Incoraggiare l’innovazione, ridurre gli impatti ambientali negativi delle attività economiche, sviluppare studi, ricerche e nuova economia. Volano riciclaggio e recupero dei rifiuti. Un potente settore economico in espansione, con un fatturato annuo di 50 miliardi di euro. Esportazioni stimate per circa 9,7 miliardi di euro entro il 2020
Di questi temi si occupa l’articolo di Ivan Haščič, della Direzione Ambiente dell’Oecd (in italiano Ocse) che approfondisce il capitolo dedicato alla Germania nell’Environmental Performance Review dell’Oecd e lo integra con le informazioni e i dati disponibili a gennaio 2012.
Il motivo della scelta di approfondire il caso Germania, paese leader in Europa nel campo delle politiche ambientali, è tutto da ricercare nella sua precoce vocazione a occuparsi della protezione dell’ambiente attuando politiche trasversali per promuovere e incoraggiare la ricerca e l’innovazione.
La Germania ha infatti cominciato ad attuare politiche ambientali integrate già nel decennio 1970-1980. Le prime azioni furono mirate alla riduzione delle emissioni inquinanti delle centrali elettriche e di altre fonti.
Nel successivo decennio, dal 1980 al 1990, il focus fu spostato sulla gestione dei rifiuti e sul miglioramento della percentuale di riciclaggio dei materiali.
Tali politiche, associate a regolamenti e norme severe, hanno portato allo sviluppo di una serie di nuove tecnologie che oggi sono ampiamente diffuse e utilizzate a livello mondiale. La Germania detiene attualmente una posizione di leadership nel settore e la sua esperienza conferma che in linea di principio e di fatto qualsiasi politica ambientale può stimolare risposte innovative in grado di orientare positivamente l’economia.
Tra il 1980 e il 1990 le severe norme sulla limitazione delle emissioni dei veicoli a motore, in seguito riprese in ambito Ue a partire da Euro 1 nel 1992, hanno favorito la ricerca di nuovi modelli anche ad alimentazione integrata, anche se dal 2000 tale tasso di innovazione si è stabilizzato, se non diminuito, forse a causa della diminuzione delle imposte sui carburanti (dal 68% nel 1998 al 51% nel 2008).
Il recupero dei rifiuti è obbligatorio già dal 1986. Le norme per gli imballaggi partono dal 1991, mentre di responsabilità dei produttori si parla dal 1996. Più di recente, nel 2005, è stato introdotto il divieto di conferire in discarica i rifiuti non pre-trattati per raggiungere entro il 2020 una quota vicina a zero.
Come risultato di queste politiche, la Germania ha raggiunto uno dei più alti tassi di:
– riciclaggio di rifiuti urbani in Europa: 63% già nel 2009;
– recupero di rifiuti industriali e commerciali: 80%;
– recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione: 90%.
Le politiche a medio e lungo termine attuate per la protezione dell’ambiente e l’efficienza energetica si sono trasformate in opportunità di lavoro e di sviluppo economico. Secondo le stime del ministero federale dell’Ambiente, della protezione della natura e la sicurezza nucleare (Bmu), quello legato all’ambiente è diventato un potente settore economico in espansione, con un fatturato annuo di 50 miliardi di euro, tassi elevati delle esportazioni (25% del mercato mondiale a ciclo chiuso delle tecnologie di gestione), con un forte potenziale di crescita visto che le esportazioni sono stimate per circa 9,7 miliardi di euro entro il 2020.
Gli attuali obiettivi di politica ambientale e innovazione per la strategia di sviluppo sostenibile sono 35, tutti misurabili.
Tra questi, ad esempio, il raddoppio della produttività energetica tra il 1990 e il 2020 (+40,5% raggiunto nel 2009); la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% tra il 1990 e il 2010 (- 25% raggiunto nel 2010) e del 40% entro il 2020; aumento della quota di fonti energetiche rinnovabili sul consumo totale di energia elettrica del 12,5% entro il 2010 +17% raggiunto nel 2010) e del 30% entro il 2020.
La strategia comprende anche investimenti nell’educazione, per esempio si intende puntare al 20% in più di istruzione universitaria entro il 2020 (8,8% nel 2008).
Nel fissare obiettivi specifici per la politica ambientale, la Germania applica da tempo tre principi: il principio di precauzione, il principio chi inquina paga, e il principio di cooperazione.
Politiche prevedibili e credibili, chiarezza degli obiettivi, visione a lungo termine e controlli severi hanno fatto sì che, rispetto a molti altri paesi, il processo di definizione degli obiettivi di politica ambientale in Germania risulti altamente democratico e pluralistico e la politica ambientale sia considerata con senso di responsabilità condiviso.
La Germania può così contare su una forte collaborazione diffusa sia da parte dei cittadini sia delle aziende, anche perché la leadership nella politica ambientale è anche vista come un’opportunità di business e questo punto di vista è ampiamente sostenuto dall’industria tedesca e dal terziario.