Sardegna – I danni di quei poligoni nel paradiso

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A Quirra, nell’Ogliastra e nei poligoni sardi, forze armate e industrie militari hanno sparato di tutto: missili anticarro carichi di torio radioattivo; missili Tow, che spargono amianto; e altri dispositivi bellici, che hanno rilasciato nell’atmosfera uranio radioattivo, riscontrato in quantità anomala nei capelli dei bambini residenti nei paesi attorno al poligono; ed infine anche fosforo bianco

«La Sardegna è un’altra cosa: incantevole spazio intorno e distanza da viaggiare, nulla di finito, nulla di definito; è come la libertà stessa». David Lawrence la descriveva così nel lontano 1921. Oggi, la Sardigna, come si dice in sardo, si è resa protagonista, invece, di una grave ed infelice vicenda ambientale, che ha coinvolto alti ufficiali dell’esercito, professori universitari, tecnici, fisici e addirittura il sindaco di Perdasdefogu, il paese in provincia di Nuoro che ospita una delle basi militari più grandi d’Europa.

A Quirra, nell’Ogliastra e nei poligoni sardi, forze armate e industrie militari hanno sparato di tutto: missili anticarro Milan, prodotti dal gruppo statale Finmeccanica e carichi di torio radioattivo; missili Tow, che spargono amianto; e altri innumerevoli dispositivi bellici, che hanno rilasciato nell’atmosfera uranio radioattivo, riscontrato in quantità anomala nei capelli dei bambini residenti nei paesi attorno al poligono; ed infine anche fosforo bianco, micidiale sostanza che a contatto con il corpo umano, produce acidi che bruciano i tessuti anche per ore e ore dopo la spaventosa morte della persona colpita dal proiettile, una sostanza che, utilizzata da Usa e Israele, provocò le stragi di Falluja del 2004 e di Gaza del 2009.

Solo una volta che è stata riscontrata anomala quantità di torio nelle salme dei pastori che portavano le pecore nell’area è stato confermato il rischio radioattivo nella zona, e il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha inviato avvisi di chiusura indagine per il primo cittadino di Perdasdefogu, Walter Mura, accusato, in buona sostanza, di aver ostacolato la giustizia, e in seguito anche per generali e professori, che firmarono perizie rassicuranti.

La Procura ogliastrina contesta informazioni omesse a scapito della salute pubblica, falso ideologico in atto pubblico, favoreggiamento e ostacolo aggravato alla difesa ambientale.

Il magistrato non ha dubbi sul collegamento tra le esercitazioni e le numerose morti, in percentuali ben superiori a quelle medie della dell’intera Italia. «In quei terreni vi è di tutto, quindi, anche perché – ha rivelato l’indagine – dopo le guerre simulate e la sperimentazione di nuove armi, i terreni non venivano bonificati: al massimo, i residui più ingombranti venivano sotterrati in buche scavate in fretta».

I militari facevano grandi cataste, poi facevano saltare i vecchi arsenali, sollevando polveri tossiche che, come documenta l’inchiesta, hanno raggiunto l’acquedotto di Escalaplano, un paese del cagliaritano vicino al poligono dove in pochi anni tra poco più di 1.000 abitanti vi sono state almeno 12 nascite di bambini con malformazioni gravissime.

Un intrico di controllori e controllati su una presenza militare e un’inchiesta che di fatto spacca le comunità tra incredulità, rabbia, sospetti e dolore.

Fabrizio De André nel 1996 scriveva: «La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi, ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso». Come paradiso, appunto.