La psicosi del calcio che non basta mai

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Il famoso calcio che manca nelle ossa delle donne: e manca o mancherebbe perché le donne «assumono poco calcio con gli alimenti». Una bufala colossale, che fortunatamente ha prodotto in questi giorni una multa ed il divieto di continuare a mandare in onda il proprio spot televisivo giudicato ingannevole dall’Antitrust

Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande.

 

Uno dei meccanismi usati dall’industria alimentare per vendere sempre più, per vendere a caro prezzo e per vendere qualche volta prodotti non proprio «coerenti» con quello che annuncia di voler distribuire risiede senz’altro nella creazione di convincimenti basati su equivoci, tranelli o, per così dire, «leggende metropolitane». Il cibo «completo» (nessun cibo può esser «completo» e la completezza si determina proprio con una giusta varietà degli alimenti), l’acqua «pura» (come se una sorgente possa esser miracolosamente migliore di tutte le altre) o il famoso calcio che manca nelle ossa delle donne: e manca o mancherebbe perché le donne «assumono poco calcio con gli alimenti». Una bufala colossale, che fortunatamente ha prodotto in questi giorni una multa ed il divieto di continuare a mandare in onda il proprio spot televisivo (giudicato ingannevole dall’Antitrust) alla ditta dello yogurt «capace di fornire con un vasetto ben il 50% del calcio di cui una donna ha quotidianamente bisogno»; uno spot che ha come testimonial una notissima attrice che dichiara di combattere l’osteoporosi, riuscire a salire rapidamente le scale e muoversi senza dolori né sforzi grazie «al calcio contenuto nel proprio vasetto di yogurt».
Davvero una summa di sciocchezze che l’Antitrust ha severamente sanzionato (per quanto in colpevole ritardo: due anni di programmazioni continue!) con un provvedimento che, manco a dirlo, l’azienda in questione ha immediatamente impugnato nel tentativo di ottenerne la cancellazione.
Perché si tratta di una summa di sciocchezze? Semplice. Non è vero che le donne italiane mediamente non assumano una sufficiente quantità di calcio e che quindi debbano integrare tali quantità con prodotti come il succitato yogurt. Anzi, troppo spesso, si assiste ad un consumo di prodotti lattiero caseari (ricchissimi di calcio e calorie) oltre le normali necessità col rischio di incorrere in fenomeni di sovrappeso o obesità. Non è vero che in un vasetto del miracoloso yogurt ci sia la metà del calcio che quotidianamente serve alle donne (in realtà ce n’è molto meno); non è vero che un giusto consumo di latte e formaggi non riesca a far fronte alle necessità dell’organismo in termini di calcio (molto spesso anzi la quantità assunta è maggiore di quella necessaria); non è vero che tutte queste affermazioni traggano maggior forza e fondamento da una ricerca compiuta in collaborazione con una famosa Università italiana (che invece ha effettivamente compiuto una indagine su un ristretto numero di individui che però aveva caratteristiche ben diverse da quelle della massa di persone a cui fanno riferimento i «consigli» dell’azienda in questione).
Insomma, una serie di piccole bugie, furberie, mezze verità e volontari equivoci che portano o possono portare i consumatori a credere che senza quel dato prodotto è molto più rapida la discesa verso l’osteoporosi e verso una più scadente qualità di vita. La frustrazione di chi, non avendo danaro per acquistare e consumare con regolarità quel prodotto che fa salire le scale senza fatica né dolore è assolutamente immaginabile.
La verità è che il calcio c’è, ed abbondantemente, in quello che usualmente consumiamo: persino l’acqua (l’acqua del rubinetto, oltre all’acqua miracolosa che in genere compriamo!) ne possiede in grande quantità (anche troppa, in caso di persone che soffrano di calcoli renali, ad esempio).
Il problema dell’osteoporosi non è la carenza di calcio ma l’incapacità a trascinare sin nelle ossa quel calcio che pure è presente nella dieta quotidiana di ciascuno di noi (anche senza vasetti prodigiosi!) ma che si perde «per strada» senza giungere a «fissarsi» nelle ossa. Questo, però, e come vedremo un’altra volta, è un problema diverso.