Per il Ministero il legno è un rifiuto

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I tronchi o i rami caduti, essendo per la legge rifiuti, non possono essere trasportati da chiunque e tantomeno usati per riscaldare. Se un cittadino si porta a casa un ciocco rischia da tre mesi a un anno! E lo stesso vale per un amministratore che voglia usare le potature e gli alberi caduti, in un impianto

Il legno è un rifiuto? Per la legge italiana sì. Almeno per quanto riguarda il legno proveniente dagli alberi dei parchi, dei giardini e dei cimiteri che, anche se uguale a quello proveniente dalle foreste e dai terreni coltivati, è considerato alla stessa stregua di un rifiuto. Trasportarlo e bruciarlo (anche in impianti costruiti apposta come il cogeneratore di Calenzano) è addirittura un reato penale. E può costare la prigione.

Ecco come il ministero dell’Ambiente spiega, in un parere ad una amministrazione Locale, che il legno proveniente dai parchi cittadini è da considerarsi un rifiuto:

«Con la richiesta di parere in oggetto, codesta Amministrazione chiede delucidazioni in merito all’articolo 185, comma 1, lettera f), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e s.m.i., recante “Norme in materia ambientale”, con particolare riferimento all’esclusione dal campo di applicazione della Parte IV del decreto stesso di sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana.

«In proposito, si fa presente che tale articolo fa riferimento soltanto a sfalci, potature ed altri materiali che provengono da attività agricola o forestale e che sono destinati agli utilizzi descritti nell’articolo stesso.

«I rifiuti vegetali provenienti da aree verdi quali giardini, parchi e aree cimiteriali, invece, non rientrano tra le esclusioni previste dal suddetto articolo, restano, pertanto, soggetti alle disposizioni della Parte IV del Dlgs 152/2006 e sono classificati come rifiuti urbani ai sensi dell’articolo 184, comma 2, lettera e), del medesimo decreto».

Applicando la norma alla vita quotidiana, ciò significa che i tronchi o i rami caduti (anche in seguito alle recenti nevicate) degli alberi delle Cascine di Firenze, ad esempio, essendo per la legge rifiuti, non possono essere trasportati da chiunque e tantomeno usati per riscaldare, pena di essere considerati colpevoli, secondo l’art 256 del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Attività di gestione di rifiuti non autorizzata) che recita:

– Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli 208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 è punito:

a) con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi;

b) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi.

In sintesi: se un cittadino si porta a casa un ciocco rischia da tre mesi a un anno! E lo stesso vale per un amministratore che voglia usare le potature e gli alberi caduti, in un impianto. Secondo la legge, infatti questa tipologia di legname deve essere smaltita in discarica, costringendo la collettività a pagare un costo e rinunciando, allo stesso tempo, ad una importante risorsa.

Gli Amici della Terra ribadiscono in modo fermo e assoluto il proprio «No» a normative penalizzanti l’ambiente ed il buon senso. L’obiettivo è quello di arrivare a una ridefinizione delle norme vigenti sensibilizzando le istituzioni locali e il ministero competente.

A tal fine, l’Associazione terrà (martedì 7 Febbraio a Firenze) una Conferenza stampa alla quale partecipano:

Sergio Gatteschi, Presidente degli Amici della Terra della Toscana

Livio Giannotti, Amministratore Delegato di Quadrifoglio S.p.A.

(Fonte Amici della Terra – Toscana)