In Ciad e Mauritania, un deficit della produzioni cereali di oltre il 50 per cento rispetto allo scorso anno sta portando a gravi livelli di malnutrizione tra le fasce vulnerabili della popolazione
Sei milioni di persone in Niger, 2,9 milioni in Mali, 700.000 in Mauritania, sono colpite dagli effetti della siccità in corso nel Sahel. In Ciad e Mauritania, un deficit della produzioni cereali di oltre il 50 per cento rispetto allo scorso anno sta portando a gravi livelli di malnutrizione tra le fasce vulnerabili della popolazione. Sono le stime delle Agenzie delle Nazioni Unite diffuse nelle ultime settimane. Intersos, che interviene in Ciad e Mauritania in aiuto di rifugiati e sfollati lancia l’allarme sulla scarsità di cibo e sulle condizioni critiche che i due paesi stanno affrontando.
Siccità, scarsi raccolti e alti prezzi dei prodotti alimentari rischiano di gettare la regione del Sahel nell’Africa centro-occidentale in una nuova emergenza umanitaria come nel Corno d’Africa, se la comunità internazionale non agisce in modo efficace.
«Intersos sta aiutando oltre 30.000 sfollati ciadiani che scappati nel 2006 a causa del conflitto al confine col Darfur, oggi sono rientrati nei loro villaggi d’origine nella regione del Dar Sila – racconta Alessandro Romio, capomissione Ciad Intersos -. Con un piano di rilancio economico delle attività agricole e di pastorizia, abbiamo costruito pozzi per l’acqua potabile e per uso agro-pastorale, pompe per l’irrigazione degli orti, magazzini comunitari per le scorte di cereali, mulini e attrezzi per le lavorazioni dei prodotti agricoli».
«Oggi – continua Alessandro dal Ciad – le migliaia di contadini e pastori che stiamo sostenendo si trovano in bilico: le scorte di cereali stanno finendo, la cattiva stagione agricola, la carenza di piogge, gli attacchi ai campi di insetti e uccelli, stanno mettendo in pericolo la sicurezza alimentare delle famiglie nel Dar Sila. L’autosufficienza alimentare raggiunta con sforzi e impegno delle associazioni contadine rilanciate anche grazie al nostro programma di aiuti, oggi sembra sul punto di crollare. Bisogna intervenire adesso per evitare che i ritardi negli aiuti si paghino con vite umane», conclude Alessandro Romio.
La malnutrizione è già a livelli allarmanti in molte aree del Sahel e continuerà a salire. Le esigenze nutrizionali più elevate fanno correre ai bambini i maggiori rischi di mortalità, seguiti dalle donne incinte e in allattamento e dalle ragazze adolescenti. In Mauritania, dove Intersos assiste il rientro nel paese di 20.000 rifugiati dal Senegal, è necessario agire per fronteggiare l’impatto negativo della siccità soprattutto verso le fasce più vulnerabili dei mauritani, in totale circa 120.000 persone, di cui oltre 33.000 minori di cinque anni d’età.
Secondo Olivier De Schutter, relatore speciale dell’Onu per il diritto al cibo «siamo nell’immediato periodo post-raccolta, quando i prezzi dovrebbero diminuire sensibilmente. Ma in alcuni casi continuano ad aumentare e in altri sono ben al di sopra della media. La stagione definita di “Soudure”, in cui ci si nutre dei cereali di scorta, arriverà prima e durerà più a lungo del solito. Questo lascerà il Sahel enormemente dipendente dall’importazione di cibo, che dovrà essere acquistato a prezzi alle stelle sui mercati internazionali. Questo potrebbe significare un disastro per i milioni di persone, i cui bisogni alimentari aumentano mentre il loro potere d’acquisto crolla».
(Fonte Intersos)