazionali: le Riserve della Biosfera (Programma Man and Biosphere – Mab dell’Unesco), le zone umide tutelate dalla Convenzione di Ramsar o le Aree Antartiche Specialmente Protette (Aspas) tutelate dal Trattato Antartico; i quali hanno previsto azioni a favore della conservazione di territori che spesso sono rappresentati da siti di grande importanza per quanto concerne la conservazione del patrimonio geologico.
Da quanto tempo e come si sviluppano più propriamente le politiche di conservazione e di valorizzazione del patrimonio geologico? Com’è strutturata la Rete europea dei Geoparchi (Egn)?
In coerenza con le iniziative internazionali prima sintetizzate, è sicuramente la più recente strategia dei Geoparchi, lanciata nel 2000 con l’avvio della Rete dei Geoparchi Europei (Egn) e consolidata nel 2004 con l’istituzione della Rete Globale dei Geoparchi sotto l’egida dell’Unesco, che interpreta perfettamente le politiche di conservazione e di valorizzazione del patrimonio geologico e le integra nell’ambito delle più articolate azioni finalizzate alla tutela attiva delle risorse ambientali e allo sviluppo sostenibile a livello locale.
È, infatti, nel corso del 2000 che quattro aree protette di quattro differenti paesi europei [la Foresta Pietrificata dell’Isola di Lesvos in Grecia (nella foto del titolo), la Riserva Geologica di Alta Provenza in Francia, il Geoparco di Vulkaneifel in Germania e il Parco Culturale di Maestrazgo in Spagna] costituiscono la Rete europea dei Geoparchi (European Geoparks Network).
Come si possono identificare i territori che rientrano o possono essere annoverati tra i geoparchi?
Si tratta di territori che presentano elementi geologici e geomorfologici di particolare rilevanza scientifica, divulgativa, didattica ed estetica che hanno stabilito di lavorare sulla base di strategie territoriali concordate con le amministrazioni locali attente alla valorizzazione delle risorse naturali e a una contestuale strategia di sviluppo socio-economico durevole a vantaggio delle comunità residenti.
Com’è composta la Rete globale dei Geoparchi (Global Geoparks Network, Ggn)?
Qualche anno dopo l’avvio della Rete Europea dei Geoparchi, nel febbraio 2004, un gruppo di esperti internazionali dell’Unesco riunitisi a Parigi ha discusso e stabilito l’istituzione della Rete globale dei Geoparchi. Il lancio ufficiale della Ggn è stato formalizzato in occasione della 1ma Conferenza internazionale Unesco sui Geoparchi che si è tenuta a Pechino (Cina) nel giugno 2004. Tale Rete doveva perseguire tre obiettivi prioritari: conservare l’ambiente, promuovere l’educazione alle Scienze della Terra e favorire uno sviluppo economico sostenibile a livello locale. La Rete globale dei Geoparchi (Ggn) sotto l’egida dell’Unesco conta adesso 87 territori con il coinvolgimento di 30 nazioni nel Mondo. La Ggn è organizzata attraverso Reti regionali di Geoparchi: 49 territori nell’European Geoparks Network; 36 territori dell’Asia, Pacific Geoparks Network di cui ben 26 nella sola Cina; 1 territorio nella Latin-American Geoparks Network; 1 territorio nella North American Geoparks Network.
Che cosa significa essere un «Geoparco» riconosciuto a livello internazionale?
Un Geoparco riconosciuto a livello internazionale è un territorio che possiede un patrimonio geologico particolare e una strategia di sviluppo sostenibile. Deve avere confini ben definiti e sufficiente estensione per consentire uno sviluppo economico efficace del comprensorio. Un Geoparco deve comprendere un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, rilevanza estetica o valore educativo. La maggior parte dei siti presenti nel territorio di un Geoparco deve appartenere al patrimonio geologico, ma il loro interesse può anche essere archeologico, naturalistico, storico o culturale. I siti di un Geoparco devono esse collegati in rete e beneficiare di misure di protezione e gestione. Nessuna distruzione o vendita di reperti geologici di un Geoparco è tollerata. Un’area individuata quale Geoparco deve essere amministrata da strutture ben definite, capaci di rinforzare la protezione, la valorizzazione e le politiche di sviluppo sostenibile all’interno del proprio territorio. Un Geoparco ha un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio e deve realizzare un impatto positivo sulle condizioni di vita dei suoi abitanti e sull’ambiente.
Quali sono i Geoparchi in Italia?
L’Italia è ben rappresentata nel panorama internazionale con ben otto Geoparchi riconosciuti nella Rete europea e nella Rete globale sotto l’egida dell’Unesco: Parco Naturale Adamello Brenta (denominazione ufficiale Adamello Brenta Geopark) in Trentino; Parco Naturale Regionale del Beigua (denominazione ufficiale Beigua Geopark) in Liguria; Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna (denominazione ufficiale Geological Mining Park of Sardinia) in Sardegna; Parco Naturale Regionale delle Madonie (denominazione ufficiale Madonie Geopark) in Sicilia; Distretto Culturale Rocca di Cerere (denominazione ufficiale Rocca di Cerere Geopark) in Sicilia; Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano (denominazione ufficiale Cilento and Vallo di Diano Geopark) in Campania; Parco Tecnologico e Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane (denominazione ufficiale Tuscan Mining Geopark) in Toscana; Parco Regionale Alpi Apuane (denominazione ufficiale Apuan Alps Geopark) in Toscana.
Il ruolo che i Geoparchi italiani svolgono in questo periodo all’interno delle reti Egn e Ggn è particolarmente efficace, non solo per il numero notevolmente importante di territori coinvolti, ma anche e soprattutto per la qualità che gli stessi territori rappresentano a livello nazionale e internazionale. Una testimonianza forte e autorevole, ancorché per nulla esaustiva, del fantastico patrimonio geologico del nostro Paese. Un riconoscimento prestigioso che gli otto Geoparchi hanno conseguito costruendo sui propri territori strategie gestionali innovative, in cui la geoconservazione, unitamente alle conseguenti attività didattiche, divulgative e fruitive, sono in grado di attivare un percorso virtuoso per lo sviluppo sostenibile, un processo di riqualificazione e di valorizzazione territoriale attento al rispetto delle culture locali, ma sinergicamente diretto un nuovo modello di uso del territorio medesimo.
Può indicare degli esempi concreti, europeo e italiano, di ricadute socio economiche legate alla presenza di un territorio riconosciuto come geoparco.
La lista di buone pratiche e di progetti riusciti in diversi Geoparchi è veramente lunga. Dalle offerte geoturistiche italiane nelle Madonie e a Rocca di Cerere (in Sicilia) e dell’Adamello Brenta (in Trentino) fino alle esperienze europee nei Geoparchi della Foresta Pietrificata dell’Isola di Lesvos (in Grecia), della Riserva Geologica di Alta Provenza (in Francia), di Naturtejo (in Portogallo), di Marble Arch Caves (nell’Irlanda del Nord). Tante occasioni di fare geoturismo, di creare opportunità di sviluppo locale, di mettere in rete eccellenze e persone; strategie innovative e concertate che hanno coniugato la conoscenza del patrimonio geologico a straordinarie opportunità di scoperta del patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico, nonché delle affascinanti culture e tradizioni di luoghi e popoli.
I geoparchi Italiani sono presenti sulle isole, nelle Alpi e sull’arco tirrenico dell’Appennino. Crede che si potranno candidare aree anche sul versante adriatico?
L’interesse che si sta sviluppando attorno al tema della geoconservazione e dei Geoparchi è in continua crescita. Abbiamo gruppi di lavoro in diverse regioni italiane che stanno operando nella direzione di candidare nuovi territori per il riconoscimento internazionale (Val Grande e Val Sesia in Piemonte, Appennino Bolognese in Emilia-Romagna, Vesuvio in Campania, Valle del Crocchio in Calabria). Ritengo che vi siano aree di grande pregio geologico anche nel versante adriatico e credo che il lavoro intrapreso in Puglia sia da seguire con particolare interesse.