Il Benessere Equo Solidale è stato lanciato nel giorno di avvio della Conferenza di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile: selezionato un set di 134 indicatori per rappresentare le 12 dimensioni del benessere equo e sostenibile rilevanti per il nostro Paese. A dicembre il primo rapporto
Si chiama Benessere equo sostenibile (Bes) il progetto nato da un’iniziativa del Cnel e dell’Istat e volto a misurare e valutare il benessere e il progresso equo e sostenibile della società italiana.
Bes si inquadra pienamente nel dibattito internazionale sul cosiddetto «superamento del Prodotto interno lordo (Pil)», argomento questo che ha marcato la consapevolezza che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità.
Ma come è nato Bes?
Nel giorno di avvio della Conferenza di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile, Cnel e Istat, in condivisione con la comunità scientifica e, per la prima volta, anche con la società civile, hanno selezionato un set di 134 indicatori per rappresentare le 12 dimensioni del benessere equo e sostenibile rilevanti per il nostro Paese.
Ma vediamo più nel dettaglio la cosa.
Alla base della realizzazione del progetto c’è stata la comprensione che il Pil, in quanto misura quantitativa della produzione realizzata dal sistema economico, non offre una visione complessiva del progresso di una società. Per far questo lo stesso deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che influenzano la condizione di vita dei cittadini, quali la salute, la sicurezza, il benessere soggettivo, le condizioni lavorative, il benessere economico, la disuguaglianza, lo stato dell’ambiente, ecc.
Tuttavia, nonostante il coinvolgimento di indicatori affidabili e tempestivi, ci si è resi conto che il concetto di benessere cambia secondo tempi, luoghi e culture e pertanto richiede anche la definizione di un quadro concettuale e il coinvolgimento di tutti i settori della società, così da assicurare la legittimazione democratica necessaria per un suo utilizzo condiviso da parte di tutta la società.
Ed è proprio per far fronte a questa esigenza che il Cnel e l’Istat hanno costituito un «Comitato di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana», composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile: non solo, quindi, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, ma anche associazioni di volontariato, associazionismo femminile, associazioni ambientaliste, ecc., che per la prima volta hanno lavorato insieme per l’individuazione del set di indicatori fondamentali per misurare il benessere.
Utili strumenti d’informazione sul progetto sono contenuti sul sito http://www.misuredelbenessere.it/, il quale, studiato per ottenere un coinvolgimento effettivo delle varie parti sociali, consente a cittadini, istituzioni, centri di ricerca, associazioni, imprese di contribuire a definire «che cosa conta davvero per l’Italia».
E a dicembre si resta in attesa del primo Rapporto sul benessere in Italia targato Cnel-Istat.