Sanremo non è il nostro «panem et circenses»

959
Tempo di lettura: 2 minuti

Si può chiudere la porta dell’Ariston e lasciare fuori la politica? Le emergenze ambientali, le aspettative della società civile? Negli anni di piombo, quando rappresentanti dello Stato venivano gambizzati, gli attentati listavano a lutto il Paese e non si contavano le fabbriche e le università occupate, e si lottava per modernizzare l’Italia nel tentativo di far cadere i privilegi, Sanremo era lo specchio della società attraverso le canzoni, attraverso «incidenti» più o meno pilotati… e perché oggi non deve poter essere lo stesso?

Non c’è dubbio, noi andiamo avanti ragionando a compartimenti stagni e secondo l’interesse dell’interlocutore che traccia una spiegazione a seconda del suo tornaconto.
Non molto tempo fa c’è stato (e c’è ancora) il caso Ilva. Un caso noto da molti anni e passato «inosservato» a molti governi. Solo quando la magistratura prende a difesa il bene comune, ci si ricorda che noi rischiamo di perdere il posizionamento mondiale nel campo della siderurgia e danneggiare pesantemente i lavoratori… e prima tutto ciò non c’era? E dov’è l’interesse della salute del lavoratore e del cittadino? Allora il bravo cittadino deve continuare a morire per il bene comune…
Ora scoppia il caso Finmeccanica. Anche qui allarme. Rischiamo di mettere in gioco la più grande azienda italiana e a mettere a rischio centinaia di posti di lavoro… che fare? Continuare a vendere lasciando prendere mazzette, lavoratori e precari stiano tranquilli…
Dov’è il confine? Ci può essere un confine? Ci deve essere un confine?

Si può chiudere la porta dell’Ariston e lasciare fuori la politica? Le emergenze ambientali, le aspettative della società civile? Negli anni di piombo, quando rappresentanti dello Stato venivano gambizzati, gli attentati listavano a lutto il Paese e non si contavano le fabbriche e le università occupate, e si lottava per modernizzare l’Italia nel tentativo di far cadere i privilegi, Sanremo era lo specchio della società attraverso le canzoni, attraverso «incidenti» più o meno pilotati… e perché oggi non deve poter essere lo stesso?

Quando Celentano fa i suoi spettacoli mischiando canzoni e ambiente molti storcono il naso e così, anno dopo anno stiamo arrivando a crisi ambientali non più sostenibili e Obama, proprio oggi, ha indicato l’adattabilità e gli interventi contro i cambiamenti climatici come priorità. Ma la nostra testa che ragiona per compartimenti stagni non vuole pensare ai problemi reali, preferisce per tre ore dimenticare tutto. Non importa che c’è chi ci dice che domani (nel 2020) sparirà il ghiaccio dal polo Nord…

Ieri il Festival è stato seguito più o meno da 14 milioni di persone e gli altri 46 milioni di italiani che facevano? Quanti erano in pena perché le sale parto erano chiuse, quanti dormivano sotto i ponti, quanti pensavano cosa dar da magiare ai loro figli il giorno dopo, quanti si dovevano alzare presto per andare a lavorare? I poveri? Quanto appare tristemente tragica la gag di Crozza in finale quando un finto Montezemolo saluta i poveri…
No, assolutamente no. Divertirci sì, chi può, ma non esasperiamo la nostra intelligenza fino ad annullare la realtà. È finito il tempo del panem et circenses con l’aggravante che per molti sta mancando anche il pane.