Sotto inchiesta l’A1 fra Firenze e Bologna. Fra i reati contestati, traffico organizzato di rifiuti, gestione di discariche abusive, abbandono incontrollato di fanghi di cantiere nei corsi d’acqua, danneggiamento per contaminazione del lago
Autostrade e ambiente, un binomio che oggi si fa sempre più pericoloso. La Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di 20 persone per i reati ambientali che sarebbero stati compiuti nella realizzazione, nel corso degli ultimi 6 anni, delle varianti di valico e della terza corsia dell’A1 fra Firenze e Bologna, oltre che per il crollo della galleria del Melarancio nel 2008.
Secondo i pm Giulio Monferini e Gianni Tei, che hanno coordinato le indagini della guardia forestale e della polizia stradale, non si tratterebbe di semplici casi isolati, bensì di una regolare e oculata procedura d’infrazione delle regole in tema di tutela ambientale, che ha riguardato tutte le grandi opere realizzate dal 2006.
Nel quadro disegnato dai magistrati le imprese che si sarebbero rese protagoniste della triste vicenda sono Btp, Todini, Toto.
Fra gli indagati, tecnici, legali e amministratori delegati delle 3 imprese, ma anche manager e alti dirigenti delle Autostrade e delle imprese di costruzione, tra cui Gennarino Tozzi, direttore generale sviluppo rete autostradale.
Durante le indagini sarebbero state ritrovate sostanze, talune anche molto pericolose, contenenti oli disarmanti e altri inquinanti, che non sarebbero stati smaltiti correttamente. Sarebbero state create, inoltre, delle discariche abusive, che avrebbero inquinato le acque dei torrenti e notevolmente deturpato il lago di Bilancino.
Fra i reati contestati, quindi, a vario titolo, traffico organizzato di rifiuti, gestione di discariche abusive, abbandono incontrollato di fanghi di cantiere nei corsi d’acqua, danneggiamento per contaminazione del lago.
Ma non finisce qui, perché nell’ordinanza viene loro contestata anche la responsabilità nella frana del 21 Agosto 2008 sulla collina di Giogoli, luogo dei lavori di ampliamento per la galleria di Melarancio, ed infine anche truffa ai danni della Società Autostrade, in quanto per armare la galleria non sarebbero stati utilizzati i materiali pattuiti nel contratto.
Il coinvolgimento di Autostrade per l’Italia va riscontrata, invece, previo accordo con le imprese costruttrici, nelle modalità di riempimento dei rilevati e degli svincoli stradali attraverso scarti di lavorazione, tra cui fanghi e materiali assolutamente non stabilizzanti.
Oggi, il reato ambientale è all’ordine del giorno, e sembra addirittura che sia divenuto so cool tra i magnati del denaro, «magari» a discapito di progetti e ideali green, che non rappresentano più solo mere utopie.