È giunto il momento per le Aree Protette di dar vita ad una stagione nuova, fondata su una rinnovata visione culturale e sociale, che trasformi l’approccio utilitaristico e materialistico di pochi, ad un’autentica salvaguardia per il «bene comune»
Incontro con il prof. Pino Giaccone per discutere sullo stato delle Aree Marine Protette in Sicilia. Per diversi anni ordinario di botanica presso l’Università di Catania, da quasi 4 anni in pensione, il prof. Giaccone è un riferimento nodale per la tutela del mare nel Mediterraneo, diversi i suoi interventi presso Unep (Agenzia per la conservazione ambientale delle Nazioni Unite) nonché una gran quantità di pubblicazioni scientifiche in ambito internazionale, protagonista attivo per l’istituzione dei primi Parchi Marini in Italia con Miramare (Trieste) ed Ustica (Palermo).
Ma qual è la situazione delle aree protette che insistono nel mare che circonda la Sicilia?
Un’isola simbolo nel Canale di Sicilia «la perla nera del Mediteraneo», Pantelleria, è tutelata solo in parte rispetto alla ricchezza di biodiversità presente nell’ecosistema marino, solo una Riserva terrestre istituita diversi anni orsono dalla Regione siciliana. Il prof. Giaccone già dal lontano 1989 aveva trattato sulla tutela transnazionale del Canale di Sicilia con l’inserimento dell’isola pantesca, su questo aspetto così come sull’iter istitutivo per l’Area Marina Protetta ed il Parco Nazionale a Pantelleria, sono stati veicolati diversi documenti e pubblicazioni attraverso il prof. Franco Tassi (Centro Parchi Internazionale) e l’esperto reporter subacqueo Guido Picchetti.
Come Comitato Parchi si è sempre preferito indicare gli ambienti protetti a mare come Parchi Blu; il primo Parco Marino in Sicilia è stato Ustica, il giusto acronimo attribuito dalla legge quadro nazionale sui parchi (n. 394 del 1991) è Area Marina Protetta; la nomenclatura di tutela internazionale ha inserito anche le Aree Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (Aspim), questa denominazione viene assegnata ai siti di importanza per la conservazione della biodiversità nel Mediterraneo; per l’Unione europea ci sono i Sic marini (Siti di interesse comunitario).
Sono sei le Amp che insistono nel mare siciliano ed esattamente: Isola d’Ustica (Palermo), Isole Ciclopi (Aci Trezza – Catania), Plemmirio (Siracusa), Isole Egadi (Favignana, Levanzo e Marettimo – Trapani), Isole Pelagie (Lampedusa, Linosa e Lampione – Agrigento) e Capo Gallo – Isola delle Femmine (Palermo).
Le Amp istituite in Sicilia presentano differenti condizioni sia di valore naturalistico sia di modelli di gestione. Tutte le sei aree sono anche sedi di altre aree di interesse naturalistico (Sic su fondali marini e/o sulla fascia costiera e Riserve regionali terrestri). Per quanto concerne la valutazione dei requisiti richiesti per ottenere lo status di Aspim gli esperti ritengono che hanno requisiti ottimi Plemmirio e Isole Ciclopi, potrebbe avere anche Ustica, qualora la gestione fosse ripristinata e operasse con efficienza
Nella regione Sicilia insistono diversi Sic interamente marini.
Gli habitat maggiormente rappresentati in questi Sic sono i banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina, le praterie di Posidonia oceanica, le scogliere e le grotte marine sommerse o parzialmente sommerse. Le praterie di P. oceanica (inclusi i prati misti a Cymodocea nodosa) in Sicilia occupano 95.063 ha (950,63 kmq) dei quali 9.174 ha (91,7 kmq) sono protetti all’interno di Sic ovvero il 10 % circa del totale. Gli habitat delle scogliere attualmente protetti da Sic in Sicilia risultano ammontare a circa 4.693 ha (46,93 kmq) su un totale stimato in 163.005 (1630,05 kmq) pari al 3 % circa.
Per quanto riguarda le specie, si hanno informazioni soltanto per la tartaruga marina Caretta caretta e per il tursiope. L’areale occupato da C. caretta nelle acque territoriali siciliane risulta di 1.500 ha (15 kmq) dei quali 1.415 (14,15 kmq) ricadono nei Sic pari a circa il 94 %, mentre per quanto riguarda il tursiope, l’areale protetto è di 5.730 ha (57,3 kmq) su un totale di 20.000 (200 kmq) pari al 29 % circa.
In questo periodo sono diverse le problematiche che insistono sulla gestione delle aree protette in Italia, con il coinvolgimento a cascata sulle Regioni, quindi anche sulla Sicilia, in particolare sulle Aree Marine Protette, la cui giurisdizione amministrativa dipende dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Al di là delle questioni specificatamente economico-finanziari su cui attestano l’esistenza vitale gli enti di gestione delle Amo, sul mare siciliano incombe una tetra e oscura minaccia: le trivellazioni di idrocarburi.
È fondamentale che tutto il movimento protezionistico faccia fronte comune per sostenere la salvaguardia del Mediterraneo, è finito il tempo dei se e dei ma, il futuro del nostro pianeta e nelle nostre mani. È giunto il momento per le Aree Protette (marine e terrestri) di dar vita ad una stagione nuova, fondata su una rinnovata visione culturale e sociale, che trasformi l’approccio utilitaristico e materialistico di pochi, ad un’autentica salvaguardia per il «bene comune» ispirata da un profondo amore per il Creato.
(Carmelo Nicoloso, Coordinatore sud Italia Comitato Parchi)