La riduzione degli incentivi è finalizzata alla redistribuzione delle risorse, in pratica a incentivare altre fonti di energia rinnovabile, poi la semplificazione burocratica e tanto… ottimismo «basato sui pilastri della società italiana: famiglia e impresa»
Ottimismo cauto, ma pur sempre ottimismo ha espresso il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera in conclusione della seconda giornata della prima edizione degli Stati generali della Green economy a Rimini nell’ambito di Ecomondo, Key Energy e Cooperambiente. Riduzione degli incentivi al fotovoltaico entro la media europea (in realtà restano comunque poco più generosi della media Ue) e semplificazione burocratica sono stati al centro dell’attenzione governativa.
La riduzione degli incentivi è finalizzata alla redistribuzione delle risorse, in pratica a incentivare altre fonti di energia rinnovabile (biogas e biomasse in particolare) i cui impianti sono frutto della ricerca e della produzione italiana. La semplificazione burocratica invece è finalizzata a snellire le procedure di autorizzazione, nelle quali, come fosse la tela di un ragno, incappano molte imprese italiane e straniere. A questi temi fondamentali spiegati dal ministro Passera va aggiunta una buona dose di ottimismo «basato sui pilastri della società italiana: famiglia e impresa».
La seconda sessione degli Stati generali ha puntato l’attenzione sulle connessioni che la green economy può sviluppare, ovvero la crescita di investimenti nel settore che ha portato all’aumento degli occupati: si parla del 40% in più di occupati nel 2011. E come già nella prima giornata è stato detto, «oltre alla creazione di nuova occupazione occorre convertire il lavoro già esistente in green». Un filo conduttore che ha unito, oltre le consuete divisioni, le sigle sindacali, le associazioni di categoria e le rappresentanze degli imprenditori è stata la richiesta di stabilità normativa, la certezza cioè di sapere che le regole non cambieranno in corso d’opera. Quindi lavori green per trainare il Paese fuori dalla crisi; a questo proposito la Cgil ha annunciato che sta realizzando un «Piano del lavoro, che può diventare uno strumento di rilancio politico e sociale che possa guardare a uno sviluppo sostenibile».
Le possibilità per le famiglie e per le imprese che saranno introdotte dal Conto termico invece sono state illustrate in conferenza stampa a metà mattinata alla presenza dei ministri dell’Ambiente Corrado Clini e dello Sviluppo economico Corrado Passera. Solare termico e impianti a biomasse sono esempi di quelle tecnologie che il governo Monti intende «spingere», con la previsione di incentivare, attraverso un contributo statale del 40% a fondo perduto, le famiglie e le imprese a cambiare tecnologie per il riscaldamento con cifre che si aggirano «sui 900 milioni l’anno». L’ordine al quale è stata riportata la situazione caotica degli incentivi al fotovoltaico è stato dunque funzionale alla redistribuzione delle risorse, ma anche e soprattutto finalizzato ad incentivare quelle fette di mercato green con marchio italiano. La Strategia energetica nazionale poi ha permesso di armonizzare i comparti gas ed elettrico, con la prospettiva di promuovere l’Italia come «hub dell’intero Mediterraneo». Inoltre il ministro Passera ha insistito sull’importanza degli incentivi, «che – ha affermato – contribuiscono a far emergere sacche di lavoro nero». Un altro tassello sul quale i due «ministri della sostenibilità» hanno insistito è l’efficienza energetica, che sarà valutata e certificata con i «certificati bianchi».
Dunque le richieste avanzate dalle associazioni di categoria del comparto agricolo e delle imprese grandi e piccole, seppur nelle specificità del caso, possono essere accomunate sotto l’ombrello ideale della certezza normativa (concetto ribadito da tutti i relatori) e della necessità di continuare a stanziare incentivi che sono, in questo periodo di crisi, indubbiamente uno stimolo importante alla crescita del settore green. Inoltre dalle rappresentanze del mondo del lavoro è giunta la critica per le politiche governative, sempre troppo emergenziali. Ciò che serve al settore per diventare il propulsore dell’economia «sia old sia green» è un mutamento politico nella visione del futuro, è necessario che la politica risponda alle domande di oggi con visioni prospettiche nuove e di lungo respiro, come già da tempo in altri grandi Paesi non solo europei si fa. Gli Stati generali della Green economy hanno rappresentato un unicum nella breve storia del settore e della sua gestione; dopo questa prima edizione in cui imprese, esperti e istituzioni hanno dialogato e assieme hanno individuato gli otto pilastri l’universo economico italiano dovrà colorarsi sempre più di verde. Per realizzare questi progetti «dobbiamo affrettarci – ha affermato Tommaso Campanile di Rete Impresa Italia – a convertire le nostre categorie mentali».
Come sempre non basta investire denaro pubblico o privato, risulta davvero fondamentale spiegare la bontà del progetto e la sostenibilità della stessa, sia economica sia ambientale.