Un buco nelle celebrazioni del Parco d’Abruzzo

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Nell’oblio «quei 30 anni dal 1969 al 2001, sicuramente tra i migliori, in cui nel Parco furono combattute e vinte epiche battaglie per la salvezza stessa del Parco, per la tutela della sua fauna e flora, per la salvaguardia ed il rilancio dell’economia dell’intero comprensorio» in cui era direttore il naturalista Franco Tassi

Sono iniziati gli incontri e le iniziative per festeggiare i 90 anni del parco nazionale d’Abruzzo. Un parco storico per la protezione ambientale in Italia, che ha segnato il passo per tutte le altre iniziative che vi sono state successivamente. Eppure, queste celebrazioni ignorano la storia stessa del parco.

Sono le accuse che vengono mosse dal Comitato Parchi e dalla Delegazione di Altura Campania.

«Apprendiamo che, in occasione del Novantesimo anniversario della sua istituzione – si legge nella nota del Comitato parchi – il Parco Nazionale d’Abruzzo organizza in questi giorni un Convegno Internazionale sulla sua storia, arricchito da importanti manifestazioni celebrative. Evento indubbiamente doveroso ed importante. Peccato che nel voler celebrare 90 anni di storia, se ne lascino nell’oblio almeno un terzo, quei 30 anni dal 1969 al 2001, sicuramente tra i migliori, in cui nel Parco furono combattute e vinte epiche battaglie per la salvezza stessa del Parco, per la tutela della sua fauna e flora, per la salvaguardia ed il rilancio dell’economia dell’intero comprensorio. Infatti tra gli invitati ed i relatori non compare il nome di Franco Tassi, il Direttore storico del Parco, colui che fu artefice e protagonista di quel successo internazionale, insieme a tanti validissimi collaboratori, studiosi, volontari provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero.

«Noi che abbiamo conosciuto personalmente quegli eventi passati – conclude la nota – prendiamo dunque atto che continua tuttora, e cito l’espressione già usata in una precedente lettera inviata all’Ente Parco in data 24 gennaio 2005, quella “feroce operazione di annientamento personale e di cancellazione della vera storia del Parco, fortunatamente tutt’altro che riuscita” che ricorda metodi che credevamo ormai lontani nel tempo, almeno in un Paese civile».

Questo il comunicato dell’associazione Altura.

«Abbiamo appreso con interesse delle manifestazioni indette per il Novantesimo Anniversario del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e in particolare del Convegno Internazionale del 18-19-20 maggio a Pescasseroli, sulla storia antica e recente del Parco più antico, e un tempo più famoso e importante d’Italia.

«Abbiamo scorso con attenzione la lista dei relatori e i titoli degli interventi, cercando vanamente qualche esplicito riferimento ai nomi e ai fatti che avevano caratterizzato il cosiddetto “periodo d’oro” del Parco, da quando, nel 1969, fu salvato dall’assalto della speculazione».

Il comunicato poi sottolinea come «grazie all’impegno, all’esempio sul campo e all’abnegazione del Direttore dell’epoca, dott. Franco Tassi, un’intera generazione di giovani italiani e italiane si avvicinò a questi problemi che non conosceva, amandoli e impegnandosi nella difesa della tutela e salvaguardia dell’ambiente naturale; infatti nello stesso periodo in Campania, intorno alle figure di Lello Capaldo e Pietro Dohrn, si coagularono le vite e gli impegni di tanti giovani in difesa dell’ambiente naturale e del paesaggio. Noi eravamo fra quelli e ancora oggi grazie al percorso indicato da questi giganti continuiamo a impegnarci in difesa e a tutela dell’ambiente naturale».

«Non c’è troppo da stupirsi, allora, se non abbiamo trovato alcun riferimento al “periodo d’oro” del Parco, né alle persone che avevano dedicato con coraggio e disinteresse la propria vita a trasformare il vergognoso scandalo degli anni Sessanta in un autentico modello virtuoso internazionale; né ai considerevoli risultati culturali, ambientali, ecologici e socioeconomici ottenuti, ai quali si sarebbe poi ispirata la strategia dei Parchi più avanzata a livello europeo, trascinando il Paese verso la nuova legge sulle aree protette. La vittoria del Comitato Parchi Nazionali nella sfida del 10%, le ricerche pioniere del Centro Studi Ecologici Appenninici, la salvezza del Monte Marsicano e le estensioni alle Mainarde e alla Valle del Giovenco, l’Operazione San Francesco per il Lupo appenninico e la reintroduzione del Camoscio d’Abruzzo alla Maiella e al Gran Sasso, la riscoperta della Lince e il Progetto Biodiversità, l’Operazione Grande Albero e la tutela delle foreste, l’affermazione dell’ecoturismo e mille altre concrete realizzazioni sembrano oggi dimenticate, offendendo spudoratamente la memoria storica e la verità.

«C’è da chiedersi, ad esempio – continua il comunicato – quali iniziative siano previste per onorare la figura dello straordinario Presidente del Parco Onorevole Michele Cifarelli, al quale l’istituzione deve moltissimo per l’equilibrio, la lungimiranza, la coerenza e l’umanità con cui seppe guidare il Parco in un decennio fondamentale per la sua affermazione. Non ci meraviglia, invece, il fatto che resti rigorosamente cancellata la figura del Direttore Soprintendente Franco Tassi, non solo diffamato, infangato e calunniato per decenni ma anche espulso nel modo più ignominioso e condannato irrevocabilmente alla cosiddetta “damnatio memoriae”, fin dall’antico diritto romano considerata come pena più grave della stessa condanna a morte. Giungendo a farne scomparire nome e opere, sottraendogli documenti e archivi, accusandolo di colpe inesistenti… Ma in questo caso, come si è detto, l’atteggiamento del Parco non sorprende troppo, essendo ovviamente in piena linea con i metodi e le strategie della politica che ha dominato il “Bel Paese” durante l’ultimo decennio.

«Ecco perché – conclude la nota – dopo questa ennesima conferma di metodi eticamente riprovevoli che non possiamo assolutamente condividere, noi faremo sapere in ogni occasione e di fronte alla opinione pubblica nazionale e internazionale quale sia la vera storia recente e attuale del Parco Nazionale d’Abruzzo e spiegheremo perché, in questa occasione più che in ogni altra, sentiamo una profonda vergogna di essere italiani. Non conosciamo nessun altro caso di Paese civile che, in una situazione simile, si sarebbe comportato allo stesso modo».