Il principio di precauzione è il limite invalicabile

399
Tempo di lettura: < 1 minuto

«Lo studio shock realizzato in Francia sulla tossicità del mais transgenico e del Roundup (un erbicida molto diffuso) conferma tutte le nostre preoccupazioni. Il principio di precauzione è il limite invalicabile. Per questo chiediamo al governo di intervenire in sede Ue per sospendere il rilascio delle autorizzazioni per la coltivazione e le importazioni di questa varietà. Nello stesso tempo ribadiamo l’urgenza di attivare l’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare al fine di porla in sintonia con l’Authority europea di Parma. Serve un’Agenzia senza troppi lacci e impedimenti burocratici, ma in grado di intervenire ed operare in modo snello e tempestivo per affrontare i problemi e gestire in maniera valida situazioni di rischio e i sistemi di rapido allarme sotto il profilo agroalimentare». Lo sostiene il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi.
«Da sempre siamo – aggiunge Politi – fermamente convinti che gli organismi geneticamente modificati non servono alla nostra agricoltura diversificata e saldamente legata alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle variegate realtà rurali. E le notizie che giungono dalla Francia rafforzano la nostra posizione anche dal punto di vista puramente salutare. La nostra contrarietà non è ideologica. Siamo, infatti, convinti che in Italia ed in Europa è possibile produrre colture proteiche libere da biotech, con beneficio per l’ambiente, per la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori».
«Tuttavia, questo non significa che la nostra posizione sia oscurantista. Da parte della Cia – avverte il presidente – non c’è alcuna preclusione nei confronti della scienza e della ricerca. È importante una riflessione seria che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola. Il tutto, comunque, deve essere fatto nel pieno rispetto del principio di precauzione e della tutela delle esigenze peculiari delle produzioni di qualità e tipiche dei territori agricoli italiani».

(Fonte Cia)