Mais Ogm – In Aula 23 attivisti

661
mais agricoltura
Tempo di lettura: 2 minuti

In seguito all’intervento di Greenpeace, la macchina ufficiale si mosse, le coltivazioni furono finalmente poste sotto sequestro, fu emesso l’ordine di distruzione delle coltivazioni illegali e iniziò una più vasta campagna di campionamenti nella regione che ancora prosegue

Si è aperto oggi a Pordenone, in Friuli, il processo in merito all’attività svolta da attivisti di Greenpeace nel 2010 per fermare la contaminazione da Ogm. Un’attività legata alla semina illegale di mais geneticamente modificato della Monsanto in due appezzamenti della regione.

I capi di imputazione a carico dei 23 attivisti coinvolti erano due: danneggiamento e invasione arbitraria di terreno agricolo al fine di occupazione e danneggiamento.
Il reato di danneggiamento è stato archiviato, di conseguenza il PM ha dovuto modificare la formulazione del capo di imputazione di arbitraria invasione che, pertanto, dovrà essere nuovamente notificato a tutti i 23 attivisti con rinvio del processo al prossimo 14 marzo.

«Oggi, a oltre due anni di distanza, sono le persone che hanno puntato il dito sul problema, le coltivazioni illegali, a essere sotto processo per “invasione di terreno agricolo”, quando in realtà grazie a quell’intervento si è posto fine alla contaminazione in atto», dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace.

Gli attivisti entrarono nel campo per isolare e mettere in sicurezza le parti superiori delle piante di mais che stavano producendo il polline transgenico. Era l’unico modo rimasto per impedire la contaminazione delle aree circostanti, dato il protrarsi dell’inazione da parte delle autorità competenti.

In seguito a quell’intervento, la macchina ufficiale si mosse, le coltivazioni furono finalmente poste sotto sequestro, fu emesso l’ordine di distruzione delle coltivazioni illegali e iniziò una più vasta campagna di campionamenti nella regione che ancora prosegue.

Uno dei passaggi obbligati per tutelare e far rifiorire l’agricoltura italiana e lavorare per la sostenibilità del settore e dell’ambiente in cui viviamo, è un forte e netto rifiuto degli Ogm e del tipo di agricoltura di stampo industriale che incarnano, rischi per ambiente e salute compresi.

Agricoltura di qualità significa non solo garantire il sostentamento degli agricoltori e la produzione alimentare, ma anche salvaguardare il territorio e quei beni comuni come suolo, acqua, aria dai quali tutti noi dipendiamo e che rappresentano il lasciapassare per un futuro sostenibile.

«L’appello che facciamo forte, ancora una volta, al governo italiano, è quello di adottare misure di salvaguardia nazionale per vietare una volta per tutte la coltivazione di Ogm in tutta Italia, per salvaguardare e valorizzare la nostra agricoltura, il nostro ambiente e la salute. Lo hanno già fatto in molti Paesi, ultimo in ordine cronologico la Polonia, ora tocca all’Italia!», conclude Ferrario.