Il canale di Sicilia, figlio di un dio Nettuno minore

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Pantelleria, la «Perla Nera del Mediterraneo», da tempo nell’elenco dei possibili nuovi Parchi Marini, è stata inspiegabilmente esclusa dalla tutela per una assurda clausola delle norme che recepiscono la Direttiva europea

SOS per il Canale di Sicilia, per salvare una delle zone del Mediterraneo più ricche di biodiversità, e più importanti per la vita del mare.

L’appello e soprattutto la preoccupazione, muove studiosi dell’ambiente da Pantelleria a Bruxelles.

La questione è singolare per non dire drammatica ed emblematica di un certo tipo di gestione dell’ambiente che negli anni è andato sempre più deteriorandosi.

Si era iniziato a creare parchi terrestri e marini con lo scopo di salvaguardare la biodiversità e le emergenze tipiche di alcune zone del pianeta perché consapevoli che la loro esistenza dà senso e linfa vitale alla nostra. Poi si è lentamente sostituito il business alla vita senza rendersi conto che il primo non dà sostanza all’esistenza e, soprattutto, ha il fiato corto perché dipende dall’esistenza vitale.

È un modo di ragionare che è stato già applicato ad altre aree del Paese, da Marghera a Manfredonia, da Piombino a Brindisi e Taranto, a Priolo. Ma non è servito a niente perché mentre si sta faticosamente cercando di porre rimedio a queste aree (una difficoltà tutta italiana perché la Ruhr avrebbe potuto anche insegnarci un metodo…) si pensa a prepararne altre, come la Basilicata o la Sicilia o le Tremiti. L’attore, questa volta, è il petrolio e le relative perforazioni. Come spiegare altrimenti il «mistero Sicilia»? Vediamo con ordine.

Il Canale di Sicilia fu censito dalle Nazioni Unite (Unep-Map) come una delle dodici aree da sottoporre a rigorosa protezione, e meritevole di speciale attenzione da parte dell’Italia per la prossimità di Isole come Pantelleria. I trattati internazionali furono firmati dal ministro Pecoraro Scanio per il nostro governo con quello Tunisino proprio per stabilire le linee guida nella tutela nel Canale di Sicilia, un protocollo prevedeva il coinvolgimento anche di Malta, ma a quanto sembra non è mai stato ratificato. A giugno dello scorso anno da Unep-Map durante l’incontro in Turchia, venivano individuate 12 aree internazionali da tutelare, tra queste il Banco di Pantelleria e il Canale di Sicilia. Dell’importanza di quest’area se ne occupava già il programma del prof. Giuseppe Giaccone nel lontano 1989, che inseriva questo tratto di Mediterraneo quale parco transnazionale.

Nonostante tutto ciò, Pantelleria, la «Perla Nera del Mediterraneo», da tempo nell’elenco dei possibili nuovi Parchi Marini, viene inspiegabilmente esclusa dalla tutela per una assurda clausola delle norme che recepiscono la Direttiva europea

È dai meandri di internet che emerge il regolamento approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 ottobre 2011, guarda caso con un ministro siciliano, la Prestigiacomo.

Nella parte intitolata «Istituzione di zone di protezione ecologica nel Mediterraneo», si legge:

«In queste zone, lo Stato eserciterà la propria giurisdizione per proteggere e preservare l’ambiente marino, i mammiferi e le biodiversità dai rischi di catastrofi ecologiche dovute a scarichi di sostanze inquinanti da parte di navi mercantili o ad incidenti di navigazione, conformemente a quanto previsto anche dalla Convenzione Unesco del 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo.

«Su proposta del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 6 ottobre, un regolamento per l’istituzione di una Zona di protezione ecologica del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano e con esclusione dello Stretto di Sicilia.

«In queste zone, lo Stato eserciterà la propria giurisdizione per proteggere e preservare l’ambiente marino, i mammiferi e le biodiversità dai rischi di catastrofi ecologiche dovute a scarichi di sostanze inquinanti da parte di navi mercantili o ad incidenti di navigazione, conformemente a quanto previsto anche dalla Convenzione Unesco del 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo».

Una esclusione grave che non può non far pensare agli appetiti petroliferi recentemente manifestati o comunque ad una insensibilità ambientale che giustifica l’allarme che arriva proprio da Pantelleria, tanto che sono in corso accertamenti per individuare e segnalare alla pubblica opinione, soprattutto in Sicilia, chi siano i responsabili di questa assurda violazione delle disposizioni internazionali.