Un dissesto idrogeologico per ogni stagione

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foto di N. Palumbo
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Negli ultimi 60 anni gli eventi naturali a carattere disastroso in tutta la penisola, collegabili principalmente a fenomeni quali alluvioni, frane o colate di fango e detriti, sono stati più di 3.300; migliaia i morti, centinaia di migliaia il numero di sfollati costretti a trovare soluzioni alternative alla loro fissa dimora. Eventi eccezionali? A Novembre? Siamo sicuri che non ci siano precedenti?

Sorprende la sorpresa dei più nel registrare gli eventi alluvionali che in questo mese autunnale hanno causato vittime e ingenti danni; sorprende ritrovare tanti decisori affetti da vuoti di memoria che li costringono a vivere la storia solo dall’inizio del proprio mandato e a programmare e pianificare, la qualità della vita e talvolta la sopravvivenza della popolazione, nell’intervallo che non va oltre la fine del proprio mandato.
Negli ultimi 60 anni gli eventi naturali a carattere disastroso in tutta la penisola, collegabili principalmente a fenomeni quali alluvioni, frane o colate di fango e detriti, sono stati più di 3.300; migliaia i morti, centinaia di migliaia il numero di sfollati costretti a trovare soluzioni alternative alla loro fissa dimora.
Eventi eccezionali? A Novembre? Siamo sicuri che non ci siano precedenti?
Chi non conosce la storia è costretto a riviverla due volte, il problema è che chi non conosce la storia ed è un decisore, costringerà a farla rivivere due volte e forse anche più alla popolazione. Ricordiamo alcuni eventi alluvionali: Polesine (14/11/1951); Firenze (4/11/1966); Biellese (3/11/1968); Piemonte (5-6/11/1994); Bari (22-23/10/2005); Genova (4/11/2011). In questi giorni abbiamo eventi alluvionali previsti dagli allerta meteo che hanno interessato la Toscana, l’Umbria e il Lazio.
Dopo ogni evento si piangono i morti, per breve periodo si confortano i sopravissuti, si calcolano i danni, si raccolgono «le sentite» dichiarazioni dei decisori, si spera nell’avverarsi delle tante promesse. Dopo ogni evento si cerca di comprendere cosa che non dovrebbe essere difficile comprendere: le cause. Così inizia l’elenco dell’ovvio: abbandono delle campagne, abusivismo edilizio, assenza di manutenzione dei fiumi, incendi, cambiamenti climatici. Tutte esse, in misura ogni volta diversa, sono senza dubbio all’origine del tragico ripetersi di eventi disastrosi, ma certamente, come di recente dichiarato dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Gian Vito Graziano, «alla base di queste stesse cause c’è un problema esclusivamente di ordine culturale». Infatti, molte delle case e degli opifici allagati, distrutti e rese inagibili dall’acqua, uscita dall’alveo ordinario dei fiumi per occupare le naturali aree destinate ad accogliere le piene, non possono ritenersi abusivi; non è pensabile che interi paesi o zone artigiani possano essere stati realizzati senza permessi. Così si attribuiscono le cause all’imprevista e imprevedibile forza devastante della natura.
Ora tutti si apprestano a sviluppare i conteggi della ricostruzione, una ricostruzione utile ma poco efficace a proposito del prossimo evento che, secondo gli affetti da vuoti di memoria, colpirà ci sa dove e chi sa quando. Nel nostro paese nel decennio 1999 -2010 sono state impegnate, per gli interventi di prevenzione e di difesa del suolo, risorse ordinariamente programmate pari a 2,7 miliardi di euro, mentre sono quantificabili costi per 22 miliardi di euro per il post evento, senza poi considerare nel bilancio la perdita delle vite umane (fonte relazione Gian Vito Graziano, Convegno AIGeo, Palermo 3/10/2012).
In questi anni abbiamo pensato di governare il territorio anche con Leggi straordinarie, come il D.L. 180/98 (trasformato in Legge n. 267/98), norme approvate come spesso è successo a seguito di eventi calamitosi: la tragica colata di fango di Sarno con 160 vittime. Queste Leggi poco servono se non seguono un’attenta analisi degli eventi passati e delle complesse ma note, leggi della fisica che afferiscono alle scienze della Terra.
Per la corta memoria dei decisori dovremmo insegnare ai piccoli, che diventeranno da grandi potenziali decisori, una filastrocca simile a quella che serve per ricordare il numero dei giorni dei mesi; così si potrebbe iniziare con «alluvioni a novembre con frane per tutto aprile, maggio e settembre; mareggiate a febbraio e marzo, siccità a giugno luglio e agosto…».