Chirurgia estetica per i bambini obesi?

690
Sanita medico dottore
Tempo di lettura: 2 minuti

Il buon senso indica ben altre direzioni al posto della chirurgia utilizzata senza troppi scrupoli. Certo, ci piacerebbe che venisse rispedita al mittente anche qualche altra pessima abitudine, come quella di disporre nelle scuole distributori di cioccolate e merendine ipercaloriche o quella di consumare cibi spazzatura e birre a volontà durante le uscite serali con gli amici

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

Ben il 23% dei bambini è in sovrappeso e almeno un bambino su dieci è francamente obeso. Una massa crescente di «piccoli cittadini» alle prese con una cattiva gestione del proprio corpo, con la prospettiva di imbattersi troppo precocemente nella vita in malattie come diabete, ipertensione, infarto del miocardio, discopatie e molte altre ancora: cose che purtroppo ormai sappiamo bene e che sempre più vengono confermate da studi e ricerche condotte sul territorio.

La ulteriore novità, però, è di questi giorni e consiste nella diffusione di dati americani secondo cui in un contesto di accrescimento progressivo del problema sovrappeso in ambito infantile aumenta anche (e costantemente) il numero di bambini sottoposti (meglio sarebbe dire «fatti sottoporre») ad interventi di chirurgia estetica (come la liposuzione) per affrontare in modo «drastico» e risoluto l’inconveniente dei chili in più. Tale tendenza pare sia già sbarcata anche in Italia, seppur timidamente, e sembra col tempo irrobustirsi sempre più, almeno nelle richieste rivolte dai genitori ai chirurghi estetici che però (e fortunatamente) da noi hanno grandi riserve rispetto all’ipotesi di trattare in tale maniera il problema dell’adipe troppo esuberante.

Per fortuna non sempre assorbiamo passivamente e rapidamente le mode peggiori dagli Stati Uniti: il buon senso, in questo caso, indica ben altre direzioni al posto della chirurgia utilizzata senza troppi scrupoli. Certo, ci piacerebbe che venisse rispedita al mittente anche qualche altra pessima abitudine, come quella di disporre nelle scuole distributori di cioccolate e merendine ipercaloriche o quella di consumare cibi spazzatura e birre a volontà durante le uscite serali con gli amici. È senz’altro e innanzitutto una questione di tipo culturale. Una difficile sfida. Ma se non cominciamo ad affrontare con durezza e decisione il controsenso di una scuola che ti dis-educa dal punto di vista alimentare come potremo evitare di veder sottoposti a liposuzione ragazzini di tredici anni?