Salviamo le capre di Montecristo

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Ne rimangono 250 in natura: l’Ufficio Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato e Bioparco insieme nel progetto di salvaguardia «Montecristo 2010». Introdotta in epoca storica, circa 7.000 anni fa, è geneticamente molto vicina al progenitore selvatico del Medio Oriente

È stata inaugurata oggi al Bioparco l’area dedicata alle capre di Montecristo, le uniche che vivono allo stato selvatico in Italia, esclusivamente nella Riserva naturale statale dell’isola di Montecristo, isola disabitata nel Parco nazionale dell’arcipelago Toscano. Sono animali a serio rischio di estinzione, ne rimangono infatti soltanto 250 in natura.
Il Bioparco ha realizzato un recinto di 1.000 mq con il duplice obiettivo di ospitare uno stock riproduttivo (per ora costituito da cinque animali, due maschi e tre femmine) finalizzato ad eventuali ripopolamenti sull’isola, e di far conoscere la capra di Montecristo ad un pubblico più ampio.

CAPRA-MONTECRISTOIl progetto Montecristo 2010

Per garantire la salvaguardia della capra di Montecristo e delle altre specie tipiche dell’isola, è nato il progetto Life Montecristo 2010 coordinato dal Corpo forestale dello Stato in collaborazione con il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Bioparco di Roma, l’Ispra, e la Nemo, finanziato dalla Comunità europea e cofinanziato dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Livorno.
Il principale obiettivo del progetto è l’eliminazione del ratto nero e dell’ailanto (un albero di origine asiatica), specie aliene che stanno seriamente minacciando la biodiversità originaria delle isole di Montecristo e Pianosa. Il veleno utilizzato per la derattizzazione è selettivo e assolutamente non nocivo per la capra di Montecristo; nonostante ciò, per estrema sicurezza, un nucleo di esemplari riproduttori è stato trasferito al Bioparco come riserva genetica.

I giardini zoologici svolgono un ruolo fondamentale in quanto garantiscono la conservazione e la riproduzione di specie minacciate di estinzione che possono essere reintrodotte in natura. A tal fine, il Bioparco partecipa a oltre 20 progetti internazionali collaborando con molte altre strutture zoologiche.

La capra di Montecristo (Capra hircus) – Introdotta in epoca storica, circa 7.000 anni fa, la capra di Montecristo è geneticamente molto vicina al progenitore selvatico del Medio Oriente. Il mantello ha una colorazione molto variabile e le caratteristiche corna sono presenti in entrambi i sessi, sebbene nella femmina siano più sottili e molto più piccole. Vive in branchi e si nutre di una gran varietà di arbusti e di altre sostanze vegetali. In agosto, durante il periodo riproduttivo, i maschi si contendono le femmine che, dopo una gestazione di circa cinque mesi, partoriscono generalmente due piccoli. A metà del secolo scorso era sull’orlo dell’estinzione a causa del bracconaggio e dell’intensa attività venatoria. Attualmente la popolazione è protetta ed è stimata in circa 250 individui.

La capra: navigatore per caso – Fin dai tempi più antichi, per avere cibo fresco sempre a disposizione, sulle isole venivano trasportate su imbarcazioni rudimentale varie specie di animali che potessero servire da alimento. Ed è così che, sull’isola di Montecristo, un nostro antico antenato lasciò nel neolitico alcune capre che riproducendosi sono poi arrivate fino a noi.