Meteo estremo nel 2012

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Ecco i fattori di incidenza nell’anno 2012. Dalle temperature bollenti a quelle sotto zero, dai tornado agli intensi nubifragi, dalle piogge alla siccità tutto è stato all’insegna di record negativi ed episodi al limite della resistenza umana con danni ingenti su tutto il pianeta

La World Meteorological Organisation (Wmo) nel suo «Provisional Statement on the State of Global Climate», dopo aver descritto e documentato l’anno 2012 come il più caldo di sempre ha pubblicato i principali fattori di incidenza sui cambiamenti climatici, registrati dall’agenzia internazionale.
Il primo fattore sono le temperature: i primi 10 mesi del 2012 hanno registrato temperature costantemente sopra la media sulla maggior parte delle terre emerse (accentuate in maniera particolare nell’America del nord, nell’Europa meridionale nell’est e nel centro della Federazione della Russia e nel nord-ovest dell’Asia, ma anche il nord dell’Argentina e il nord Africa hanno mantenuto temperature medie piuttosto elevate, così anche il sud Pacifico (ad eccezione dell’Australia); secondo il Wmo le anomalie climatiche «più negative» si sono verificate nel nord della Cina.
Un secondo fattore sono gli eventi estremi: tornado e piogge di forte intensità hanno interessato un po’ tutto il pianeta, ma alcune regioni dell’emisfero nord hanno conosciuto «gli estremi» più importanti tra gennaio ed ottobre del 2012 (come, ad esempio, l’uragano Sandy).
I cicloni tropicali sono un terzo elemento di criticità sottolineato quest’anno: 81 tempeste nei primi 10 mesi dell’anno mostrano un’attività ciclonica in media con gli ultimi 30 anni, ma l’Atlantico ha conosciuto per il terzo anno consecutivo una stagione degli uragani più attiva del normale (19 tempeste, di cui 6 uragani); l’Asia orientale è stata duramente colpita da potenti tifoni durante l’intero arco dell’anno: la distruzione nelle Filippine i danni in Giappone e nella penisola coreana causati da Saba (il ciclone più forte del 2012) sono emblematici di questa intensa attività meteorologica.
La siccità è un quarto fattore fondamentale: il 65.5% dei territori continentali degli Stati Uniti, secondo Drought Monitor Usa, sono stati interessati da periodi di siccità intensa (con l’eccezione dell’Alaska); giugno e luglio sono stati i mesi più difficili: la siccità ha interessato alcune regioni della Siberia, il sud-est dell’Europa, i Balcani e i paesi mediterranei; le province cinesi Yunnan e Sichuan hanno vissuto un lungo periodo di siccità invece tra l’inverno e la primavera, così come il nord del Brasile (la peggior siccità degli ultimi 50 anni).
Legate direttamente alla siccità ci sono le ondate di calore: abbattutesi in particolare sull’emisfero nord, numerosi record di calore sono stati battuti in Europa e circa 15.000 nuovi record quotidiani di temperatura sono stati registrati negli Usa; caldo record anche nella Federazione Russa (la seconda estate più calda di sempre) ed in Marocco.
Le inondazioni hanno colpito anch’esse numerose zone del pianeta, interessando in particolare l’Africa (Niger, Ciad e Nigeria tra luglio e ottobre), ma anche alcune regioni della Cina meridionale in aprile e maggio, che hanno conosciuto le precipitazioni più abbondanti degli ultimi 32 anni, e in Pakistan con il monsone di settembre.
La neve ed il freddo intenso hanno invece colpito il continente eurasiatico con notevole intensità, lunga durata ed importanti ripercussioni nel gennaio scorso; sempre a gennaio nell’est della Federazione della Russia le temperature erano comprese tra -45 e -50°C e diverse regioni dell’Europa orientale hanno registrato minime di -30°C (in Europa del nord anche inferiori a -40°).
Questi dati non vanno letti come un allarme nefasto di catastrofi imminenti: è semplicemente lo stato di salute del pianeta nei suoi raffreddori, bollori ed eventi estremi, elementi che contribuiscono a far svolgere la vita sul pianeta.