È l’appello disperato dei Guarani cacciati dalla loro terra per fare spazio ad un ranch. Ne sono già morti quattro. Dopo aver saputo che saranno sfrattati hanno lanciato il drammatico appello al governo
Da quando sono riusciti a ritornare in una piccola parte della terra ancestrale, 170 Indiani, membri della forte tribù dei Guarani (che in Brasile conta circa 46.000 persone) hanno già subito violenze, morte e numerosi attacchi brutali. La loro terra, conosciuta con il nome di Pyelito Kuê/M’barakai, è attualmente occupata da un ranch. La comunità indiana è circondata dalle guardie armate dell’allevatore, con limitata possibilità di procurarsi cibo e cure mediche.
Il loro sfratto è stato ordinato da un giudice il mese scorso. «Questa sentenza è parte dello sterminio storico dei popoli indigeni del Brasile – hanno scritto i Guarani in una lettera – . Abbiamo perso la speranza di poter sopravvivere nella nostra terra ancestrale con dignità, e senza subire violenze. Presto saremo tutti morti. Vogliamo morire ed essere sepolti qui, insieme ai nostri antenati. Chiediamo pertanto al governo e al sistema giudiziario di non ordinare il nostro sfratto, bensì la nostra morte collettiva, e poi di seppellirci qui. Noi chiediamo, una volta per tutte, che sia ordinato il nostro massacro e che le ruspe scavino una grande fossa per i nostri corpi».
«Abbiamo deciso, tutti insieme, che non ci muoveremo più di qui, non importa se vivi o morti».
Da quando la comunità ha rioccupato la loro terra, sono già morti quattro Guarani: due per suicidio e due a causa degli attacchi dei sicari.
Il Funai, responsabile della mappatura e della demarcazione della terra dei Guarani, ha dichiarato che sta cercando di far sospendere l’ordine di sfratto.
Gli enormi ritardi del programma di demarcazione costringono migliaia di Guarani a vivere da anni in riserve sovraffollate o accampati ai margini delle strade con scarse risorse di cibo, acqua pulita e cure mediche. Soffrono uno dei tassi di suicidio più alti al mondo; secondo una recente statistica governativa, negli ultimi dieci anni si è verificato mediamente un suicidio a settimana.
«I suicidi dei Guarani si stanno verificando e intensificando a causa del ritardo nell’identificazione e nella demarcazione della nostra terra ancestrale» ha denunciato l’antropologo guarani Tonico Benites.
Survival International chiede che i Guarani possano restare nella loro terra e che tutti i territori guarani siano demarcati con la massima urgenza, prima di perdere altre vite.
«L’estinzione dei popoli indigeni del Brasile è un’onta nella storia del paese, ed è vergognoso che le stesse crudeltà e gli stessi abusi commessi in epoca coloniale siano avvallati dal sistema giuridico brasiliano contemporaneo. La straziante richiesta dei Guarani di Pyelito non avrebbe potuto essere più esplicita: la vita senza la terra ancestrale è così piena di miseria e sofferenza che non merita di essere vissuta. Il Brasile deve agire prima che un altro dei suoi popoli sia distrutto per sempre».
(Nella foto. Per procurarsi il cibo, i Guarani sono costretti a compiere un pericoloso attraversamento del fiume, sorretti solo da un cavo sottile. MPF/Survival)
(Fonte Survival International)