È corretta la campagna di Greenpeace contro Enel

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L’associazione dice la verità sull’Enel. Bocciata la richiesta di censurare la campagna contro il carbone. «Le espressioni utilizzate appaiono non solo conformi all’importanza e all’interesse della tematica trattata, ma anche al contesto espressivo delle campagne di denuncia ambientale…»

Il tentativo di Enel di censurare la campagna di Greenpeace «Facciamo Luce su Enel» è stato bocciato dal Tribunale di Roma. La prima sezione civile infatti ha rigettato il ricorso dell’azienda, riconoscendo che la comunicazione di Greenpeace è commisurata all’evidenza dei dati scientifici prodotti, che dimostrano gli impatti del carbone sul clima e sulla salute umana. Nessuna diffamazione o lesione dell’onore, quindi, ma una critica legittima e giustificata. Il giudice ha condannato Enel alla rifusione delle spese processuali.

Le motivazioni della sentenza sono chiare: «i dati riportati [da Greenpeace] sono effettivamente conformi agli esiti della ricerca commissionata da Greenpeace a Somo relativamente ai danni provocati dalle centrali a carbone e già noti alla comunità scientifica internazionale (prima tra tutte l’Agenzia europea per l’Ambiente, Eea)”. Lo stesso giudice ricorda poi nel dispositivo della sentenza che gli esiti della ricerca non «sono stati contestati dalle società ricorrenti [gruppo Enel essendone peraltro l’Enel stata portata tempestivamente a conoscenza». In altre parole, l’azienda non è in grado di smentire i dati di Greenpeace.

Il giudice ritiene quindi che «il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è dunque conforme a verità…», che «le espressioni utilizzate dalla resistente [Greenpeace] appaiono infatti non solo conformi all’importanza e all’interesse della tematica trattata, ma anche al contesto espressivo delle campagne di denuncia ambientale…» e che «la durezza delle espressioni è giustificata dalla gravità della tematica affrontata, dal suo rilevante interesse per l’opinione pubblica (oltre che per la comunità scientifica internazionale), dalla funzione tipicamente di denuncia dell’associazione resistente…». Secondo il giudice «i termini killer, vittima, crimine, sporca verità e quanto altro indicato […] configurano un linguaggio, nell’intero contesto, adeguato all’importante iniziativa di denuncia ambientale…».

«È questa la vittoria di un principio fondamentale della democrazia: il diritto alla critica. Il linguaggio aspro non è censurabile se si basa su dati e argomenti scientificamente fondati. L’utilizzo energetico del carbone danneggia il clima e uccide le persone, ed Enel è il primo utilizzatore di carbone in Italia» dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore esecutivo dell’associazione.

La produzione termoelettrica a carbone di Enel è causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l’anno; mentre in Europa quella stessa produzione causa quasi 1.100 casi di morti premature l’anno e danni per 4,3 miliardi di euro. Enel è il maggior emettitore in Italia di CO2: 36,8 milioni di tonnellate emesse nel 2011 e il quarto emettitore in Europa (78 milioni di tonnellate). Enel, in Italia, emette una quantità di anidride carbonica pari alla somma delle emissioni attribuite al comparto dell’acciaio e del cemento, circa il 55% in più di quanto attribuito ai grandi gruppi di raffinazione.

Greenpeace chiede a Enel di dimezzare la sua produzione a carbone entro il 2020 e di azzerarla al 2030 rinunciando ai progetti di nuove centrali a carbone e sostituendo al carbone fonti pulite e rinnovabili.

(Fonte Greenpeace)