Nucleare – Il Giappone fa marcia indietro

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Il premier ha fatto sapere che i nuovi impianti saranno all’avanguardia e non avranno nulla a che vedere con quelli di Daiichi e Fukushima. Resta di fatto, però, che la maggioranza dei giapponesi è per l’opzione zero nucleare. I sondaggi riferiscono che l’80% della popolazione non si fida più dell’atomo anche se le decisioni fino a ora prese risultano piuttosto ambigue e contraddittorie

L’incubo nucleare potrebbe piombare per l’ennesima volta sul Giappone. Shinzo Abe, attuale primo ministro nipponico, ha di recente fatto sapere che è ben disposto a dare la propria autorizzazione per la costruzione di nuovi reattori nucleari.
Il premier ha preso le redini del Paese dopo la schiacciante vittoria alle ultime elezioni del Partito Liberal Democratico di destra e adesso tocca a lui riportare una delle più grandi potenze economiche del mondo agli splendori di un tempo. Il Pdl è stato all’opposizione e ha sempre espresso chiaramente la sua politica pro nucleare.
Sembra, quindi, che, nonostante l’incidente di Fukushima, provocato dal terremoto e dallo tsunami, il disastro ambientale non sia stato sufficiente per chiudere la produzione nucleare giapponese.
Il primo atto del neo governo Abe sarà di riaccendere le centrali spente. Stando alla controversa versione ufficiale, la ratio sarebbe da ricondurre a motivi di revisione e sicurezza, dato che dopo la catastrofe dell’11 marzo 2011, i contorni e le ricadute dell’incidente rimangono tuttora insondati e sconosciuti, soprattutto per la mancanza di chiarezza delle autorità.
Intanto, lo stesso premier ha comunque fatto sapere che i nuovi impianti saranno all’avanguardia e non avranno nulla a che vedere con quelli di Daiichi e Fukushima.
Infatti, riprendendo una intervista televisiva alla Tbs, appena 3 giorni dopo la nomina, il premier conservatore assicurò esplicitamente che: «I nuovi reattori dovranno essere assolutamente differenti da quelli costruiti 40 anni fa».
Dei 50 reattori presenti in Giappone, 48 sono stati disattivati in base alle nuove misure di sicurezza subentrate nel 2011.
Resta di fatto, però, che la maggioranza dei giapponesi è per l’opzione zero nucleare. I sondaggi riferiscono che l’80% della popolazione non si fida più dell’atomo anche se le decisioni fino a ora prese risultano piuttosto ambigue e contraddittorie, rinuncia al nucleare ma a tempo. Il voto di Abe rappresenta anche la necessità degli asiatici di riprendere quel ruolo di terza potenza mondiale e il nazionalismo del neo premier promette di riportare ai giapponesi l’orgoglio finito sotto le macerie negli ultimi anni.
La Prefettura di Fukushima resta ancora una zona interdetta e l’area nel raggio di 30 Km dalla centrale nucleare è stata ormai del tutto evacuata e abbandonata. Le radiazioni restano però circostanti e non si conosce l’effettiva portata delle contaminazioni.
L’incidente di Cernobyl ci ha insegnato che il nucleare ha conseguenze molto lunghe nel tempo, che possono nuocere alle generazioni future, ma Abe sembra del tutto intenzionato a fermare il piano che riduceva tale energia, ed è orientato ad un rilancio del settore energetico che, fino a prima dell’incidente, garantiva il 25% del consumo nazionale.