Turismo, agli italiani piace «eco»

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Le vacanze nelle aree protette, che hanno toccato picchi di 35 milioni di visitatori annui, infatti queste mettono a disposizione dell’intero sistema-Paese un modello ricettivo nuovo, ad oggi uno dei pochi a sfuggire alla morsa della crisi e far registrare numeri in continua crescita

Esiste un turismo da riscoprire. Ecologico. Sì, perché sempre più italiani, giovani e famiglie, decidono di passare il proprio tempo libero e le proprie vacanze nei parchi naturali, nelle aree protette e nei siti archeologici che solo il nostro Paese, un laboratorio di green economy in continua evoluzione, è in grado di offrire in così grande quantità.

Una realtà confermata dai risultati dal secondo rapporto «Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo» recentemente pubblicato dalla fondazione UniVerde e da Ipr Marketing. Numeri e percentuali che descrivono una rivoluzione nel modo di concepire il turismo. Qualità prima di tutto: la maggioranza degli intervistati dichiara di essere attratto dalle bellezze storico-artistiche che la meta prescelta può offrire. A patto che se ne preservi anche l’aspetto paesaggistico: per il 75 per cento degli intervistati, infatti, la costruzione selvaggia e la speculazione edilizia vengono percepiti come fattori negativi, da evitare ad ogni costo.

Tra le attrazioni che i parchi possono offrire, quelle che interessano di più chi ha risposto al questionario sono i percorsi di conoscenza del mare, quelli enogastronomici e le escursioni (trekking, in bici, in canoa o a cavallo). L’agriturismo, invece, è la sistemazione preferita per gli ecoturisti, con il 50 per cento delle preferenze. La ricerca si chiude lanciando un messaggio di ottimismo: la grande maggioranza degli intervistati ha dichiarato di essere sicuro che la sensibilità e l’interesse per il turismo sostenibile nei prossimi dieci anni è destinato a crescere ancora.

Negli ultimi anni, i parchi si sono fatti portatori di un messaggio di rottura rispetto alle politiche di promozione del turismo «classico» in Italia. Si sono impegnati nello sviluppo di un’offerta parallela al circuito mainstream. Una proposta che si basa sulla valorizzazione dell’ambiente, dei siti archeologici presenti nelle riserve protette e delle particolari risorse che storicamente ognuna delle Regioni italiane è stata in grado di mettere a disposizione dei turisti. Sempre tenendo presente che alla fruizione si deve accompagnare la contemporanea salvaguardia della biodiversità locale.

Non di minore importanza è l’aspetto economico dell’ecoturismo. Per il visitatore conta la disponibilità di guide per le escursioni, la possibilità di affittare facilmente attrezzature sportive come canoe o biciclette. Si tratta di un settore ancora da scoprire, in cui si registra meno concorrenza rispetto alla più tradizionale controparte da agenzia turistica. Le vacanze nelle aree protette, che hanno toccato picchi di 35 milioni di visitatori annui, infatti, mettono a disposizione dell’intero sistema-Paese un modello ricettivo nuovo, ad oggi uno dei pochi a sfuggire alla morsa della crisi e far registrare numeri in continua crescita.

Se va scoperto il nuovo modo di vivere le proprie vacanze, altrettanto si può dire dell’ecoturista. Dalla ricerca emerge un ritratto molto interessante: a differenza di quella del «balneare», che tende a fare la spesa al supermercato e portarsi il pranzo al sacco in spiaggia, dove passa mediamente più di mezza giornata, l’esperienza del «turista natura» è totale. Tendenzialmente, spende la quota vacanza all’interno del parco, usufruendo di tutti i servizi che la struttura offre. Non vuole sprecare neanche un minuto del suo tempo libero, accetta i costi e pretende in cambio servizi ottimali.

Sì, perché l’offerta dei parchi e delle aree verdi italiane è ampia e variegata. Ed è capace di attrarre gli amanti dell’arte. Secondo un’indagine del Cts (Centro turistico studentesco), i parchi più visitati sono quelli costieri. Il più visitato è quello del Cilento, seguito dal Gargano, dall’arcipelago toscano, dal Circeo e dalle Cinque Terre. Tra le aree protette interne più frequentate, ci sono quelle «storiche»: Abruzzo, Gran Paradiso e Stelvio. In totale, i soli parchi nazionali mettono a disposizione degli ecoturisti oltre 9mila strutture ricettive per 350mila posti letto, circa il 9 per cento dell’offerta italiana. Inoltre, solo all’interno dei parchi nazionali ci sono oltre 1.700 centri storici, circa 150 musei, quasi 300 tra castelli, rocche e fortificazioni, più di 200 siti archeologici e 300 edifici di culto tra santuari, monasteri e chiese rurali.

Un patrimonio straordinario, un tesoro che Federparchi e Europarc cercano di salvaguardare con la Cets, la Carta europea del turismo sostenibile nelle aree protette. Uno strumento che la federazione propone già da diversi anni alle aree protette che decidono di promuovere attività turistiche responsabili ed ecocompatibili, con il coinvolgimento delle strutture ricettive, delle pro loco, dei residenti e delle imprese locali comprese nel territorio del parco.

E, in prospettiva futura, Federparchi punta sulla sensibilizzazione dei più giovani tra gli ecoturisti, impegnandosi a diffondere il valore dell’ecosostenibilità in 500 scuole di tutta Italia con progetti-laboratorio come «Vividaria», realizzato in collaborazione con l’Institut Klorane. Ai 10mila bambini coinvolti nel concorso è stato chiesto di fornire la propria lettura creativa del valore della biodiversità. E i risultati sono stati straordinari: video, rap, cartelloni, documentari e libri. Le classi vincitrici hanno ricevuto in premio una visita guidata in uno dei parchi della regione di provenienza. Uno stimolo in più per tanti giovani cittadini: se è vero che alle nuove generazioni spetterà la gestione e la tutela del nostro verde, la federazione dei parchi italiani è partita con il piede giusto. Per cambiare il futuro, bisogna rendere consapevoli i cittadini di domani, affinché siano responsabili e coscienti di avere tra le mani una risorsa importante.

(Fonte Federparchi)