A livello mondiale il fenomeno della globalizzazione ha inciso negativamente per alcuni aspetti sull’integrità ambientale e sulla qualità e quantità di alimenti disponibili per la popolazione, in considerazione del fatto che lo sviluppo mondiale ha aumentato la pressione dell’uomo sulle utilizzazioni delle risorse naturali, energetiche ed alimentari del pianeta. Tutti i metodi per scoprire i «falsi»
Il sistema agroalimentare è stato caratterizzato negli ultimi decenni da due cambiamenti principali, l’aumento della distanza tra i siti di produzione e di consumo nel quale giocano un ruolo fondamentale la conservazione degli alimenti e la dimensione della filiera alimentare, e l’aumento della tecnologia applicata alle produzioni e alla conservazione dei cibi. Questi aspetti pongono oggi nuovi problemi che richiedono interventi mirati per garantire un più alto livello di sicurezza agroalimentare.
Al consumatore devono essere garantiti prodotti sicuri e di alta qualità e deve essere controllato ogni singolo anello della catena alimentare «dal campo alla tavola». Per assicurare questo obiettivo è necessario monitorare tutti i flussi della filiera produttiva per una trasparente tracciabilità dei percorsi di produzione e degli alimenti.
A livello mondiale il fenomeno della globalizzazione ha inciso negativamente per alcuni aspetti sull’integrità ambientale e sulla qualità e quantità di alimenti disponibili per la popolazione, in considerazione del fatto che lo sviluppo mondiale ha aumentato la pressione dell’uomo sulle utilizzazioni delle risorse naturali, energetiche ed alimentari del pianeta.
La questione alimentare e quella ambientale si intrecciano sempre più in ambito internazionale con le grandi scelte di livello strategico e di geopolitica mondiale. La sicurezza agroalimentare e quella ambientale rappresentano oggi le esigenze di sicurezza che devono essere garantite ai cittadini per soddisfare i bisogni di un ordinato vivere quotidiano, quali la sufficiente e sicura alimentazione, la qualità degli alimenti, la salute, la vivibilità e salubrità dell’ambiente.
La lotta alle contraffazioni agroalimentari e la tutela del paesaggio alimentare
L’Italia a livello internazionale è uno dei Paesi che possiede il più ricco e variegato patrimonio agroalimentare, con produzioni tipiche nazionali di eccellenza la cui ricchezza e varietà rappresentano un punto di forza economico e di qualità alimentare.
Oggi i consumatori sono sempre più attenti agli aspetti nutrizionali in termini di apporto calorico, di genuinità e di unicità dei prodotti e dei sapori che contraddistinguono la cosiddetta dieta mediterranea.
L’enogastronomia italiana è quindi un tratto distintivo dello stile italiano rappresentando uno dei fattori di successo e di identificazione del Made in Italy.
In Italia il settore agroalimentare è al secondo posto in termini di fatturato dopo quello metalmeccanico e riveste un ruolo determinante in ambito comunitario contribuendo per il 13% alla produzione agricola totale dell’Europa. Altrettanto consistente è l’export agroalimentare. La quota italiana sul commercio mondiale si attesta da diversi anni ad una cifra superiore al 3,5%. Complessivamente l’esportazione dei prodotti tipici vale circa 24 miliardi di euro sulla bilancia dei pagamenti del nostro Paese.
Per questo i prodotti del cibo italiano sono spesso oggetto di sofisticazioni, falsificazioni, contraffazione e ingannevole utilizzo dell’origine geografica.
L’Unione europea ha registrato oltre 1.093 prodotti con marchi Dop, Igp, Stg, di cui 243 sono di origine italiana, con un numero maggiore di prodotti di tipo ortofrutticolo e cerealicolo Dop. L’Italia con le 243 denominazioni riconosciute è al primo posto della graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede oltre il 22,23% dell’intera fetta di mercato europeo.
I prodotti certificati costituiscono un importante patrimonio alimentare ed economico della Nazione, che deve essere tutelato a difesa dei consumatori e della qualità dei prodotti, dei produttori e della legalità del mercato. Per questo è necessaria una decisa azione di contrasto nei confronti degli atti illeciti di contraffazione dei marchi di qualità, la cosiddetta agropirateria, quale azione deterrente a tutela dell’intero mercato nazionale.
Nel 2009 la legge 23 luglio n. 99 «Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», con l’articolo 15 (tutela penale dei diritti di proprietà industriali) ha introdotto, tra l’altro, il reato di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine protette dei prodotti agroalimentari.
Il legislatore ha previsto questo tipo di fattispecie di reato quale delitto, quindi con un sistema di tutela elevato in considerazione del valore connesso alle produzioni agroalimentari di pregio e dal danno causato al sistema economico nazionale e ai consumatori. Questo nuovo reato innalza il livello di rischio per i criminali dell’agroalimentare. Il sistema normativo predisposto è completo in quanto la fattispecie di reato è prevista quale delitto con la reclusione fino a due anni e con multe fino a 50.000 euro per la contraffazione o l’alterazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari, ma anche per l’introduzione sul territorio nazionale, per la detenzione per la vendita, per la vendita o comunque per la messa in circolazione dei prodotti contraffatti. È sempre prevista la confisca delle cose comunque collegate a qualsiasi titolo al reato sia quali strumenti che quali prodotti ed è introdotta un’aggravante di pena nel caso in cui i reati siano commessi in modo sistematico ed organizzato.
Il Parlamento nazionale il 3 febbraio 2011, con legge n. 4 ha promulgato la normativa specifica per la tutela della qualità degli alimenti prevedendo sanzioni e realizzando la connessione tra qualità dell’alimento e origine. Per legge, come misura per migliorare l’azione di contrasto complessiva, sono state istituite le Sezioni di Polizia Giudiziaria del Corpo forestale dello Stato presso le Procure della Repubblica con i compiti di sicurezza ambientale e agroalimentare.
La struttura investigativa e di controllo del Corpo forestale dello Stato
La sicurezza delle produzioni agroalimentari sia per gli aspetti igienico-sanitari sia per quelli della qualità è un tema da sempre al centro dell’attenzione degli organi istituzionali del nostro Paese.
Secondo la direttiva del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali per l’anno 2012 e del Capo del Corpo, gli obiettivi primari dell’attività del Corpo forestale dello Stato sono la lotta alla contraffazione dei prodotti agroalimentari e il contrasto ai crimini agroalimentari nei settori oleario, lattiero-caseario e vitivinicolo.
La Forestale contribuisce alla sicurezza agroalimentare del cittadino effettuando indagini e controlli sulla qualità dei prodotti.
L’attività operativa si concentra soprattutto nel settore della zootecnia e delle carni, dei prodotti lattiero-caseari, dell’olio d’oliva, del vino, dello zucchero, del tabacco, degli animali vivi, dell’emergenza Bse, dei prodotti di qualità certificata (Dop, Igp, Stg, agricoltura biologica), degli Ogm, dei pesticidi e dei contaminanti in genere.
Le attività di controllo e di indagine sono coordinate a livello centrale dalla Divisione di Sicurezza agroambientale ed agroalimentare che cura i rapporti con gli altri organi di controllo. L’attività operativa si svolge attraverso l’effettuazione di controlli e indagini mirate presso le aziende, in campo e nei centri di distribuzione ed è realizzata dai Comandi Provinciali, dai rispettivi Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale e Forestale (Nipaf) e dai Comandi Stazione del Corpo forestale dello Stato.
L’attività di coordinamento info-investigativa ed operativa è svolta sul territorio nazionale dal Nucleo agroalimentare e forestale (Naf), una struttura centrale altamente specializzata nel contrasto alla criminalità in ambito agroalimentare e nella lotta alla contraffazione dei prodotti di qualità.
In particolare, nei primi nove mesi del 2012 i reati accertati dalla struttura di controllo del Corpo forestale dello Stato nel settore della sicurezza agroambientale ed agroalimentare sono stati 95 rispetto ai 76 dello stesso periodo del 2011 (+ 26,32 %), mentre solo da gennaio a settembre di quest’anno sono state segnalate 134 persone. Gli illeciti amministrativi contestati nei primi nove mesi di quest’anno sono 564 per un importo complessivo comminato pari a 1.630.210 euro di sanzioni. Corrisponde, infine, a 2.476 il totale dei controlli effettuati nel periodo gennaio-settembre 2012.
Le regioni dove si è conseguito un migliore risultato in detto periodo del 2012 sono il Piemonte, l’Emilia-Romagna, la Toscana, la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Calabria.
I settori dove si è operato con maggiore continuità d’intervento sono quello del contrasto alle contraffazioni dei prodotti agroalimentari di origine ed a indicazione geografica protetti, il vitivinicolo, l’oleario e il lattiero caseario.
Complessivamente nel periodo 2009-2011 sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria dal Corpo forestale dello Stato sul territorio nazionale 371 persone, elevate 2.142 sanzioni amministrative, per un importo sanzionatorio notificato pari a 5.326.605 euro e sono stati effettuati 15.650 controlli finalizzati a garantire la sicurezza agroambientale e agroalimentare
Organi di controllo e di indagine
I controlli e le indagini nel settore delle frodi alimentari sono effettuati da Organi dipendenti da diversi Dicasteri quali il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero della Salute e il ministero dell’Economia e delle Finanze. La competenza nei controlli è estesa anche a Regioni, Province autonome e Comuni. Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali svolge la propria azione, soprattutto in materia di tutela della qualità, attraverso l’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari (Icqrf); la Direzione generale sviluppo agroalimentare, qualità e tutela del consumatore; la Direzione generale per la pesca marittima e l’acquacoltura, che si avvale del Corpo delle Capitanerie di porto; il Corpo forestale dello Stato con la Divisione 2^ e il Nucleo agroalimentare e forestale (Naf) dell’Ispettorato Generale e il Comando dei Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari che si avvale del Nac (Nucleo antifrodi comunitarie). Un apposito Comitato, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, coordina le azioni di controllo di questi organismi, ai sensi del D.M.23 febbraio 2003, art. 5.
I consigli per i consumatori
1. Leggere sempre l’etichetta dei prodotti alimentari e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici;
2. controllare la data di scadenza del prodotto al momento dell’acquisto e rispettare il termine di consumo consigliato sull’etichetta;
3. seguire sempre le istruzioni per l’uso indicate sulle confezioni, soprattutto le modalità di conservazione, dal momento dell’acquisto sino a quello del consumo;
4. ricordare che tutti gli ingredienti utilizzati sono indicati sull’etichetta e sono elencati in ordine decrescente di quantità presente nel prodotto;
5. ogni additivo (conservante, colorante, ecc.) autorizzato dall’Unione europea presente nel prodotto è indicato sull’etichetta con la lettera E seguita da un numero;
6. mantenere sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e collocare i cibi nel frigorifero o nel congelatore nel più breve tempo possibile dopo l’acquisto.
Inoltre per ogni segnalazione di illecito o per avere informazioni in tema di sicurezza agroalimentare telefonare al numero di emergenza ambientale 1515 del Corpo forestale dello Stato.
Decalogo: come difendersi dalle agropiraterie
* Leggere attentamente le etichette
Ovvero controllare la denominazione di vendita, il luogo di produzione, in particolare per i prodotti che riportano la lista degli ingredienti, verificare la data di scadenza o attenersi alle indicazioni relative al consumo entro la data riportata sulla confezione.
* Prestare attenzione alla provenienza del cibo
Occorre ricordarsi sempre che le indicazioni dei luoghi geografici in etichetta sono consentite solo se siamo di fronte ad una Denominazione di Origine Protetta (Dop) o ad una Indicazione Geografica Protetta (Igp). La differenza fra una Dop e una Igp sta nel fatto che per un prodotto Dop tutta la filiera produttiva a partire dalla materia prima avviene in una determinata zona geografica a differenza della Igp. Ad esempio la mortadella di Bologna IGP può essere prodotta solo in Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Provincia di Trento, Toscana, Marche e Lazio, ma non c’è alcuna regola sulla provenienza delle carni. Stessa cosa per la bresaola della Valtellina (Igp).
* Conoscere le regole e il processo di produzione dell’alimento
Per esempio, i prodotti lattiero caseari non Dop e Igp non hanno alcuna regola prestabilita sulla tipologia di latte da utilizzare. La mozzarella può essere prodotta anche non utilizzando il latte, basta «riavvivare» la cagliata (latte coagulato) congelata o refrigerata, in acqua calda, aggiungere sale e, se necessario, acido citrico, filare l’impasto e infine raffreddare e confezionare. Il sistema è veloce, non si usa il latte e i costi di produzione oscillano da 3,0 a 4,0 €/kg, che raddoppiano nel listino al dettaglio.
La normativa vigente non obbliga le aziende a riportare sulle etichette l’indicazione di origine delle materie prime e nemmeno l’obbligo di precisare l’impiego di cagliate. Sull’etichetta dovrebbero essere indicati infatti i seguenti ingredienti: «cagliata, acqua, sale; seguiti dagli additivi: acido citrico, lattico e, se presente, sorbato di potassio». Tuttavia, poiché la legge non obbliga ad indicare il termine «cagliata», raramente questa parola compare tra le diciture in etichetta. Il prodotto non ha il sapore tipico di fresco, il colore può tendere maggiormente al giallo la struttura è meno «succosa» e, se si usa cagliata conservata da molto tempo, la mozzarella ha più il sapore del formaggio che non di latte fresco. In Italia è vietato ricostituire il latte ed utilizzarlo per la produzione di formaggi, negli altri paesi Ue no.
In alcuni casi i formaggi a pasta filata usati nelle pizzerie hanno tutte la forma di parallelepipedo e sono utilizzate da molti pizzaioli perché contengono meno acqua. Quelle finte sono ottenute con cagliate refrigerate o congelate, miscelate con proteine del latte in polvere e in qualche caso con formaggio fuso e costano meno per via degli ingredienti meno pregiati. Per evitare problemi legali sulle etichette non compare la parola mozzarella, ma solo nomi di fantasia come «pizzetto», «pizzottelo», «pizza fast», «pronto pizza».
* Fare attenzione al rapporto qualità/prezzo
Un prodotto biologico e/o Dop costa di più perché prima di andare in commercio viene analizzato ed i costi sono a carico del produttore. Un olio extravergine acquistato al prezzo di tre euro vale tre euro. Un litro di vino acquistato al prezzo di un euro vale un euro.
* Non farsi ingannare dai claims in etichetta
Il burro light non esiste e l’olio vegetale leggero, fragrante e robusto lo stesso. L’olio a bassa acidità non ha alcun significati da punto di vista organolettico in quanto l’acidità di un olio non è percepibile dai nostri sensi
* Conoscere le differenze all’interno della stessa categoria merceologica
Ad esempio fra vino da tavola e vino Doc e/o fra olio di oliva e olio extravergine di oliva
* Il termine «Made in Italy» nel settore alimentare non significa che la materia prima è italiana
* Evocare una indicazione geografica quando il prodotto non proviene dalla zona dichiarata in etichetta quando non è un comportamento illecito perché il marchio è registrato è quantomeno ingannevole, Trasimeno, Santa Sabina, sono marchi ingannevoli.
* Bisogna sempre segnalare le anomalie riscontrate agli organi di controllo
La collaborazione con «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie»
Dal luglio del 2010, con la firma di un’apposita Convenzione siglata anche dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità, il Corpo forestale dello Stato ha intrapreso un’azione di collaborazione con l’Associazione Libera per sviluppare attività mirate all’utilizzo, alla valorizzazione e alla difesa dei beni acquisiti dallo Stato e sottratti alle organizzazioni criminali. La collaborazione riguarda principalmente i beni confiscati localizzati nelle zone rurali e montane e quindi i terreni che possono essere riutilizzati per scopi sociali didattici di divulgazione ambientale o per favorire l’insediamento di realtà produttive che operino in nome della legalità in territori critici del nostro Paese. Inoltre, in questi anni di comune attività sono state anche realizzati: un’azione di sensibilizzazione nazionale per la promozione della cultura della legalità, con riferimento alla difesa del patrimonio agroforestale e agroambientale italiano; strumenti e attività di comunicazione e educazione sui temi della legalità nelle scuole e nelle università; scambi di esperienze nei campi di volontariato di «Libera» e nei soggiorni naturalistici del Corpo forestale; una specifica campagna nazionale di promozione nel settore «sport e legalità». Si è contribuito a sviluppare i processi di legalità in particolar modo a Isola Capo Rizzuto (KR), a Scurcola Marsicana (AQ), a Castelvolturno (CE) e sono state intraprese singole iniziative nelle province di Foggia, Siena, Pesaro e Reggio Calabria.