Nessun addio al petrolio…

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Secondo i ricercatori dell’Ente americano nel sottosuolo del globo ci sarebbero più di 2mila miliardi di barili di greggio pronti per l’estrazione

 

Il petrolio, il greggio, l’oro nero, qualunque sia il nome con cui intendiamo etichettarlo, non è vero si stia inesorabilmente ed irrimediabilmente esaurendo.

Questo è ciò che afferma una recente ricerca i cui risultati ottimistici sono stati resi noti dal sito di informazione finanziaria Bloomberg in base agli ultimi dati trasmessi dal Servizio geologico degli Stati Uniti. Secondo i ricercatori dell’Ente americano nel sottosuolo del globo ci sarebbero più di 2mila miliardi di barili di greggio pronti per l’estrazione.

La teoria sul quantitativo piuttosto limitato del petrolio a nostra disposizione è stata formulata per la prima volta nel 1956 da King Hubbert, un geologo della Shell.

Hubbert aveva ipotizzato la data di decesso del petrolio per l’inizio degli anni 70. Momento storico drammatico al quale sarebbe seguito un inevitabile crepuscolo.

Ciò che non si sapeva all’epoca era dell’esistenza di zone che poi sono state classificate come «sfruttabili» solo con il passare del tempo. Questi salvagenti energetici sono: i giacimenti della Patagonia, quelli Africani della Rift Valley e le sabbie bituminose dell’Alberta, in Canada.

L’Arabia Saudita nello specifico, ma è tendenza comune di un po’ tutti i paesi arabi, confonde di proposito le idee di chi vorrebbe fare una media ponderata di tutte le riserve impiegabili esistenti nel mondo: non fornisce alcun dato ufficiale su quanti siano effettivamente i giacimenti fruibili nel suo territorio nazionale, o limitrofo.

C’è a questo punto da chiedersi se questa notizia del quantitativo cospicuo di petrolio ancora esistente sia davvero un annuncio dai risvolti positivi e costruttivi per l’intera umanità.

Perché, se ci pensiamo bene, l’accelerata imposta ai ritmi della ricerca in materia di energie alternative è iniziata quando le teorie allarmistiche sulla fine del greggio andavano per la maggiore.

Estrarre il petrolio dai fondali marini non è un bene: si sottopone il sottosuolo ad un carico ineguagliabile di stress meccanico che rovescia la simmetria naturale dell’ecosistema marino.

Inoltre, adoperare fonti di energia pulita permetterebbe all’uomo di muoversi finalmente in modo sostenibile in ambito ambientale.

Senza calcolare gli innumerevoli vantaggi di cui gioverebbe la nostra stessa salute.

Quindi, sicuri di voler tornare indietro?