È nata l’Ipcc della biodiversità globale

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Si chiama Ipbes e si pone come l’interfaccia tra la comunità scientifica e i decisori politici per perseguire lo scopo, da una parte, di rafforzare l’uso della scienza nel processo politico e, dall’altra, di favorire processi decisionali che siano basati sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili

Le Nazioni unite hanno istituito un organismo di consulenza scientifica per la biodiversità, analogo, per funzioni e compiti, a quello per i cambiamenti climatici: Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change). Si chiama Ipbes (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) e avrà un ruolo importante come cerniera di congiunzione tra scienza e politica. La sua costituzione ufficiale è avvenuta nel corso dell’ultimo meeting tenutosi a Panama dal 15 al 21 aprile 2012, dopo sette anni di negoziati. Al meeting hanno partecipato 270 delegati in rappresentanza di 103 paesi, un osservatore, tre organizzazioni intergovernative, 21 organizzazioni non governative, cinque Convenzioni e cinque tra organismi delle Nazioni Unite e agenzie specializzate. Il Segretariato dell’Ipbes avrà sede a Bonn, in Germania e sarà amministrato inizialmente dall’Unep.

L’avvio dell’Ipbes prende le mosse già dal 2005 attraverso un complesso e multidisciplinare processo di consultazione che aveva l’obiettivo di unificare e integrare in un meccanismo internazionale di consulenza scientifica sulla biodiversità, tutte le diverse iniziative di analisi e valutazione a livello globale e regionale, esistenti nelle varie istituzioni delle Nazioni Unite (in campo agro-forestale, nella conservazione della natura, nella Convenzione sulla biodiversità e nelle Convenzioni collegate, quali quelle sulle specie migratorie, sulle specie in via di estinzione, sulle aree umide ecc.). Per queste ragioni, l’Ipbes, ora istituita, si pone come l’interfaccia tra la comunità scientifica e i decisori politici per perseguire lo scopo, da una parte, di rafforzare l’uso della scienza nel processo politico e, dall’altra, di favorire processi decisionali che siano basati sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili.

L’Ipbes, quindi, cerca di superare le frammentazioni, finora esistenti, delle varie organizzazioni e delle diverse iniziative che si ponevano come interfaccia tra scienza e politica in materia di biodiversità e servizi ecosistemici, per assumere il ruolo di organismo di riferimento globale in seno alle Nazioni unite, riconosciuto a livello internazionale, tanto dalla comunità scientifica, quanto da quella politica.

Nonostante la sua creazione costituisca un indubbio successo, non si può ignorare il mastodontico compito che gli è stato attribuito. Il primo fra tutti sarà la prossima Conferenza di Rio de Janeiro a giugno 2012 sullo sviluppo sostenibile, incontro, che segna anche i 20 anni dall’apertura alla firma della Convenzione sulla Diversità Biologica.

Questa coincidenza è anche un monito affinché i lavori dell’Ipbes si svolgano nel contesto dello sviluppo sostenibile e in un settore molto più ampio di politiche sulla biodiversità operando in continuità per ridurre la perdita globale di biodiversità, per le valutazioni di cui al Millennium Ecosystem Assessment, così come per il raggiungimento dei Millennium Development Goals e per le innumerevoli iniziative volte alla conservazione della biodiversità.

La sfida per l’Ipbes sarà quindi quella di armonizzare, utilizzare e dare priorità alla pletora di informazioni e attività già esistenti nel campo della biodiversità. Non è quindi privo di fondamento lo scetticismo che aleggia sulla capacità dello svolgimento di una pluralità di attività per un solo organo che dovrebbe svolgere, tra l’altro, un ruolo onnicomprensivo di «clearing house» in materia di biodiversità e di servizi ecosistemici.

Gli stessi governi, adottando un approccio «bottom-up», hanno evidenziato che la più grave carenza nell’attuale panorama politico consiste nell’incapacità di comprendere e trattare la biodiversità a livello nazionale e locale. Pertanto, l’obiettivo iniziale sarà proprio quello di stimolare un solido processo di scambio di dati e conoscenze, in cui le informazioni provenienti dal basso possano essere valutate, comunicate e successivamente utilizzate da un organismo centralizzato a livello globale.

«La creazione dell’Ipbes segna un nuovo capitolo nella storia delle politiche in materia di biodiversità – ha detto Barbara De Giovanni, l’esperta dell’Enea in questo campo – nonostante le numerose questioni ancora da affrontare, non si può che plaudire al risultato raggiunto nell’attesa che il tempo ci dica se l’accordo raggiunto oggi porti nel futuro i risultati tanto agognati».

(Fonte Enea Eai)