Caro Prof. Orefice,
sul piano umano posso ovviamente provare la massima solidarietà con chi è perseguitato, anche se le sue idee sono sbagliate e soprattutto se è in buona fede («Homo sum, humani nihil a me alienum puto» è una delle mie massime preferite). Ovviamente in caso di mala fede la solidarietà è più difficilmente esprimibile.
Trovo tuttavia una certa contraddizione nella Sua mail. Da un lato Lei ritiene «verissima» la mia affermazione secondo la quale «quando le loro idee erano valide, prima o poi, si sono affermate e sono state condivise». Contemporaneamente però Lei «dissente vivamente» sulla mia inclusione di Reich, Tesla, Velikovsky, Pincherle, Benveniste, ecc. nel mio libro, perché Lei li ritiene «geniali, importanti, onesti e ingiustamente perseguitati».
Ora, a distanza di tanti anni non mi sembra affatto che le idee dei suddetti ricercatori si siano affermate e siano state condivise. Ovviamente mi riferisco a certe loro idee, perché altre sono state condivise e questo prova che non vi fosse in realtà nessuna pregiudiziale nei loro confronti. Quindi mi piacerebbe sapere da cosa deriva il Suo giudizio positivo su di essi.
Mi piacerebbe inoltre conoscere le motivazioni sul Suo «parere non benevolo» sul Cicap. La «genuina sorpresa» che Lei ha provato nei miei confronti presuppone che Lei consideri (o considerasse) i membri del Cicap privi di «civiltà e ragionevolezza». Come mai? Se Lei li conoscesse meglio, sono certo che i motivi della Sua sorpresa verrebbero meno.
La ringrazio e Le invio un cordiale saluto.
Silvano Fuso
Caro dott. Fuso,
spiegarLe perché io ritenga Reich, Tesla, Velikovsky, Pincherle, Benveniste (ed altri coloriti personaggi) dei ricercatori onesti, importanti, geniali e ingiustamente perseguitati, sarebbe troppo lungo: richiederebbe più una conversazione de visu che un remoto carteggio. Le assicuro però che per ciascuno di costoro ho validissimi motivi di stima, e di ciascuno ritengo importante, e talvolta essenziale, il contributo. Il tempo, in effetti, ha fatto una certa quale giustizia a loro favore.
D’altra parte, come Le ho detto, non ho ancora terminato di leggere il Suo libro: posso dire solo, per ora, che the very inclusion di quei personaggi in un libro dal titolo «La Falsa Scienza» mi ha allarmato prima ancora di leggere ciò che Lei ne scrive, su cui non posso permettermi commenti prematuri.
Se però Lei dice che si riferiva unicamente a certe idee di quelle persone, posso già risponderLe che l’aver prodotto anche solo alcuni concetti corretti e innovativi dovrebbe esentare uno scienziato dall’essere incluso in un libro con quel titolo: sennò si arriverebbe al paradosso d’includervi Aristotele, per aver ritenuto le comete dei semplici fenomeni atmosferici, Keplero per l’armonia delle sfere e le orbite pitagoriche, Galileo per le stupidaggini sulle maree e per aver ripreso l’idea aristotelica delle comete come emanazioni atmosferiche, Newton per gli scritti dedicati alla magìa nera, Galvani per la correlazione tra sussulti elettrici e fenomeni vitali, Lavoisier per l’asserzione che le meteore non possono provenire dal cielo, Schiaparelli per i contributi su marziani e spiritismo, Mach per il suo anti-atomismo, Kelvin per l’impossibilità di aeromobili più pesanti dell’aria, Edison per la stolta ostilità verso la corrente alternata, Heisenberg per le livide castronerie scritte contro de Broglie, Schrödinger e Bohm, e così via.
E potrei aggiungere anche Orefice e Fuso per aver creduto nella fusione termonucleare.
Venendo ai miei pregiudizi sul Cicap, riconosco che sono piuttosto superficiali, e legati principalmente a quanto m’han riferito amici cattolici sulle gesta di tale Comitato nei riguardi della Sindone e di eventi miracolosi, nonché a certi interventi su esperimenti di trasmutazione a bassa energia, senza mai dir nulla contro le non poche follie ufficiali della Scienza d’oggi.
È curioso, tra l’altro, come il Cicap, voglia «tenere acceso il lume della ragione» chiedendo agli amici il 5 X 1000, laddove il lume della ragione chiederebbe, piuttosto, il 5/1000. Non è il solo a commettere tale errore, ma è il solo a farlo al lume della ragione.
Temo, infine, che il Cicap abbia rapporti con l’infamous Uaar, ma spero di sbagliarmi; e ripeto che i miei sono pregiudizi superficiali, verosimilmente superabili, come dice Lei, da una conoscenza diretta.
Riservandomi di essere più specifico dopo la lettura completa del Suo libro, Le invio i più cordiali saluti.
Adriano Orefice