Questa rubrica è dedicata alla salute ed a tutto il mondo che gira attorno ad essa. Poche parole, pensieri al volo, qualche provocazione, insomma «pillole» non sempre convenzionali. L’autore è Carlo Casamassima, medico e gastroenterologo, ecologista nonché collaboratore di «Villaggio Globale». Chi è interessato può interagire ponendo domande
È stato uno degli articoli più venduti nelle scorse festività, è uno dei prodotti in maggiore crescita, è uno degli argomenti più dibattuti. Stiamo parlando della sigaretta elettronica che sembra essere diventata l’oggetto del desiderio di tantissimi consumatori di tabacco ed al tempo stesso l’oggetto delle riflessioni di molti che se ne occupano per motivi scientifici o sanitari. L’interrogativo è sempre lo stesso: fa male? È un prodotto che può essere acquistato e «consumato» senza problemi oppure, come dice l’ultima ed inevitabile ricerca, presenta rischi per la salute?
Com’è noto, la e-sigaretta (o sigaretta elettronica o eco-sigaretta) è un dispositivo che consente di ripetere le gestualità del consumo di sigaretta tradizionale (inalazione di vapore ed eventualmente anche di nicotina) senza l’elemento critico rappresentato dalla combustione delle sostanze proprie della sigaretta, con un abbattimento dell’aspirazione di quelle decine e decine di elementi chimici (dal catrame in poi) che si formano al momento dell’accensione. Elementi che rappresentano il vero grande problema del consumo di sigarette determinando l’insorgenza di una serie di patologie di gravità variabile e che, come ben si sa, vanno dalla «semplice» faringite cronica al tumore ai polmoni.
Con tutta evidenza, l’interesse per la cosa è notevole, anche in considerazione della forte spinta verso modelli di vita e di consumo maggiormente rispettosi del proprio corpo e dell’ambiente in cui si vive (visto ad esempio che i miliardi di cicche di sigarette sparsi in giro per il mondo sono diventati un ulteriore e grave problema nel problema). Ma vale la pena «convertirsi» all’e-smoke? Conviene passare dalla sigaretta tradizionale a quella elettronica? Conviene smettere di essere fumatori per divenire «svapatori»?
I dati scientifici sono (contrariamente a quello che si vuol far credere) estremamente chiari ed univoci. Rispetto alla sigaretta tradizionale quella elettronica rappresenta un elemento di fortissima diminuzione dei fattori di rischio: zero elementi legati alla combustione e quantità di nicotina assorbita dipendente dal tipo di miscela usata (quindi zero nicotina se si scelgono liquidi ed essenze senza nicotina) ma comunque assolutamente controllabile ed eventualmente scalabile. Con la precisazione, però, che la nicotina è causa solo in misura assolutamente ridotta delle malattie legate al fumo mentre è indiscutibile che siano in causa, nella genesi di quelle patologie, tutte le altre sostanze, quelle appunto sprigionate dalla combustione della sigaretta tradizionale ed assenti nell’e-smoke.
Quindi? Quindi sembrerebbe tutto tranquillo e ovvio se non fosse che una serie di ricerche dimostrano che «il fumo di sigaretta non è completamente innocuo» per via della nicotina sprigionata durante i processi di evaporazione. Fumare sigarette elettroniche, cioè, può o potrebbe determinare problemi (seppur solo relativamente rilevanti) rispetto a chi non fuma. Il ministero della Salute, quindi, si pone sull’attenti e «lancia l’allarme» (così almeno hanno scritto diversi giornali e riviste) poiché non è escluso che «svapare» possa determinare alla lunga problemi. Dimenticando, il Ministero stesso, che in farmacia sono regolarmente in vendita cerotti alla nicotina e dimenticando, sempre lo stesso zelante Ministero, di far parte di uno Stato che ha il Monopolio sui tabacchi.
Siamo un po’ all’antico vizio italiano: fra il fare le cose bene e farle un po’ meno bene noi preferiamo farle a modo nostro. Che significa troppo spesso non farle affatto. La sigaretta elettronica dovrebbe trovare collocazione logica (anche nell’attività di medicina d’iniziativa dei medici) in un contesto in cui una persona che già fuma potrebbe trovare, nella sostituzione della sigaretta tradizionale con la sigaretta elettronica, un oggettivo e rilevante beneficio (peraltro anche economico) e non certo in un contesto in cui non fumatori vengono o venissero invitati a fumare e-sigarette.
Ma l’Italia, si sa, vede certe cose un po’ troppo all’italiana e invece di spingere a far abbandonare un vizio pericoloso e nocivo quanta più gente possibile si mette a far le pulci ad una novità che viene sottoposta ad analisi puntigliosissime nell’ipotesi (anche remota) di possibili danni. Dimenticando la situazione che c’è e che conduce alla tomba troppe persone verso le quali non viene svolta alcuna politica di dissuasione. Vuoi vedere che dietro certe «politiche» sin troppo precisine ed in certi giudizi un po’ troppo schizzinosi c’è il fatto che le e-sigarette sono commercializzate da privati e invece le sigarette al catrame sono beatamente vendute dallo Stato?