Il trasporto delle scorie ha un impatto significativo sull’ambiente, sia in termini di inquinamento sia in termini energetici. I paesi che ricevono gli scarti devono essere in grado di gestire i rifiuti in modo sicuro e devono combattere la crescente esportazione illegale di rifiuti, che in Europa viene perseguitata pesantemente
Un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’ambiente (Aea) mostra come le politiche europee sugli scarti stiano spingendo gli stati membri ad esportare una sempre maggiore quantità di rifiuti nei passe confinanti o fuori dall’Ue.
L’esportazione oltre confine dei rifiuti è dovuta a diversi fattori. Dopo l’introduzione del mercato unico nel 1993, gli spostamenti oltre confine dei beni, compresi i rifiuti, sono diventati più semplici. Inoltre, specifiche politiche europee incoraggiano l’esportazione di particolari rifiuti che non possono essere trattati o riciclati nel paese di origine.
Secondo il rapporto dell’Aea, il fenomeno dell’esportazione dei rifiuti è in crescita e ha sia risvolti positivi sia negativi.
Da un lato l’esportazione dei rifiuti in sé può favorire l’accesso al riciclaggio e aumentare le possibilità di utilizzo dei rifiuti nei Paesi in via di sviluppo, per i quali sarebbe troppo costoso attingere alle risorse vergini. Inoltre, il commercio dei rifiuti è in grado di generare ingenti ritorni finanziari e facilita un utilizzo più efficace delle risorse.
Dall’altro lato il trasporto delle scorie ha un impatto significativo sull’ambiente, sia in termini di inquinamento sia in termini energetici. I paesi che ricevono gli scarti devono essere in grado di gestire i rifiuti in modo sicuro e devono combattere la crescente esportazione illegale di rifiuti, che in Europa viene perseguitata pesantemente.
Ogni anno, infatti, tra 250.000 e 1.300.000 tonnellate di scorie elettriche vengono spedite al di là dei confini europei verso paesi non Ocse, venendo classificati come «beni usati» anche se in realtà non sono più funzionali e molto spesso sono rifiuti pericolosi.
Questi vengono poi spesso trattati in condizioni pericolose e inefficienti, con possibili rischi sia per la salute ambientale sia per quella dell’uomo.
Recentemente uno studio della Global Alliance for Incinerator Alternatives (Gaia) ha dimostrato che l’Unione europea supporta progetti di smaltimento dei rifiuti a discapito dei paesi in via di sviluppo attraverso il Clean Development Mechanism.
Secondo l’Eea, l’Ue dovrebbe agire alla base del problema, prevenendo un’eccessiva produzione di rifiuti e incoraggiando le nuove tecnologie e modelli economici per una minore produzione di scarti e una maggiore efficienza delle risorse.