Rifiuti in Puglia – Il nodo è la gestione

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Foto di Vito Stano
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In Puglia si raccoglie poca frazione organica, che pesa moltissimo sulla totalità avviata a discarica, si stima circa intorno al 50%. Ma non tutto ciò che è stato in questi ultimi anni è da buttare, ci sono territori in Puglia, specialmente nella provincia di Brindisi, dove si sono raggiunte percentuali di raccolta differenziata in linea con la normativa europea

La gestione dei rifiuti è uno dei nodi che la politica fatica a sciogliere e a volte capita che più il parterre è nutrito più l’uditorio è disattento, causa stanchezza e noia galoppanti. L’ennesimo seminario svoltosi a Cassano delle Murge, in provincia di Bari, è stato l’occasione per ripetere concetti e tesi ben conosciute agli addetti ai lavori, ma che con evidenza elefantiaca non entrano nel lessico quotidiano della gente comune.
Il parterre dicevamo era ricco e grazie alla conduzione del segretario dell’ex Ato/Ba4 e futuro Aro/Ba4 Francesco D’Amore la serata è proseguita per più di due ore. La situazione della raccolta dei rifiuti solidi urbani della cittadina murgiana è stata soltanto lo spunto per fare il punto sullo stato dell’arte della gestione dei rifiuti in tutta la regione. In effetti la presenza di Giovanni Campobasso, dirigente del settore Rifiuti e Bonifiche della regione Puglia, e Giovanni Barchetti, assessore alla Tutela dell’Ambiente della provincia di Bari, ha permesso di ragionare complessivamente sul sistema di gestione regionale, anche e sopratutto in virtù delle ultime modifiche intervenute: soppressione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) e istituzione degli Aro (Ambiti di raccolta ottimale); riduzione delle province da sei a tre e istituzione della città metropolitana di Bari; necessità di ovviare al deficit impiantistico per chiudere il ciclo dei rifiuti.

Partendo dall’ultimo punto, gli impianti, è bene ricordare che la raccolta differenziata è soltanto uno strumento per arrivare al fine, che è il riciclo dei materiali raccolti. Pertanto per portare a termine il lavoro iniziato nelle mura domestiche o nelle attività commerciali occorre pensare e investire, per creare diverse strutture atte a ricevere i diversi materiali da riciclare, cioè da rimettere nel ciclo produttivo. Se il territorio regionale è carente di impianti (e il punto particolarmente dolente è la mancanza di impianti per il trattamento della frazione organica) la raccolta differenziata per quanto fatta al meglio non riuscirà mai a sfiorare le percentuali record che vengono raggiunte lì dove la presenza d’impianti garantisce la effettiva riutilizzazione dei materiali, che una volta che vengono reintrodotti nel ciclo assumono dignità di materia prima seconda e non devono più essere considerati rifiuti.

Detto ciò è bene pure tenere a mente che le ultime modifiche introdotte dal governo Monti in materia di razionalizzazione della spesa, hanno comportato la soppressione di decine di enti provinciali (ritenuti, a ragione, doppioni di comuni e regioni). Questa scomparsa per niente precoce, che ha scatenato le lamentele di coloro che ne occupano legittimamente le poltrone, porterà a dover ripensare l’assetto gestionale dei rifiuti. Su questo punto Giovanni Campobasso, dirigente regionale, ha sostenuto la necessità di immaginare una gestione complessiva e meno frammentata rispetto al passato. Degli Aro in effetti si sa ben poco, nel senso che potrebbero ricalcare le stesse funzioni delle precedenti Ato e ripeterne il numero oppure diventare il braccio operativo di una mente che siede a Bari in un ufficio regionale.

Qualche dato può tornare utile a capire meglio: l’Austria è il paese europeo che ha raggiunto risultati eccellenti in questo ambito, in effetti ha azzerato il ricorso alla discarica semplicemente elevando vertiginosamente i costi per conferirvi i rifiuti indifferenziati. Questo metodo è stato utilizzato anche in Sardegna che in soli cinque anni ha addirittura superato le percentuali di riciclo della vicina Liguria. In Puglia si raccoglie poca frazione organica, che pesa moltissimo sulla totalità avviata a discarica, si stima circa intorno al 50%. Ma non tutto ciò che è stato in questi ultimi anni è da buttare, ci sono territori in Puglia, specialmente nella provincia di Brindisi, dove si sono raggiunte percentuali di raccolta differenziata in linea con la normativa europea (che prevede di raggiungere il 65% di raccolta differenziata a dicembre 2012). Certo nel complesso la Puglia non brilla soprattutto a causa della carenza d’impianti e della gestione superficiale di questi: per dirne una, un impianto di trattamento della frazione organica della provincia di Bari si permetteva il lusso di chiudere per ferie durante il mese di agosto, come fosse un salottificio.
Queste storture sono già state corrette , con la stipula di convenzioni con la regione Puglia e gli impianti che vorranno continuare a operare sul territorio dovranno a queste conformarsi (Giovanni Campobasso).

Insomma con la gente alle prese con la crisi economica e occupazionale almeno gli enti pubblici dovrebbero alleggerire il carico di cattivi pensieri, ma a volte le lungaggine burocratiche e le storture del mercato inceppano il meccanismo e rallentano l’uscita dallo stallo.