È l’appello rivolto oggi a Roma dalle Associazioni a Governo Monti, Parlamento Ue e Regioni durante l’incontro «Pac 2014 – 2020: per un’agricoltura in grado di riconciliare Economia ed Ecologia»
«Una riforma “verde” della Politica agricola comune (Pac) dell’Unione europea che fronteggi la crisi economica ed ecologica, dirottando i finanziamenti dalle produzioni intensive ad alto impatto ambientale alle piccole aziende agricole multifunzionali, in grado cioè di garantire modelli di produzione e di consumo sostenibili e fornire servizi ambientali e sociali economicamente efficienti e rispettosi della biodiversità, delle risorse naturali e del paesaggio». È la richiesta rivolta al Governo Monti, al Parlamento europeo e alle Regioni da 13 associazioni che riuniscono ambientalisti, mondo scientifico, agricoltori biologici e biodinamici (Associazione italiana Agricoltura Biologica, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, Fai-Fondo Ambiente Italiano, Federbio-Unione Nazionale Produttori Biologici e Biodinamici, Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, Italia Nostra, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, Pro Natura, Societa’ Italiana Ecologia del Paesaggio, Touring Club Italiano, Wwf Italia) in occasione dell’incontro «PAC 2014 – 2020: per un’agricoltura in grado di riconciliare Economia ed Ecologia», che si è svolto oggi a Roma presso la sede della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Durante l’iniziativa le 13 associazioni si sono confrontate con le tre maggiori Associazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura e Cia), i rappresentanti delle Regioni e del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
«L’attuale crisi economica colpisce un’agricoltura già fortemente attraversata da una profonda crisi strutturale – affermano le 13 sigle in una nota congiunta -. In Italia le aziende sono calate in 10 anni del 32,2% e il loro reddito del 25,3%. I dati sull’ambiente in Europa evidenziano una crisi generalizzata anche della biodiversità e il consumo di suolo agricolo negli ultimi sessant’anni (che ha provocato la perdita di 1,5 milioni di ettari dei terreni più fertili in Italia) mette a rischio anche la sicurezza alimentare. Questa crisi è il punto di arrivo di un modello di agricoltura non più sostenibile per modalità di produzione e di consumo».
«Con un documento condiviso, presentato in occasione dell’incontro, le tredici Associazioni hanno evidenziato come in Italia, dove ancora prevalgono aziende agricole di piccole dimensioni, riuscire a mantenere un’agricoltura di qualità significa essenzialmente mettere in relazione la sostenibilità ambientale con quella economica. Una Politica agricola comune per l’Europa, che voglia definirsi tale per il futuro, deve poter dare all’agricoltura un ruolo centrale nella ricostruzione delle condizioni ambientali ed economiche della produzione».
«La crisi agricola di oggi è il punto di arrivo di un modello di sviluppo non più sostenibile e che vede nei sistemi agricoli e di produzione del cibo i settori dove maggiormente esplodono le contraddizioni. Contemporaneamente, però, proprio l’agricoltura è il settore che più di altri ha già realizzato attività innovative per costruire un modello di produzione e consumo basato su una visione avanzata della sostenibilità in grado di garantire efficienza economica, equità sociale, tutela e valorizzazione delle risorse naturali e del paesaggio».
«Gli aiuti distribuiti fino ad oggi alle imprese agricole dall’Unione europea attraverso la propria Politica agricola comune (Pac) hanno favorito produzioni intensive ad alto impatto ambientale senza garantire la loro sostenibilità economica. Le aziende che hanno ricevuto la maggior parte dei fondi comunitari sono infatti quelle di grandi dimensioni, monoculturali, che producono merci indifferenziate ma che realizzano un reddito netto più basso. Le aziende agricole che reggono meglio l’impatto della crisi sono invece le aziende diversificate, multifunzionali, che realizzano attività innovative per la costruzione di un modello di produzione e consumo basato sulla sostenibilità ambientale».
Una riforma «verde» è possibile
«Ci troviamo di fronte ad un paradosso: le imprese che hanno sostegni dalla Pac non hanno futuro sul piano economico e le imprese che invece possono avere un futuro non hanno sostegni. La riforma della Pac per il periodo 2014 – 2020, in discussione al Parlamento europeo, deve affrontare questo paradosso.
Per quanto riguarda il primo pilastro della Pac e l’aiuto disaccoppiato, è necessario orientarsi verso soluzioni che consentano la remunerazione della produzione di beni pubblici con chiari obiettivi legati alla sicurezza e alla sovranità alimentare, alla mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, alla protezione delle funzioni degli ecosistemi, alla protezione delle risorse naturali (acqua, suolo, ecc.), alla messa in sicurezza del territorio, alla creazione di opportunità di lavoro ed al rafforzamento del tessuto sociale delle aree rurali.
Per quello che riguarda il secondo pilastro della Pac, il riferimento fondamentale deve essere il perseguimento di strategie individuali e collettive per la diversificazione delle produzioni, dei mercati, delle funzioni, integrando la produzione di beni privati con la produzione di beni pubblici per una rinnovata economia locale sostenibile attraverso una nuova integrazione città-campagna».
«In questo scenario l’agricoltura biologica assume un ruolo completamente nuovo rispetto al passato, utile per il futuro di tutta l’agricoltura, diventando metodo produttivo centrale dal quale partire per un nuovo modello di riferimento basato su valori etici e sociali e sulla tutela dei beni pubblici. Sono, infatti, proprio le aziende biologiche che attraverso la diversificazione (base fondante dei principi del biologico) hanno saputo interpretare la multifunzionalità in misura maggiore rispetto alle altre e che oggi si dimostrano più resilienti anche sul piano economico e in sintonia maggiore con l’ambiente e i bisogni dei cittadini».
Il dibattito al consiglio Ue: il rischio di un’occasione persa
«Le proposte della Pac per il periodo 2014 – 2020 presentate dalla Commissione europea nell’ottobre 2011 contenevano alcune importanti innovazioni rispetto al passato insieme ad altri aspetti da considerarsi invece insufficienti e che necessitavano ulteriori approfondimenti e miglioramenti per poter realizzare una riforma adeguata alle esigenze di profondo cambiamento che i tempi attuali richiedono. Visto il dibattito in corso al Parlamento europeo e le proposte del Consiglio europeo dell’Agricoltura si rischia invece di fare ulteriori passi indietro e far diventare la riforma un’occasione persa per l’affermazione di una nuova agricoltura in grado di riconciliare economia ed ecologia».
«La crisi strutturale nella quale siamo immersi impone di dare una priorità assoluta nell’uso delle risorse pubbliche ad obiettivi di interesse collettivo come la salvaguardia dell’ambiente, i servizi sociali nelle aree rurali, la creazione di nuova occupazione per i giovani. Promuovere e sostenere le imprese agricole multifunzionali, che alla produzione di cibo associano la fornitura di servizi ambientali e sociali creando lavoro qualificato, è la strada migliore per perseguire questi obiettivi».