Il benessere, «promesso» da molti «venduto» da tanti…

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foto di Angelo Perrini
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Dopo la sostenibilità, che la nostra creativa società ha esportato in tutti i campi, tranne che nella vita di ogni giorno (turni di lavoro, post vita dei manufatti, ecc.) e nelle scelte strategiche (edilizia, trasporti ecc.), ora l’attenzione di coloro che decidono per noi su salute, alimentazione, stili di vita… si è spostata da qualche tempo sul benessere. Ecco cos’è per noi il benessere

È on line il nuovo numero del nostro trimestrale di ecologia «Villaggio Globale», dedicato al «Benessere». Una parola di moda, una «promessa» fatta da molti, «venduta» da tanti ma da pochi realmente raggiunta perché lungo la strada ci sono imbrogli e falsi venditori.
In questo 61mo numero ne approfondiamo alcuni aspetti e proponiamo l’Editoriale del Direttore come una sorta di filo conduttore.

 

Fra le tante cose che dovremmo cercare di recuperare, dopo anni di vandalismi culturali da parte di tutti, sono le parole
Più volte da queste pagine abbiamo puntato il dito contro i falsi verdi, contro coloro che hanno tinteggiato di verde le proprie produzioni e i propri ragionamenti.
E quest’anno abbiamo deciso di riprenderci quattro parole: benessere, felicità, sicurezza e qualità.

Dopo la sostenibilità, che la nostra creativa società ha esportato in tutti i campi, tranne che nella vita di ogni giorno (turni di lavoro, post vita dei manufatti, ecc.) e nelle scelte strategiche (edilizia, trasporti ecc.), ora l’attenzione di coloro che decidono per noi su salute, alimentazione, stili di vita… si è spostata da qualche tempo sul benessere
Si iniziò con i centri benessere, poi si sono allargati e «venditori» hanno offerto vacanze benessere, poi, visto che la cosa tirava, hanno portato gli oggetti del benessere in casa…
Ma il benessere è proprio il possedere una vasca idromassaggio? O una illuminazione a comando vocale? O un’auto che si parcheggia da sola?
E così, dopo aver creato vari tipi di bisogni, dopo averci fornito gli strumenti e gli oggetti per soddisfarli, ora si apre un altro fronte: quello personale, più intimo e più segreto di ognuno di noi. E noi con i social network, mettendo a nudo gusti e preferenze, dalla musica al sesso, apriamo un’autostrada per questa invasione.

È oggettivamente difficile recuperare ora il terreno perduto e riconquistare il significato della parola benessere.  Il significato predominante è legato alla salute fisica e quindi a tutte quelle condizioni che lo rendono possibile. E poiché noi siamo indotti a puntare principalmente a questo, la nostra è stata definita, non a caso, società del benessere, legata quindi alla capacità reddituale.
E qui si apre il fronte di numerose discipline, da quelle economiche a quelle psico–biologiche e filosofiche, le quali hanno le loro definizioni di benessere. Se guardiamo una definizione generalista, accanto al significato legato alla salute c’è anche quello più completo di «esistere bene» che guarda alla complessità dell’uomo, alla sua serenità, all’equilibrio.
Tutte comunque riflettono gli aspetti esterni nelle relazioni individuali, quindi è l’individuo al centro nei suoi rapporti con l’esterno ed è per queste ragioni che esiste una gara spietata per conquistare l’individuo e convincerlo della «magicità» di questa o quella soluzione. Per questo l’individuo viene sezionato e spiato per offrirgli un «prodotto» su misura.

Il benessere resta tuttavia un traguardo irraggiungibile per l’uomo, da Nord a Sud da Est ad Ovest del Pianeta, dalla grande città al villaggio sperduto dell’Amazzonia… I «surrogati» che offrono i venditori durano lo spazio della… consumazione del prodotto.
Si può andare in una wellness farm (provate a cercare su google…) ma se si occupa tutto il tempo chiusi in una palestra e poi a tavola a mangiare prodotti bilanciati e cucinati con l’occhio attento alle calorie e si perde il magnifico tramonto che c’è all’orizzonte… si sarà persa un’altra settimana della nostra vita.

È quel tepore, quella fantasmagoria di colori che solo la natura sa regalarci e parlare direttamente ai nostri pori, un insieme di input che ci sollecita sensazioni di benessere che attivano aree del nostro cervello direttamente collegate ai ricordi, ai desideri, all’esistere bene.
Provate a fare una passeggiata nel bosco, o sulla spiaggia a piedi nudi o dovunque la natura possa avvolgere i nostri sensi, dove il vento e i suoni del mare sulla spiaggia o fra gli scogli, o il vento fra i calanchi o gli alberi di un frutteto possa portarci insieme al ronzio degli insetti, a zaffate di profumi sconosciuti, la realtà di un vivere che trasforma la vita. Solo così anche noi ci sentiremmo parte di questo dinamismo.
Tutte le musiche di sottofondo o i movimenti ginnici non potranno mai darci quei meccanismi rigenerativi che partendo dalla zona del ricordo del nostro cervello ne riattivano le azioni benefiche.
È ciò che è parte della nostra esperienza diretta, ciò che fa parte del nostro modo di intendere l’esistenza che può darci benessere: quando noi siamo in pace con noi stessi e quando noi vediamo nell’altro un essere vivente al pari di noi: da uno sconosciuto ad una formica che arranca portando un seme più grande di lei.

Il benessere è questo: stare bene, esistere bene, condividere bene, vivere bene nella biosfera.
Più noi siamo in contatto con questa realtà più in noi aumenterà il benessere. È per questo che spesso, senza saper dare una spiegazione, pur avendo tutto, ci avvolge come un’ombra inspiegabile che ci impedisce di godere appieno di questo stato di equilibrio che cerchiamo di raggiungere.
Qui subentra un tema antico che fu cruciale nella poesia di Leopardi: la ragione e quindi la consapevolezza della vita.
Noi non raggiungeremo mai uno stato di benessere pieno perché non è possibile godere del nostro stato quando, anche in questo momento, scorrono davanti ai nostri occhi immagini di dolore, di guerre, di morti, di fame che coinvolgono milioni di persone. E non solo popolazioni che vivono lontano da noi ma anche, senza saperlo, nel nostro stesso quartiere
È possibile un benessere pieno ignorando la realtà vera del mondo, quelle diseguaglianze che abbiamo contribuito a creare con la nostra indifferenza

È vero, non possiamo salvare il mondo, ma possiamo comprare un oggetto nuovo quando ci serve realmente e non perché lo sollecita la moda, possiamo cambiare cellulare quando a quello che abbiamo è andato in tilt il display, possiamo comprare un chilo di arance e guardare prima la provenienza scritta sulla cassetta, e se non ce ne sono di italiane possiamo prendere le mele… insomma sono un infinità di piccoli gesti che se li facessimo tutti probabilmente non risolveremo da subito i problemi del mondo ma avremo segnato un percorso. E il camminare insieme verso una meta condivisa è già parte del benessere.